Nel 2018, quand’ancora non era pensabile di raccontare saghe da sei ore mettendo assieme video di TikTok da 10 minuti ciascuno (sì, c’è chi lo fa), la app per eccellenza di micro-video era Instagram. La durata massima era d’un minuto, un vincolo che Tierra Whack ha usato nel suo album Whack World, un brillante, surreale filmino musicale d’un quarto d’ora, collezione di 15 video musicali per 15 canzoni ciascuna di 60 secondi di durata. C’era del genio, che infatti le è stato subito riconosciuto, lanciando la sua carriera di rapper.
Tra le pieghe dei video e delle canzoni cartoonesche di Whack World c’erano riflessioni sulla morte a cui la cantante ha continuato a dedicarsi. Pet Cemetery non parlava solo della morte d’un cane, ma anche di un amico, così come 4 Wings non parlava solo del pasto preferito dai due, ma della vita di lei senza di lui. Heaven conteneva l’elenco delle perdite subite e Cutting Onions, anch’essa presente nella trilogia di EP pubblicati nel 2021, faceva riferimento alla morte dei nonni.
Non stupisce perciò che al centro del suo primo vero album World Wide Whack ci sia il tema della mortalità. Il singolo 27 Club va dritto al punto: “Ti spiego cosa si prova”, canta Whack, per poi mettersi a intonare la parola “suicidio” come farebbe una ragazzina delle medie che fa teatro. Non c’è niente di allegorico in tutto questo, come ha spiegato Whack a Vulture. «Avevo programmato di farla finita a 27 anni, ora ne ho 28 e quindi ce l’ho fatta e sto cercando di capirci qualcosa».
Una delle cose che rendono World Wide Whack impressionante, un disco che consolida la reputazione di formidabile artigiana pop della cantante, è il modo in cui esplora gli angoli bui della vita interiore mantenendo la sua tipica allegria in technicolor. In un’epoca in cui si ha spesso l’impressione che gli artisti abbiano ben poca personalità, per non dire della musica che fanno, Whack cammina sul confine sottile che separa minimalismo e massimalismo. E lì sta, senza vacillare.
A giudicare dal playbill che Whack ha diffuso prima della pubblicazione del disco e che ne illustra il concept che emerge anche dai video di Shower Song e 27 Club, e dal sito web illustrato come una sorta di casa dei divertimenti, World Wide Whack è un clown triste, un alter ego che si muove in un mondo ideato con l’artista Alex Da Corte. I due hanno assemblato tutta una serie di riferimenti – tradizione Yoruba, pop art americana, origini afroamericane – per raccontare un ciclo infinito di ambizione, sofferenza e sopravvivenza. Ma non c’è bisogno di saperlo per apprezzare il disco: l’immaginario è melodrammatico, il modo di rappare di Whack non lo è.
Thierra Whack arriva dal freestyle e World Wide Whack ha quel tipo di linguaggio tagliente che sembra provenire dall’improvvisazione. “Il diavolo mi ha offerto un contratto / stronza ho appena firmato per un milione di dollari” rappa in Mood Swing, in Numb, “Come ho fatto a farcela fino a qui? / Le maniche lunghe coprono le cicatrici” e in Imaginary Friends “Mi ha ferita / quando cresco voglio appendermi al soffitto”. Raffiche di versi come queste diventano capitoli della storia: svegliarsi, vestirsi, cucinare, alimentare le speranze, mollare.
Il modo di rappare e la produzione vivace di World Wide Whack fanno sì che i temi più pesanti non risultino deprimenti, affidando ai beat il compito di costruire il personaggio. L’r&b crepuscolare di Mood Swing le dà maturità, mentre tra gli hi-hat tintinnanti di Burning Brains la fanno sembrare la peggiore nemica di sé stessa. L’r&b torna anche in Moovies, sulla ricerca dell’amore adulto sotto forma di grande appuntamento da cui dipende una qualche forma di salvezza. Le batterie militareggianti di Ms Behave sono perfette per dare forza al sup avvertimento: “Fai attenzione a chi consideri nemici / fai attenzione a chi consideri amici”.
Tierra abbina ogni ambientazione sonora a vari registri vocali, dalla voce nasale e bambinesca di Imaginary Friends a quella indolente a bocca socchiusa di Numb, fino al monotono scetticismo di Difficult, una canzone in cui ripete che “vivere e difficile” e dove rappa che “non puoi lasciarti abbattere, abbiamo tutti dei problemi”. Tutto ciò rende World Wide Whack divertente, una giostra che fa su e giù tra disperazione e conforto, non un percorso lineare verso la vittoria o il fallimento.
Tierra Whack non è finita a 27 anni, e nemmeno il suo album. «Questa è l’essenza del disco: il ciclo che Whack vive ogni giorno e che rivivrà anche il giorno successivo», si legge sul playbill che introduce al disco. Si capisce insomma che, per quanto sia difficile e per quanto ci vada vicino, vivere non ucciderà Tierra.
Da Rolling Stone US.