L’altro giorno è andato online un articolo su questo sito. S’intitola “Le 10 canzoni più brutte delle migliori band” e, come facilmente intuibile, si presenta come lista dei 10 pezzi meno riusciti di band che nella vita invece ce l’hanno fatta.
Ci sono i Beatles, gli Zeppelin, i Radiohead e poi c’è anche Bowie. E proprio lì, sulla scelta di mettere China Girl, si è scatenato un bel putiferio. In molti si sono indignati, perché China Girl è uno dei pezzi più famosi del Thin White Duke, perché ce n’è di peggiori, perché ci ricorda i bei tempi andati. Insomma, ognuno per i propri motivi. Ed è probabile che ci siano pezzi musicalmente peggiori di Bowie. Pezzi che per struttura, arrangiamenti, scelte di effetti o semplicemente registrazioni meno accurate risultano di gran lunga più “sgradevoli”. Ecco, ma perché le virgolette? Perché, come mettiamo bene in chiaro nell’articolo incriminato, come si fa ad affibbiare a un pezzo di Bowie l’aggettivo brutto? Non si può e probabilmente non si deve proprio.
Di non inserirlo nelle dieci migliori band/artisti nell’articolo, non se ne parlava nemmeno. Quindi, se proprio dobbiamo trovare un periodo meno entusiasmante della sua carriera di cantante, in termini di coraggio-freschezza-originalità quello potrebbero essere gli anni Ottanta. Semplicemente perché prima è venuta la sacra trilogia berlinese e dopo gli eccentrici Novanta, con quella meravigliosa sbandata presa per Goldie e il drum and bass. Tutto qua.
E quel che è peggio è che China Girl, preso proprio come brano esemplificativo del Bowie 80s, è stata scritta molto prima di comparire in Let’s Dance del 1983. La storia la conosciamo tutti. In quel famoso periodo di Berlino fra il ’76 e il ’79, Bowie e Iggy sono praticamente inseparabili. Quest’ultimo, in una delle solite scorribande notturne, finisce per innamorarsi di una ragazza vietnamita di nome Kuelan Nguyen. Così i due amici si ritrovano insieme a scrivere il pezzo, che finisce inevitabilmente sul primo album di Iggy da solista, The Idiot. Onestamente è un pezzo di rara bellezza. L’interpretazione di Iggy è intima, sincera. La sua voce si fa dapprima sommessa per poi caricarsi di rabbia ed eccitazione per un amore che non riesce a controllare. Come quando, all’inizio di una infatuazione, sulle prime si cerca di mantenere il sangue freddo per sembrare disinteressati e poi si finisce per cedere alla tensione interna delle emozioni. Senza contare i delicati chimes che disegnano scale orientaleggianti, la batteria delicata ma inesorabile, la chitarrina sognante.
Questa però è la China Girl di Iggy. L’impressione che ho sempre avuto della versione di Bowie è invece quella di un rimpasto fatto male di una canzone inizialmente molto bella. Il pezzo dopo l’uscita di The Idiot inizia a diffondersi (e giustamente) un po’ ovunque, così Bowie sei anni dopo decide di chiamare un vecchio volpone da hit, Nile Rodgers, e di cucire addosso al brano uno scintillante vestito radiofonico. Così, Rodgers si inventa un impersonalissimo riff cineseggiante, delle sterilissime batterie elettroniche e Bowie, che non poteva sapere nulla dell’amore per la signorina Nguyen perché non ci è mai passato, fa il resto.
Ci sarebbe anche tutta una parte legata ad accuse di razzismo. A parte il China Girl dedicato a una persona che viene da un’altra parte dell’Asia, Bowie utilizza il video del brano per smarcarsi da precedenti critiche che riguardavano il video del singolo precedente, Let’s Dance—gli australiani non avevano gradito molto alcune scene della clip.
Quindi perdonatemi tutti se considero China Girl una delle mosse peggiori del più grande artista di tutti i tempi.