La musica di Mac Miller è sempre stata un viaggio intimo e intenso, una finestra aperta sui suoi pensieri più profondi e sulle sue battaglie personali. Con l’uscita nei giorni scorsi di Balloonerism, il secondo progetto postumo dopo Circles del 2020, ci ritroviamo di fronte a una nuova opportunità di esplorare il suo mondo artistico, un ulteriore tassello sul percorso creativo del rapper. Registrato nel 2014 durante un periodo di grande fermento artistico, il disco cattura un Miller in una fase transitoria della sua carriera, sospeso tra il desiderio di sperimentare e la nostalgia per l’innocenza perduta. Originariamente messo da parte per fare spazio ad altre produzioni, Balloonerism è un cocktail originalissimo di alternative rap, neo soul, jazz e sperimentazione psichedelica.
Mac Miller lavorava a un ritmo incredibile. Fin dall’uscita del mixtape K.I.D.S. nel 2010, il rapper di Pittsburgh ha sempre dimostrato di essere ossessionato dalla propria arte, un maestro nella produzione di progetti musicali coesi. Ogni suo disco era un salto repentino in qualcosa di nuovo. Questa capacità di rinnovare se stesso, con una costanza rara, lo ha reso col passare degli anni una stella improbabile del rap americano. Miller era infatti un ragazzo bianco, tutto pelle ed ossa, con un sorriso esuberante e una creatività artistica sconfinata. Grazie a Internet, è riuscito a far breccia nel mercato mainstream, con milioni di giovani che si sono rivisti in quel suo volto candido.
Dopo l’uscita del primo disco ufficiale Blue Slide Park nel 2011 e del più solido Macadelic nel 2012, la figura di Miller ha iniziato a farsi più cupa e introspettiva. Un profondo senso di inadeguatezza amplificato dalla dipendenza da droghe e psicofarmaci ha mostrato un lato nuovo della sua personalità. In questo senso, il disco Watching Movies with the Sound Off del 2013 è stata un una sorpresa sia per i fan che per i critici. Il Miller maturo, un artista in crisi esistenziale che si confrontava con il lato oscuro della fama, aveva la capacità sorprendente di raccontarsi con estrema onestà. È in questa fase di maturazione, prima di Faces e dell’enorme successo di The Divine Feminine e Swimming, che il rapper ha lavorato a Balloonerism.
Osservando la carriera di Miller, e il periodo storico in cui questo disco è stato prodotto, un sorprendente senso di coerenza emerge dall’ascolto di Balloonerism. Il rapper aveva immaginato questo album in un momento di passaggio, durante una serie di sessioni in studio in cui cercava di individuare la strada da seguire per la sua futura produzione. Questa fluidità, che talvolta suona come una mancanza di coesione, è forse il merito maggiore dell’opera. Resistendo alla tentazione di sovraccaricare i brani con interventi postumi, Balloonerism suona all’incirca come Miller lo avrebbe lasciato; si ha così la sensazione di sbirciare dal buco della serratura l’artista durante una jam session in studio. Una impressione che non ha però un retrogusto voyeuristico, ma una spontanea curiosità di riascoltare la voce di Miller in una veste inedita. La necessaria incompletezza che ha un progetto di questo tipo rende Balloonerism più dispersivo e ampio rispetto alla musica che il rapper ha pubblicato in vita. È un album arioso e sperimentale, in cui molti brani hanno un sapore onirico e psichedelico, e dove ogni traccia racconta una storia, offrendo così un’istantanea della mente brillante e complessa di Miller.
Nei 14 brani che compongono il disco emerge un’atmosfera eterea e riflessiva. L’album si apre con Tambourine Dream, una intro in forma di bozza di studio, un primo segnale che delinea la scelta di non aver voluto alterare la visione originale del disco. Frammenti di conversazioni in studio squarciano la staticità, come se fossero ricordi lontani. La voce di Mac Miller si intreccia dolcemente con questi paesaggi sonori, affrontando temi ricorrenti nella sua discografia come la morte e la nostalgia, con una delicatezza quasi spettrale. Nella penultima traccia, Rick’s Piano, Miller si pone domande esistenziali: “Come ci si sente a morire?”, si chiede nel ritornello. Le tastiere che accompagnano il brano sono suonate dal venerato produttore musicale Rick Rubin, che con il suo tocco essenziale e meditativo, contribuisce a rendere il pezzo un momento di intensa vulnerabilità.
L’umore del disco oscilla tra momenti giocosi e cadute depressive, così come accadeva a Miller. Il singolo 5 Dollar Pony Rides scivola dolcemente tra una linea di basso avvolgente e il desiderio di recuperare una giovinezza perduta. Una malinconia allegra, in cui il rapper si tuffa attraverso un flow e un groove che ricordano i primi lavori. In Transformations c’è spazio per l’apparizione di Delusional Thomas, l’alter ego di Miller, con la sua voce distorta da effetti che la fanno suonare come quella di un cartone animato, prima acuta e giocosa, poi oscura e demoniaca. Tomorrow Will Never Know è invece un omaggio ai Beatles, che chiude l’album con un’atmosfera volutamente disordinata.
Il disco vede la partecipazione nelle produzioni di Thundercat, che aggiunge profondità ai brani, e di SZA con cui confeziona DJ’s Chord Organ, uno dei brani meglio riusciti del progetto, una fantasia sonora psichedelica che culmina in una performance in pieno stile neo soul della cantante. La presenza di SZA ha anche un valore simbolico. I due hanno infatti lavorato spesso insieme attorno al 2014, dando vita alle tracce Ur e Warm Winds, contenute in Z, terzo EP di lei. Questo dettaglio aggiunge profondità al contesto in cui Balloonerism è stato registrato, evidenziando il ruolo di Mac Miller non solo come artista, ma anche come collaboratore e mentore di altri artisti all’epoca emergenti. Non a caso SZA è stata una delle musiciste che maggiormente ha espresso il suo cordoglio quando il rapper è venuto a mancare, riconoscendo a Miller di essere stato una delle sue principali fonti di ispirazione.
Pubblicare un album post mortem è sempre un atto delicato. Il rischio è quello di realizzare progetti incompleti e che non riflettono appieno la visione dell’artista. Vale anche per Balloonerism. Sebbene questo disco sia stato completato con rispetto e cura, è difficile non chiedersi come sarebbe stato se Miller avesse avuto la possibilità di rifinirlo. Dall’altra parte questa opera aggiunge nuovi tasselli al mosaico della carriera di un rapper che avrebbe ancora potuto offrire tanto al panorama musicale internazionale. Balloonerism merita di essere ascoltato e non solo come tributo a Mac Miller. Pur con i suoi limiti, riesce a trasmettere l’essenza dell’artista e funge da promemoria sulle fragilità di Mac Miller e dalla sua capacità di condividerle.