Dopo la lunga transizione seguita all’uscita da Carosello e al cambio di nome, a gennaio Maruego è tornato con NCCAPM, singolo di ritorno e acronimo di “Nessuno ci credeva a parte me”, e una serie di podcast in cui ha raccontato la sua storia. Il trapper classe ’92 aveva bisogno di liberarsi del suo passato, di parlare liberamente e in modo diretto, senza filtri. Un nuovo inizio, insomma, che ci ha raccontato attraverso una playlist, una raccolta dei brani che lo hanno formato. La trovate qui sotto.
“C’è sempre un motivo” di Adriano Celentano
«Fino a un mese fa abitavo dietro via Gluck, dove ho vissuto per 20 anni. La maggior influenza del quartiere forse era proprio il fatto che tra quelle strade fosse cresciuto Celentano. Nonostante se ne fosse andato via di lì, le vie parlano ancora di lui… Anni fa, incuriosito da chi fosse, feci una ricerca, mi imbattei nella canzone C’è sempre un motivo: aspetta aspetta, ma la batteria suona molto hip hop, e che lyrics! Molto avanti».
“Aicha” di Khaled
«Erano gli anni ’90, io crescevo nella periferia di Milano, esattamente in via Palmieri. Mi ricordo che mia madre usciva a vendere le sigarette, mentre mio padre restava in casa a preparare dosi e beccare clienti. In radio passavano a ripetizione What Is Love e Aicha di Cheb Khaled. Ogni volta che sento quel pezzo mi parte un brivido dal piede che mi arriva fino alla punta dei capelli… non dimenticherò mai quel momento».
“Comme une étoile” di Booba
«Non potevo non nominarlo: Booba è uno degli artisti che mi ha fatto venire voglia di fare musica. Dall’immaginario alla musica, tutto perfetto. Numero 1 in Francia e in Europa. Un vincitore in tutto: riesce a uscire vittorioso anche da vicende personali che potrebbero schiacciarlo. Non si può dire niente contro di lui».
“Learn Ya” di 6LACK
«In un momento dove tutto è uno “skrt skrt”, lui è riuscito a farmi restare a bocca aperta. Lo seguivo da quando aveva 10mila follower. Il suo ultimo album, ormai di qualche anno fa, è ancora la mia playlist per scopare».
“Lghorba we lhem” di Bilal
«Tutto arriva da lui. In media il rap francese penso sia molto “emothug”, “conscious”, parla di rivalsa e storie tristi. E questo filone viene un po’ preso dalla musica Raï. Ecco, Bilal è il Tupac (non ancora morto) della musica Raï. Se chiedi a un nordafricano chi è Bilal penso che comincerebbe a ridere. Lui è la versione sauvage di Cheb Khaled».
“She Wants to Move” N.E.R.D.
«Penso che il rock sia morto. Ho avuto il modo di poter assistere alla sua morte non appena è approdato il punk, quello che secondo me potrebbe succedere ora con la trap per il rap. I N.E.R.D. hanno segnato quella via di mezzo tra la morte del rock e la vera nascita dell’hip hop. Infatti, poi, Pharrell come artista si è trovato a fare quello: “poprockraptechno”…»