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Come sarebbe stata la musica di Johnny Cash se non avesse incontrato Rick Rubin?

La risposta è nell’album ‘Songwriter’ che contiene demo risalenti al 1993 rielaborati di recente dal figlio e da una superband. Spoiler: grazie al produttore-guru le cose sono andate molto, molto meglio

Foto: Alan Messer

Sulla copertina di American Recordings Johnny Cash stava in mezzo a Peccato e Redenzione. Letteralmente, nel senso che aveva chiamato Sin e Redemption i cani che sulla cover gli stavano alla destra e alla sinistra, mentre lui ti fissava dritto negli occhi fino a scrutarti l’anima. All’epoca si sentiva a metà strada tra peccato e redenzione anche metaforicamente e l’album era un atto di fede. Il nuovo Songwriter, che contiene demo registrati nel 1993 pochi mesi prima di American Recordings, racconta una storia alternativa di quei giorni in cui l’assoluzione sembrava irraggiungibile e in molte canzoni Cash arrancava come aveva fatto negli anni ’80 e nei primi ’90.

Per capire Songwriter bisogna ascoltare Like a Soldier, una storia di sopravvivenza registrata anche per American Recordings. Cash sembra stupito d’essere vivo. “Ho detto cento volte che sarei dovuto morire”, canta in un passaggio, mentre in un altro dice che “il mio bottino sei tu”, riferendosi sicuramente alla moglie June Carter Cash. Il testo è crudo e brutale. Ascoltate però la versione incisa per American Recordings, è più semplice, niente chickaboom di chitarra elettrica, niente rullante galoppante, ci sono solo la sua voce e la sua chitarra, le parole e gli accordi. Quando invece l’ha registrata durante le session da cui a nato Songwriter l’ha resa più ricca, ma senza la stessa forza. E lo sapeva.

Negli anni ’80 Cash s’è era rifiutato di salire sui carri vincenti dell’epoca, da una parte il filone urban cowboy e dall’altro quello dell’outlaw country. La sua vena creativa si stava però inaridendo. Siccome la sua etichetta non voleva più avere nulla a che fare con lui, Cash cercò di far saltare tutto con l’auto-parodistico The Chicken in Black nel 1986. Quando è tornato a fare sul serio con un’altra etichetta, i dischi sono andati male (Water From the Wells of Home suona ancora benissimo, però). Stando alla biografia di Robert Hillburn del 2013, si sarebbe ritirato se non avessedovuto provvedere ai musicisti e alla famiglia.

E quindi ha continuato a scrivere e ad andare in tour finché nel 1993 non ha incontrato Rick Rubin, produttore noto all’epoca soprattutto per i dischi fatti con Beastie Boys, Red Hot Chili Peppers e Slayer. Gli ha salvato la carriera chiedendogli semplicemente di cantare i suoi pezzi preferiti col solo accompagnamento di una chitarra. Quelle registrazioni sono diventate American Recordings. Nell’autobiografia, Cash lo descrive come il sound della solitudine di notte, ma è proprio quell’austerità, abbinata ad alcuni testi comicamente macabri (persino per uno come Cash) che lo ha trasformato in un’icona alternativa alla bella età di 61 anni.

E allora la domanda sottesa a Songwriter è questa: come sarebbe stata la musica di Johnny Cash se non avesse incontrato Rick Rubin? All’inizio del 1993, l’anno in cui ha conosciuto il produttore, Cash e i suoi musicisti hanno inciso a Nashville i demo di una dozzina di pezzi autografi. Il figlio di Cash, produttore e chitarrista John Carter Cash ha cancellato tutto quel che c’era in quelle session (compresa purtroppo la batteria di W.S. “Fluke” Holland) e ha lasciato solo la voce del padre. Ha poi chiamato nuovi musicisti (e anche Vince Gill, Marty Stuart e Dan Auerbach dei Black Keys) per riregistrare gli strumentali con l’idea di dare alle registrazioni un suono moderno. Il risultato però non è certo all’altezza di American Recordings.

