Venerdì è uscita Autostrade, una canzone ritmata e cupa, nervosa e movimentata, che parla di viaggi notturni e solitudine. L’ha scritta Miglio, giovane cantautrice bresciana trapiantata a Bologna, che dopo i primi singoli si prepara a pubblicare il suo album d’esordio in arrivo per l’etichetta indipendente Matilde Dischi. Il singolo «nasce in un giorno di fine novembre, quando il freddo e i pensieri si mescolavano insieme e non trovavano pace», dice Miglio. «È un percorso interiore, è perdersi di notte in un non luogo qualunque, insieme alla solitudine e all’odore di urina nei bagni della stazione». Abbiamo chiesto alla cantautrice di raccontarci il suo mondo e le sue influenze con una playlist.
1. “La casa in riva al mare” Lucio Dalla
Ho scoperto Dalla che avevo 13 anni grazie a mio padre e grazie a questo brano. Da lì in poi ho iniziato ad ascoltare tutta la sua discografia e sono rimasta folgorata dalla sua potenza artistica ed evocativa, dalla forza che aveva nel ricreare immagini attraverso la musica e la sua espressività vocale. Ha saputo conciliare mille mondi e modi diversi nelle sue canzoni.
2. “Transmission” Joy Division
Il buio in bianco e nero, la luce che c’è nel nevrotico. Il post punk che mi ha segnata, soprattutto con questo pezzo. Ha l’attitudine di fare qualcosa senza seguire le regole, ma di farlo bene, farlo davvero.
3. “Lullaby” The Cure
Altro pezzo che mi ha iniziata. Da qui in poi ho amato tutto ciò che i Cure hanno composto e prodotto. Le chitarre di Smith… sempre.
4. “I treni a vapore” Ivano Fossati
Lui ha accompagnato gran parte della mia adolescenza. Con Fossati ho avuto la prima folgorazione dal punto di vista dell’utilizzo delle parole e della scrittura e questo brano mi ha fatto compagnia durante le notti dei miei 17 anni.
5. “1.9.9.6.” Afterhours
Da questa canzone inizia un capitolo nuovo e rivoluzionario per me. Dopo aver ascoltato questo brano la mia testa ha iniziato a porsi mille domande, ed è così che ho capito qualcosa. Ho capito che lo sporco, se è fatto così bene, può essere qualcosa di davvero sensazionale. Ho conosciuto le distorsioni e mille modi diversi di suonare che rendono tutto poco patinato ma fortissimo, crudo e vero.
6. “Curami” CCCP
Quando ascolto questo pezzo penso a me e ai primi anni a Bologna e a tutto il fascino che un movimento artistico indipendente può aver creato nel passato, nella storia. Da qui si sono aperte altre mie mille curiosità, sempre legate alla storia culturale e alternativa che una città come Bologna ha conosciuto e vissuto. Bologna come Berlino, negli anni ’80.
7. “Lover, You Should’ve Come Over” Jeff Buckley
La sintesi di tantissime cose in una sola. È una canzone che mi emoziona, totalmente. È la canzone d’amore. Emozionante armonicamente e anche a livello vocale. Anche Buckley rientra nelle figure che mi hanno travolta.
8. “Kids” MGMT
Tra i pezzi che ho ascoltato di più. Soprattutto per strada, da sola, con le cuffie. Ascolto questo pezzo e mi sento contemporaneamente catapultata in dimensioni diverse ma parallele, la neopsichedelia mischiata al pop.
9. “Rebellion” Arcade Fire
Altro brano incredibile. La produzione, le ritmiche, le voci. Tutto.
10. “Nothing’s Gonna Hurt You Baby” Cigarettes After Sex
Viaggio mentre ascolto la sua voce che risuona insieme a queste stanze di riverberi incredibili, creando qualcosa di così potente da non saperlo spiegare. Ci ritrovo dentro i Velvet Underground e un mondo sonoro che mi illumina.