In un’intervista di Aldo Cazzullo e Pasquale Elia sul Corriere della sera, Zucchero si racconta a tutto tondo, dall’infanzia all’inizio del suo amore per la musica: «Io nasco come musicista. Ho cominciato a scrivere i miei testi per reazione». La reazione, si legge, nasce dal fatto che «la mia casa discografica mi mise accanto Mogol. A Sanremo però non portai un suo brano ma quello di Alberto Salerno, Donne», che – spiega – ai concerti non canta quasi mai, «perché mi vergogno del du du du».
Tra le collaborazioni Mick Jagger e Pavarotti e i dettagli della sua vita privata come la depressione e il rapporto con l’ex moglie, le parti più curiose sono proprio quelle che riguardano proprio Mogol. Dopo quel Sanremo infatti il paroliere «si arrabbiò moltissimo», ricorda Zucchero. Sbraitava: «“Voi non capite un cazzo!”. Poi, rivolto a me: “Tu dove credi di andare? Non hai la faccia giusta, non hai la cazzimma!”. Poi, rivolto ai produttori: “Venite dal dottore quando il paziente è già in fin di vita!”. In effetti avevo già fatto due Festival, ma non era successo niente, e la Polygram aveva deciso di buttarmi fuori. Sentii il direttore generale dire al direttore artistico: ho visto Zucchero seduto in sala d’attesa, ma che ci fa ancora qui? Quello non funzionerà mai».
Segue l’incontro con il produttore Corrado Rustici, che viveva a San Francisco e quel viaggio, per cui aveva dovuto chiedere aiuto a un amico: «In dieci giorni abbiamo fatto l’album Zucchero & The Randy Jackson Band». I testi erano di Mogol, sottolineano gli intervistatori. E Zucchero risponde: «Sì, ma li fece firmare al figlio Cheope. Un’altra volta scrisse una canzone su una mia musica, però mi disse: “Questa la do a Vasco Rossi, tu non la reggi”. Ma come, è mia, e la dai a Vasco? Allora Mogol mi spiegò che il mondo della musica era come un tirassegno: “Nel cerchio più esterno c’è la robetta; in quello più interno ci sono i cantautori; al centro, quello più piccolo, c’è solo Battisti. Fuori, tutto attorno, c’è il mare di merda. Indovina tu dove sei? Tu sei nel mare di merda”. Così l’anno dopo, per reazione, scrissi Rispetto. Dedicata a Mogol e alla mia ex moglie Angela».