I pezzi trasmettono ora un senso di fiducia, ora di dissoluzione. Anche Like a Soldier ha un che di commovente, inizia con un giro di chitarra elettrica che richiama Folsom Prison Blues e I Walk the Line, e ai cori c’è Waylon Jennings, ma non c’è la potenza emotiva della versione di American Recordings. Drive On, che Cash s’è sentito di pubblicare solo dopo avere incontrato Rubin, ricorda vagamente l’arrangiamento swamp rock psichedelico di Mama Told Me (Not to Come) dei Three Dog Night, ma non ha l’immediatezza della versione incisa con Rubin. Se le canzoni fossero uscite in queste versioni, sarebbero state comunque apprezzate, ma non avrebbero avuto lo stesso impatto.

L’ultimo album registrato da Cash prima dell’incontro con Rubin è The Mystery of Life del 1991. Ne aveva una tale considerazione che non s’è neanche premurato di scriverne il titolo in modo corretto nell’autobiografia, dove lo chiama The Meaning of Life. Gli arrangiamenti sono prevedibili e i pezzi originali, a parte le ri-registrazioni di Hey Porter e Wanted Man, non sono molto ispirati. Beans for Breakfast (“fagioli a colazione, ancora una volta, difficili da mangiare dalla lattina”) strizza l’occhio a The Chicken in Black, facendo capire qual era il suo stato d’animo in quei giorni. Strano quindi che tenesse per sé grandi canzoni come Like a Soldier e Drive On.

Stranamente i pezzi migliori di Songwriter, tolti quelli poi rifatti con Rubin, sono quelli più leggeri. Nel rockabilly Well Alright Cash chiacchiera con una donna in lavanderia e alla fine la porta a casa, mentre in She Sang Sweet Baby James racconta la storia di una madre camionista che, lontana dal figlio, canta per consolarsi Sweet Baby James di James Taylor. Cash, e per lui è una mezza impresa, canta persino in modo simile a Taylor. Se solo ci fosse stato un arrangiamento più leggero e non quel mandolino in stile spaghetti western…

Le altre canzoni sono buone, ma non ci sono gemme che uno non si aspettava di trovare nell’era meno brillante di Cash. L’elegia sull’amore perduto Spotlight beneficia dell’assolo blues di Auerbach, ma la musica non è all’altezza del testo commovente di Cash. I Love You Tonite, dove appare Jennings, è una canzone d’amore per June, ma le percussioni e la steel guitar suonano datate anche se sono state registrate di recente, mentre un’altra ode a June e alla di lei madre, Poor Valley Girl, fa tanto di anni ’50. La nuova versione di Sing It Pretty Sue suona bene, ma non è all’altezza dell’originale contenuto in The Sound of Johnny Cash del 1962.

A giudicare dal titolo del disco, l’intento di John Carter Cash era mettere in evidenza il talento di songwriter del padre, che all’epoca era assodato essendo Cash entrato nella Nashville Songwriters Hall of Fame nel 1977 grazie a pezzi come Folsom Prison Blues, Get Rhythm, I Walk the Line. Ecco, nessuna delle canzoni del disco è un classico di quel tipo. Anzi, fanno capire che nell’epoca in cui Billy Ray Cyrus e Garth Brooks creavano un ponte tra il country tradizionale e il pop, ottenendo un successo spettacolare, Cash era ancora il Chicken in Black.

Se Johnny Cash non avesse incontrato Rubin, la sua carriera avrebbe continuato a girare a vuoto e si sarebbe tenuto stretto il vecchio repertorio. In questo senso, Songwriter è un po’ l’universo alternativo di American Recordings e tra le altre cose trascura il talento di interprete di canzoni altrui (vedi Solitary Man oppure Hurt). Fortunatamente per lui e per tutti noi, i pianeti si sono allineati e hanno regalato a Cash uno dei finali di carriera migliori della storia della musica.

Da Rolling Stone US.

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