“Creare è il mio modo di reagire alle crisi. Ma questo è il momento di fare un passo indietro. Essere creativi significa essere vicini al prossimo”. Lo ha scritto Nick Cave rispondendo sul suo blog Red Hand Files a tre fan – la norvegese Alice, l’australiano Henry, l’inglese Saskia – che gli hanno chiesto se progettava di fare dirette streaming o performance sui social come i colleghi.
“Creare è il mio modo di reagire alle crisi”, ammette Cave. “È un impulso che mi ha salvato mille volte. Quando le cose si mettevano male pianificavo un tour oppure scrivevo un libro o facevo un disco. Il lavoro era un rifugio che serviva a non abbattermi. E così, quando è stato chiaro che i Bad Seeds avrebbero dovuto rimandare il tour europeo e che improvvisamente avrei avuto almeno tre mesi liberi, ho cominciato a pensare febbrilmente a cosa fare”.
Cave elenca le possibilità: “Trasmettere in streaming da casa una mia performance solista, scrivere un album in isolamento, tenere un diario online, scrivere una sceneggiatura per un film apocalittico, creare una playlist di Spotify legata alla pandemia, avviare un club del libro online, rispondere alle domande di Red Hand Files in diretta, fare un tutorial su come si scrivono canzoni, o un programma di cucina. Obiettivo: mantenere vivo lo slancio creativo e dare qualcosa ai fan che si trovano in isolamento”.
Mentre ci pensava, si è però manifestata nella testa di Cave una domanda: perché questo è il momento giusto per essere creativi? “Ogni giorno riceviamo notizie che ci stordiscono e che solo qualche settimana fa sarebbero state impensabili. Quel che un mese fa ci faceva uscire di testa e ci divideva ora ci imbarazza come il ricordo di un periodo di frivolezza e vizio. Siamo testimoni oculari di una catastrofe. Eccoci costretti ad isolarci, a restare vigili, a stare in silenzio, a guardare e contemplare in tempo reale la possibilità che la nostra civiltà imploda. Quando sarà tutto finito avremo scoperto cose sui nostri leader, sulla società, sugli amici, sui nemici e soprattutto su noi stessi. Sapremo qualcosa della nostra resilienza, della nostra capacità di perdonare, della nostra vulnerabilità. Forse è il momento di essere consapevoli e attenti”.
In quanto artista, sarebbe imperdonabile perdere questa occasione straordinaria. “Improvvisamente, scrivere un romanzo, una sceneggiatura o delle canzoni sembrano atti di autoindulgenza appartenenti a un’epoca passata. Non è il momento di nascondersi nel processo creativo. È il momento di fare un passo indietro e sfruttare questa opportunità per riflettere su quale sia esattamente la nostra funzione: a cosa serviamo noialtri artisti”.
Di questi tempi il vero lavoro creativo, conclude Nick Cave, è scrivere e-mail agli amici lontani, telefonare ai parenti, dire una parola gentile al vicino di casa, pregare per chi è in prima linea. Questi semplici gesti possono migliorare i legami fra le persone, “così quando usciremo da questa situazione saremo uniti da compassione, umiltà, dignità. Forse, vedremo il mondo con occhi nuovi e con un rinnovato rispetto nei suoi confronti. Ecco quale potrebbe essere, effettivamente, il vero lavoro creativo”.