Qualche mese fa è arrivata su Netflix la mini serie Self Made: la vita di Madam C. J. Walker, ispirata alla storia dell’omonima imprenditrice che negli anni ’10 del secolo scorso divenne la prima donna milionaria americana. Un’impresa che appare ancora più notevole per l’epoca, se si considera che era nera e figlia di ex schiavi, e dovuta in gran parte alla sua intraprendenza e alla sua geniale intuizione. La signora Walker, infatti, capì che i prodotti per la cura dei capelli erano formulati pensando esclusivamente alle donne bianche e non funzionavano affatto sulle chiome afro. Perfezionò quindi una sua formula e una sua linea di cosmetici che andarono letteralmente a ruba, trasformandola in una delle persone più ricche del Paese nel giro di pochi anni. La serie, che vede tra i produttori esecutivi la star dell’NBA e attivista politico LeBron James, ha una particolarità: la colonna sonora non si ispira alla musica di quel periodo, ma include quasi esclusivamente artiste afrodiscendenti di oggi, come Janelle Monáe, Little Simz, Santigold, Andreya Triana e tante altre.
La scelta è un riferimento preciso al fatto che, sempre più spesso, la musica black diventa una sorta di incubatore per imprenditori che a loro volta finanziano altre imprese, creando una catena virtuosa che sta generando notevoli effetti positivi. Rapper, cantanti e produttori diversificano le proprie attività, reinvestendo i proventi di dischi e concerti in altri business, o acquistando quote di start-up promettenti, e lo fanno soprattutto guardando alla propria comunità, creando così posti di lavoro e nuove opportunità per tutti. Stanchi di aspettare che passasse il treno giusto, insomma, i nuovi leader neri, ovvero gli artisti, si sono armati di pazienza e hanno cominciato ad assemblare pezzo per pezzo la propria locomotiva e ad aggregare vagoni, e ora il convoglio in questione viaggia a tutta velocità. Così, se fino a una quindicina di anni fa le canzoni rap facevano riferimento quasi come a uno status symbol alle leggi ideate dall’establishment bianco per favorire la mobilità sociale degli afroamericani – vedi il caso di Nas, che nel 1996 citava la famosa Affirmative Action, secondo cui dovevano essere garantite delle quote per le minoranze etniche nei luoghi di lavoro, negli affari e nelle università – oggi il quadro è completamente cambiato, e il rap celebra se stesso e la propria capacità di fare impresa. Come Pharrell Williams e Jay-Z, che venerdì scorso hanno pubblicato un brano dedicato interamente al tema: Entrepreneur.
Sia Pharrell che Jay-Z sono icone della musica hip hop contemporanea, ma ad accomunarli è anche l’eccezionale talento per gli affari (che poi è il motivo della loro immensa ricchezza visto che, come tutti sappiamo, in questi ultimi anni la musica da sola non permette più di diventare miliardari). Entrambi, infatti, sono imprenditori di grande successo. Il primo ha fondato l’etichetta Star Trak, lanciato il brand Billionaire Boys Club, ha collaborato con Louis Vuitton, BAPE, Moncler, Chanel e Adidas, e insieme a Verizon ha creato una scuola di specializzazione in tecnologia musicale. Il secondo ha creato l’etichetta Roc-a-Fella Records e la linea di moda Rocawear, è stato co-proprietario della squadra di basket dei Brooklyn Nets, possiede il marchio di champagne Ace of Spades e ne sta lanciando anche uno di sigari, è CEO del servizio streaming Tidal e del colosso dell’entertainment e del management Roc Nation, e molto altro ancora. Entrambi, inoltre, amano incoraggiare le start-up di giovani imprenditori neri con finanziamenti mirati. Nulla di strano, quindi, se in questo momento di grande rinascita, di presa di posizione e di profondo orgoglio della comunità afroamericana abbiano deciso di registrare un brano che incoraggi e motivi tutti coloro che vogliono seguire le loro orme.
Ai fan del rap, Entrepreneur non suonerà come un brano particolarmente innovativo: il tema dei soldi – come farli, come gestirli, come moltiplicarli – è uno degli argomenti chiave del genere, fin da quando gli squattrinati Eric B. e Rakim, nel lontano 1987, pubblicarono la monumentale Paid in Full, che si apriva con i versi “Thinking of a masterplan / ‘cause ain’t nothing but sweat inside my hand” (“Sto pensando a un piano / Perché non c’è nient’altro che sudore nella mia mano”). La differenza, però, è che con il passare degli anni molte canzoni sono diventate dei veri e propri manuali di istruzioni, e non più dei vaghi e speranzosi auspici. Ten Crack Commandments di Notorious B.I.G., ad esempio, era un decalogo che nel 1997 spiegava nel dettaglio come gestire in maniera proficua lo spaccio di droga e trasformarlo in un impero.
Se fino al secolo scorso questo tipo di brano faceva riferimento ad attività perlopiù illegali, visto che sembrava non esistesse alternativa, oggi il fatto che un uomo nero (o una donna nera) possa fare i soldi anche attraverso canali legittimi è ampiamente sdoganato. Lo ha dimostrato proprio Jay-Z che nel 2017, con vari brani del suo album 4:44 e in particolare con The Story of O.J., spiega la sua ricetta per moltiplicare la ricchezza. “L’indipendenza finanziaria è la mia unica speranza / vaffanculo al vivere ricchi e morire in rovina / ho comprato delle opere d’arte per un milione / due anni dopo, quella roba vale due milioni / qualche anno dopo, ne varrà otto / non vedo l’ora di lasciare tutto questo ai miei figli”, spiega nella canzone. Che peraltro, tanto per chiudere il cerchio, ha anche ispirato un vero e proprio manuale di finanza domestica e piccola imprenditoria dal titolo The Wake Up Call.
“Se vuoi volare, prova a buttarti, devi rischiare tutto”, canta Pharrell in Entrepreneur. “YouTube e gli altri media non ti hanno mai mostrato gente che ce l’ha fatta e che ha il tuo stesso aspetto”, rincara la dose Jay-Z. E per sottolineare ulteriormente il concetto, nel videoclip compaiono decine di imprenditori e professionisti neri da tutto il mondo, con sottotitoli che spiegano quali sono i campi in cui sono riusciti a farsi strada. Dai disegnatori proprietari di uno studio di animazione allo chef stellato, dal creatore di una scuola all’avanguardia alla pasticciera, dall’hair stylist specializzata in extension e treccine all’avvocato, il video copre l’intera gamma di possibilità di carriera. Non mancano comparsate eccellenti, come il rapper Tyler, the Creator, che ha intrapreso la via degli affari incoraggiato dallo stesso Pharrell, o Robert Hartwell, giovane star di Broadway che ha comprato la ex piantagione dove i suoi antenati erano schiavizzati, o ancora Issa Rae, una delle attrici e sceneggiatrici più talentuose della nuova Hollywood, che ha iniziato con dei corti su YouTube e oggi con la sua casa di produzione dà lavoro a decine di creativi afroamericani. Non manca neppure Nipsey Hussle, compianto rapper ucciso a 35 anni nel 2019, che nella sua breve vita ha fatto in tempo a creare un modello di business che ha portato un immenso benessere al suo quartiere natale, Crenshaw, a Los Angeles. Madam C. J. Walker sarebbe stata fiera di tutti loro.