Breve storia su questa playlist. Andy Smith conosce il fondatore dei Portishead, Geoff Barrow, tra i banchi di scuola. In un modo nell’altro, i due riescono a non perdersi di vista, nemmeno quando la band di Geoff raggiunge picchi assurdi di popolarità nella seconda metà dei Novanta.
Andy è un DJ spaventoso, con una selezione soul funk, reggae e R&B che farebbe impallidire un archivio. Caso vuole che a Geoff servisse proprio un DJ da portarsi dietro in tour, et voilà: per qualche stagione, Andy si gira il mondo, seguendo la band dietro a un mixer e due giradischi e smerciando persino samples per loro o i Prodigy.
Avanti veloce fino a qualche settimana fa, quando torno per un weekend nella mia città natale (Aosta). È un venerdì sera e nel grazioso Café du Vélo sono stipate qualcosa come 200 persone. Una quantità inspiegabile, allucinante se si conta che il locale ne può ospitare 3/4 volte meno. Indovinate chi ci stava suonando vecchi 45 giri?
1. BOBBY WOMACK “How Could You Break My Heart” (1979)
Nessun genere mi prende tanto come il soul. Quel vocal di Bobby (dopo l’intro indimenticabile, quello con un po’ di esitazione in un verso—meno male che l’hanno tenuto!) è irresistibile, specie se abbinato al groove che c’è sotto. Sono davvero felice di averlo visto suonare prima della sua recente scomparsa. Che voce!
2. YOUNG JESSIE “Don’t Happen No More” (1956)
Negli ultimi 10 anni sono stato testimone dell’effetto devastante che può avere l’R&B anni Cinquanta su una folla dentro un club. Mi ricordo in particolare di un sabato sera al Madame Jo Jo di Soho (Londra), ormai chiuso, purtroppo. Non mi stanco mai di sentire questa traccia. E poi, sul retro del 7 pollici ti becchi pure Hit, Git & Split!
3. LOU COURTNEY “Hot Butter N All” (1971)
La traccia funk che preferisco in assoluto (James Brown al secondo posto con Give It Up Or Turn It Loose. Fin dall’intro, questa traccia urla “Heavy, heavy, heavy!” e non smette fino al groove finale, duro come un chiodo!
4. CRAIG G “Take The Bait” (1990)
Spesso succede che le mie tracce hip hop preferite sono lati B di qualche disco. Proprio come questa, il retro di Shootin’ The Gift. È bastato un sample dopato di What Can You Bring Me di Charles Wright insieme alle rime assurde di Craig per dare vita a una traccia indistruttibile. Stranamente, non è stata inclusa nell’album The Kingpin, il che mi fa pensare a qualche problema legale per via dei campioni nella traccia.
5. CHRIS CLARK “Something’s Wrong”(1966)
Mi sono innamorato del Northern Soul per caso, cercando dichi da campionare per i Portishead. Il Northern Soul consisteva in artisti che imitavano il sound della Motown ma senza gli strumenti adeguati (creando molto spesso materiale più valido, a mio parere). Nonostante sia originale di Detroit e di uno dei pochi artisti bianchi a contratto con la Motown, questa traccia non uscì negli anni Sessanta. È spuntata fuori negli anni Duemila in qualche copia pirata a 45 giri!
6. THE STRANGLERS “Get A (Grip) On Yourself” (1977)
Rattus Norvegicus degli Stranglers è uno dei 5 album migliori di sempre. Alla fine degli anni Settanta ero ben conscio del movimento punk, benché troppo piccolo per andare a un concerto! E nonostante ascoltassi Sex Pistols e Clash, gli Stranglers mi sono sempre sembrati più completi musicalmente, anche grazie alle doti incredibili di Dave Greenfield alle tastiere. Potrei scegliere molte tracce dell’album ma oggi voglio questa.
7. D TRAIN “You’re The one For Me” (1982)
Grazie al programma del venerdì sera presentato da Tony Prince, Disco Import, su Radio Luxembourg, ho potuto toccare con mano la vibrante scena boogie nei primi anni ’80. Lo stesso show dedicava uno spazio alla scena jazz funk inglese e mi ha introdotto all’idea di mixare i dischi uno con l’altro. Questa traccia dei D Train è la più bella di tutti gli anni Ottanta.
8. MASSIVE ATTACK FEAT. DADDY G & CARLTON “Any Love” (1992)
È sempre bello quando qualcuno delle tue parti rilascia un disco, figuriamoci se il disco è pure una figata! Un tempo andavo alle feste dei Wild Bunch (che poi cambiarono nome in Massive Attack) e quando il disco uscì, non fece che consolidare la loro fama. Era valido tanto quanto ogni disco inglese o americano del momento. Una grande influenza per il sound dei Portishead.
9. PABLO GAD “Hard Times” (1980)
Nella mia ricerca di grandi artisti reggae mi sono imbattuto ben presto in Pablo Gad. Questa traccia mi ha sconvolto dall’inizio alla fine, forse perché finisce in uno dei più bei modi possibili. Ho dovuto cambiare la mia copia del disco parecchie volte perché la prestavo sempre e mi ritornava indietro graffiata. Oppure non tornava proprio indietro.
10. TUBEWAY ARMY “Are Friends Electric?” (1981)
Come molti altri, sono diventato fan di Gary Numan dopo averlo visto a Top Of The Pops nel 1979. È stato come sentire un genere musicale per la prima volta, nonostante prima di loro siano arrivati i Kraftwerk. Il giorno dopo comprai l’album Tubeway Army e lo suono tuttora.