Venerdì 3 luglio la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento che prevede il rimborso in denaro dei biglietti comprati per i concerti cancellati causa Covid. Com’è noto, fino ad ora era concessa all’organizzatore la possibilità di emettere un voucher del valore pari a quanto speso dal consumatore per il biglietto, ed è la strada scelta da tutti i grandi promoter. Il voucher può essere speso nei successivi 18 mesi per assistere a concerti di altri artisti di quello stesso organizzatore.
L’emendamento approvato per ora in commissione in sede referente, il cui lavoro dovrà quindi passare all’aula parlamentare, prevede che si proceda al rimborso in denaro. Ecco il testo: «L’organizzatore di concerti di musica leggera provvede, comunque, al rimborso con restituzione della somma versata ai soggetti acquirenti alla scadenza del periodo di validità del voucher quando la prestazione dell’artista originariamente programmata venga annullata, senza rinvio ad altra data compresa nel medesimo periodo di validità del voucher. In caso di cancellazione definitiva del concerto, l’organizzatore provvede immediatamente al rimborso con restituzione della somma versata».
In altre parole, qualora l’artista di cui è stato cancellato il concerto non lo ripeta entro i 18 mesi di validità del voucher, il promoter deve restituire i soldi agli acquirenti. Prendiamo il caso più noto, quello di Paul McCartney. Se l’emendamento dovesse diventare legge e se McCartney non dovesse recuperare i concerti previsti nel nostro Paese, chi ha acquistato il biglietto avrà diritto al rimborso in denaro e non più in voucher.
Nel frattempo, anche l’Antitrust si è pronunciato sul tema, segnalando a parlamento e governo che il ricorso al voucher comporta alcune criticità. Secondo il presidente dell’autorità Roberto Rustichelli, «al consumatore, per i contratti di acquisto di titoli di accesso per spettacoli di qualsiasi natura (…) deve essere consentito di scegliere tra il rimborso monetario ed altre, eventuali, equivalenti modalità di compensazione, in un’ottica di contemperamento tra i diritti dei consumatori e l’esigenza di far fronte alla situazione di crisi di liquidità in cui versano numerosi professionisti del settore».