Hurray for the Riff Raff, nome d’arte con cui incide Alynda Segarra, viene da un decennio di continue reinvenzioni. Dopo aver suonato per strada per anni e avere autoprodotto una serie di dischi acustici, s’è imposta con Small Town Heroes come simbolo della musica che guarda alle radici per poi cambiare identità stilistica con The Navigator e Life On Earth dove ha esplorato altri mondi sonori, dall’alternative pop al punk al folk e alla poesia Nuyorican, ritagliandosi un’identità artistica che è parsa più autentica. Il nuovo The Past Is Still Alive è un po’ la chiusura del cerchio in cui Segarra riabbraccia tutti i propri sé, riconciliandoli.
È il secondo disco prodotto da Brad Cook, che porta lo stesso carattere “terragno” di St. Cloud di Waxahatchee. Se in Life On Earth Segarra sembrava voler definirsi almeno in parte attraverso ciò che non era, The Past Is Still Alive è un disco più coraggioso, una di quelle opere frutto d’un mestiere che s’è affinato ed è infine giunto alla maturità.
Detto in altre parole: The Past Is Still Alive contiene le canzoni più compiute di Segarra, un mix di ballate di stampo folk, inni ritmati e pezzi country-rock morbidi. Ci sono anche un duetto a tempo di valzer con Conor Oberst e, in un altro pezzo, la pedal steel di Mike Mogis, anche lui come Oberst nei Bright Eyes. La produzione mai eccessiva è perfetta per questa che è la raccolta di canzoni migliori che Segarra abbia mai assemblato. Sono storie di dolore e lutto (Alibi), romanticismo giovanile e disavventure (Ogallala), ritorno e rinascita (Vetiver).
Il cuore dell’album è costituito da Snake Plant (The Past Is Still Alive), un pezzo epico che è un po’ la versione di Segarra di I Was Young When I Left Home di Bob Dylan (l’ha detto lei e la cita nel testo). Nell’arco di quattro minuti, i ricordi impressionistici lasciano spazio a un canto potente di perseveranza e compassione nell’epoca delle overdosi da oppioidi e della brutalità capitalista. “Stanno facendo la guerra alla gente, cos’è che non capisci?”.
Ci sono anche vari riferimenti alla vita errabonda fatta in passato. È un pezzo del suo passato che, come suggerisce il titolo dell’album, ha permesso a Segarra di realizzare un disco che in qualche modo è il frutto dei suoi ultimi 15 anni di vita. Come dice il testo di Ogallala, “pensavo d’esser nata nella generazione sbagliata, ora so d’essere arrivata al momento giusto”.
Da Rolling Stone US.