Mancano ormai pochissimi giorni all’apertura di Nextones, uno dei festival più affascinanti in circolazione, vuoi per la line up, vuoi – anche più semplicemente – perché la rassegna porta la musica elettronica a risuonare fra le immense pareti di una cava di marmo. Ben Frost, Robert Henke, Max Cooper sono solo alcuni dei pilastri del sintetizzatore presentati durante le scorse edizioni del festival, capace ogni anno di trasportare l’elettronica in una dimensione onirica.
Quest’anno, dal 26 al 28 luglio, il festival porterà nelle cave tra le sponde del Lago Maggiore e la Val D’Ossola alcuni dei pesi massimi della scena mondiale, per una tavolozza che toccherà tutti i colori dell’elettronica: si va dai set acid di Nina Kravitz fino alla sperimentazione oscura degli Amnesia Scanner, dalle atmosfere liquide di Caterina Barbieri fino alla paladina di Hyper Dub, Laurel Halo. E ancora, il videoartista Yuri Ancarani, il golden boy Batu o i pionieri della realtà virtuale Sinjin Hawke e Zora Jones.
Tuttavia, nonostante l’abbondanza già sul piatto di Nextones, un nome su tutti salta all’occhio, quello della leggenda Drew McDowall. Artista indiscutibile, pioniere della post–industrial e della drone music insieme ai Coil, McDowall presenterà per la prima volta in Italia il suo ultimo progetto Time Machines, nato per celebrare i vent’anni dall’album con cui ha scritto pagine indelebili di sperimentazione.
In attesa di vedere il 27 luglio a Nextones lo show preparato insieme all’artista britannico Florence To, ne abbiamo approfittato per chiedere a McDowall quali fossero i lavori che più lo hanno influenzato durante la sua carriera.
“The Second Dream of The High-Tension Line Stepdown Transformer” di La Monte Young
Questo lavoro è una delle massime influenze dietro Time Machines, È stata eseguita da un ensemble di otto trombettisti, una composizione di un’ora e diciassette minuti in cui vengono utilizzate solo quattro tonalità, ispirate alle strutture armoniche che si trovano nel suono emesso dalle centrali elettriche e dai trasformatori. Io, John Balance e Peter Christopherson eravamo ossessionati dalla sensazione di infinità che La Monte Young trasmette in questa piece.
“Kyema” di Eliane Radigue
Questa composizione fu ispirata a Eliane Radigue dai suoi studi e dalla pratica del buddismo tibetano. Il lavoro esplora i sei stati dell’essere e vi sono momenti durante i quali il tempo si estende, si dissolve fino a diventare insignificante, una condizione in cui si è sospesi a mezz’aria ma allo stesso tempo completamente avvolti in una condizione immanente.
“Soliloquy For Lilith” di Nurse With Wound
Questo è uno dei miei dischi preferiti nella storia della musica, da sempre una mia grande fonte di ispirazione. I Nurse with Wound sono stati i primi, fra i contemporanei dei Coil, ad esplorare i confini della musica drone minimalista. Un ottimo esempio di come sia possibile creare opere magiche con pochissimi elementi – in questo caso qualche pedale multi effetto collegato in serie per creare un campo di induzione dentro lo studio, così da variare tutte le volte che Steven Stapleton e Diana Rogerson lo percorrevano, quasi fosse una vera macchina del tempo lisergica.
“Sacer Profanare” di Kali Malone
Questo brano è tratto dall’album The Sacrificial Code, uscito un paio di settimane fa. Due ore di pure composizioni all’organo, nient’altro. Mi trasmette le stesse dislocazioni temporali che ho cercato di creare con Time Machines. Un album che va oltre il concetto di bellezza.
“Proximity” di Drew McDowall
Uno degli obiettivi che ho cercato di raggiungere con il mio ultimo album solista, The Third Helix, era descrivere cosa si prova durante uno stato dissociativo e delirante. Con questa traccia credo di essermi avvicinato al traguardo, ma la missione continua.