L’elenco dei musicisti che hanno suonato coi Grateful Dead è piuttosto lungo e vario. Da Bob Dylan e Neil Young a Ornette Coleman e Hall & Oates, si sono tutti trovati sul palco con la band hanno cercato di inserirsi al meglio nel suo flusso sonoro. Ma anche tenendo a mente quant’è varia questa lista, Clarence Clemons rimane uno dei loro compagni di jam più sorprendenti di sempre.
Quando, alla fine degli anni ’80, Bruce Springsteen mise in pausa la E Street Band, Clemons, che si era trasferito nella Bay Area, andò in cerca di nuove esperienze musicali e di nuovi ingaggi. Nel 1989 andò in tour con la prima versione della All Starr Band di Ringo Starr, incise un album con il produttore Narada Michael Walden e – non a caso, visto il nuovo domicilio – fece amicizia con i membri dei Dead.
Da inizio 1989, Clemons è salito più volte sul palco coi Grateful Dead e con la Jerry Garcia Band. Con i Dead non si è limitato a suonare Estimated Prophet e Eyes of the World. “Era un amico, un fratello con l’anima”, ha detto Bob Weir nel 2011, subito dopo la morte di Clemons a causa delle complicazioni causate da un ictus. “Passarci del tempo assieme è stato bello. Alla fine degli anni ’80 e all’inizio dei ’90 viveva qui nella Marin County. Si era da poco trasferito e lui, Jerry ed io abbiamo fatto un po’ di macello assieme. Si andava in locali come lo Sweetwater e suonavamo con le band che c’erano sul palco”.
Non era un fatto puramente musicale. “Io e Jerry eravamo entrambi single e Clarence suggerì di andare a vivere tutti quanti insieme in un appartamento da scapoli”, ha ricordato Weir. “Ci aveva quasi convinti. Sarebbe stato divertente, ma non credo che saremmo sopravvissuti. Jerry era in forma, ma stavamo bevendo un bel po’”.
Durante l’inverno Clemons strinse ancora di più il legame musicale coi nuovi amici e si unì alla Jerry Garcia Band per cinque concerti di fila, il primo dei quali alla Meadowlands Arena nel New Jersey, l’ultimo all’ormai demolito Poplar Creek Music Theatre fuori Chicago. Il 24 aprile, quest’ultimo concerto uscirà con il titolo Garcia Live Volume 13: September 16th, 1989 Poplar Creek Music Theatre. È la prima pubblicazione ufficiale che documenta la collaborazione fra Garcia e Clemons (l’album può essere preordinato su GarciaFamilyProvisions.com).
Come osserva nelle note di copertina Blair Jackson, biografo di Garcia e studioso dei Dead, Clemons sembra più a suo agio con la band di Garcia che con i Grateful Dead. “Gran parte del materiale della Jerry Garcia Band era intriso di R&B, di gospel e di rock’n’roll, era in uno stile più affine a quello bello diretto tipico di Bruce Springsteen. I Dead erano più complessi, indefiniti e stilisticamente difficili da categorizzare. Era arduo per un outsider suonare con loro a causa dello stile idiosincratico e del ruolo delle improvvisazioni”.
Lo si capisce bene ascoltando l’ampia gamma di cover contenute nell’album: Dylan (Tangled Up in Blue, I Shall Be Released, Knockin’ on Heaven’s Door), Rolling Stones (Let’s Spend the Night Together, che Garcia aveva inciso nel suo secondo album solista 15 anni prima), Bruce Cockburn (Waiting on a Miracle), The Band (The Night They Drove Old Dixie Down), Beatles (Dear Prudence), oltre ad alcuni blues (Someday Baby, nota nella versione di Lightnin’ Hopkins) e originali di Garcia e Robert Hunter come Cats Under the Stars.
Eseguire quel repertorio con Garcia e la sua band (che comprendeva il tastierista Melvin Seals, il bassista John Kahn, il batterista David Kemper e le coriste Gloria Jones e Jackie LaBranch) ha significato per Clemons confrontarsi con un altro modo di suonare. È particolarmente evidente in They Love Each Other di Garcia e Hunter, dall’album di Garcia Reflections (la si può ascoltare sopra). Quando arriva il momento in cui Clemons deve farsi avanti, inizia con un lento R&B prima di sciogliersi. Alla fine del suo intervento, il timbro è vicino al free jazz, un approccio che si è sentito di rado quando suonava nella E Street Band.
Il legame di Clemons con il mondo dei Dead non è andato oltre questi spettacoli. Secondo Weir, però, a un certo punto Big Man aveva pensato di unirsi ai Dead. “Ho la sensazione che volesse un ruolo nella band”, ha detto nel 2013. “Jerry ed io avremmo anche accettato, ma non sono sicuro che gli altri l’avrebbero fatto. All’epoca nei Dead chiunque aveva diritto di veto e un paio di munisti della band odiavano il sax. Se non fosse stato per loro, Clarence sarebbe potuto diventare un membro dei Dead”.