Dove li metti li metti, i fratelli d’oro del pop stanno bene. Che si tratti del più intimo concerto acustico, di un set improvvisato con l’ukulele, di un’arena che pulsa sotto gli amplificatori con migliaia di persone, Billie Eilish e la sua metà creativa, il fratello Finneas, sembrano possedere una formula magica che li porta a trarre il meglio da ogni situazione. Fanno comunque un figurone. E lo fanno anche nell’Hollywood Bowl deserto, affiancati da una delle più importanti orchestre del mondo, mentre cantano la loro città e la loro musica.
Dopo il riuscitissimo esperimento dell’ottobre 2020 di Where Do We Go?, tra gli show in diretta che maggiormente si erano distinti nel vasto panorama dei live streaming pandemici, Billie Eilish ha fatto squadra con Disney+ per portare in scena una nuova concert experience, questa volta non in diretta, costruita intorno alla tracklist e al concept del suo album più recente, Happier Than Ever. Al titolo dell’album la cantautrice californiana affianca la dedica A Love Letter to Los Angeles, lasciando poco spazio ai fraintendimenti: Los Angeles ha reso Eilish quello che ora è, da sempre l’accompagna, e nessuno deve dimenticarselo.
Lo show prende vita in un universo dove una Billie, quella in carne e ossa, canta sul palco dell’Hollywood Bowl, mentre l’altra Billie, la sua versione animata, si aggira tra gli enormi raccordi di L.A. che sembrano girare su se stessi all’infinito, tra le vie illuminate e i tetti altissimi sovrastati dalle luci al neon, tra il sottobosco hollywoodiano consumato dalla smania di fama e successo, tra i sogni che hanno trovato terra fertile e quelli che si sono malamente disintegrati nella capitale mondiale dell’industria cinematografica.
Niente foreste né abissi, come ci aveva abituati in Where Do We Go?. Il nuovo progetto di Billie Eilish è più sobrio e maggiormente concentrato sulla musica. Anche perché se i brani presenti in Where Do We Go? non avevano certo bisogno di essere spinti – a eccezion fatta per i più recenti No Time to Die e My Future – le canzoni di Happier Than Ever, uscito nel luglio 2021, stanno ancora maturando e mostrando gradualmente le loro sfaccettature. Seguendo pedissequamente l’ordine delle tracce del disco, dalla prima all’ultima, immersa nell’iconografia di Los Angeles Eilish ne dà il massimo risalto tanto dal punto di vista musicale quanto da quello scenico.
Non volendo allontanare i riflettori dalla location, il celebre Hollywood Bowl, i registi Robert Rodriguez e Patrick Osborne hanno mantenuto l’arena come elemento fisso giocando invece sul cambio dei momenti – e dunque delle luci e delle atmosfere – del giorno e della sera, sulla composizione dell’ensemble e sulla tipologia di performance che va dagli arrangiamenti orchestrali della Los Angeles Philharmonic diretta da Gustavo Dudamel – menzione d’onore per quello di Therefore I Am – all’intervento del Los Angeles Children’s Chorus che fa sua Goldwing a momenti più intimi in cui sono in scena solo Eilish e Finneas, come nel caso di Your Power.
Billie Eilish di idee ne ha sempre avute parecchie e non solo in fatto di musica. Quello che però prima non aveva, prima dei milioni di dischi venduti, prima dei Grammy e prima di diventare la più giovane delle 100 celebrità più pagate al mondo, erano le risorse per realizzarle. Ora che non mancano, ce le possiamo godere. Incredibilmente, però, nonostante tutto – e nel tutto c’è anche la versione cartone animato di Billie, il punto più carente del progetto – la maggiore attenzione alla fine ricade comunque sulle canzoni, che dall’inizio della carriera dei due artisti restano grandi canzoni.
Solo quando la scaletta arriva all’ultimo brano, Male Fantasy, ci si rende conto che Billie Eilish e Finneas O’Connell, fuori da ogni logica da greatest hits, possono permettersi di suonare un intero album dall’inizio alla fine senza annoiare e senza che nemmeno il più maestoso effetto scenico riesca a rubare loro la scena. Lo spettacolo è iniziato qualche anno fa in una cameretta di Los Angeles. Lo spettacolo, ancora oggi, sono loro.