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Sanremo 2022, gli ascolti delle 25 canzoni in gara

Achille Lauro fa Achille Lauro, Elisa porta un pezzo che è già un classico e Dargen D'Amico farà ballare tutti. Ma tutti sul serio

Foto: Pigi Cipelli/Mondadori portfolio via Getty Images

Lo diciamo subito: fare questo articolo è roba da fenomeni. Per ascoltare 25 canzoni una volta soltanto e poi recensirle devi essere almeno l’Uomo Gatto di Sarabanda.

Molti dei giudizi che troverete scritti in questo pezzo sono destinati a cambiare col tempo, le canzoni vanno ascoltate più volte, in cuffia, e non in una stanza circondati da giornalisti in paranoia Covid (me compreso, ma siamo tutti vaccinati + tampone). In studio c’è pure Amadeus, che prima di ogni pezzo racconta qualcosa. La cosa più bella sono i colleghi da Roma, stipati nello studio dei Soliti ignoti: per essere lì avranno dovuto riconoscere il parente misterioso? Non lo sappiamo, quello che però abbiamo notato è una voglia generale di divertirsi, che il periodo di per sé non è che sia ‘sto luna park. Molti pezzi con cassa dritta e richiami agli anni ’80. Ma andiamo con ordine. Ecco le nostre prime impressioni sui brani in gara, handle with care:

Giusy Ferreri “Miele”

Inizia che ricorda una pubblicità della Tim (restando in tema sponsor che non ci sono più), prosegue e diventa quasi etnica. Senza quell’arrangiamento potrebbe forse essere una delle sua hit estive. Preferiamo Giusy in alta stagione.

Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choir “Domenica”

Cosa ci si poteva aspettare da Achille Lauro, nel 2022, per la quarta volta di fila a Sanremo (in gara o no, poco importa)? Il pezzo ricorda Rolls Royce, ma col ritornello che apre di più. E se in Rolls Royce il testo diceva «è Axl Rose, Rolling Stones», qui c’è un «fanculo è Rolling Stone». Lo prendiamo come un complimento. Carina dai, ci rivediamo nel 2023.

Michele Bravi “Inverno dei fiori”

È quello che ci si aspetta da Michele Bravi. Parte pianissimo, quasi sofferta, e ha un ritornello che si ricorda facilmente. Ai suoi fan piacerà. Non sappiamo se è forte come Il diario degli errori, per quello torniamo tra qualche ascolto.

Rkomi “Insuperabile”

Rkomi a Sanremo farà sul pubblico generalista l’effetto che ha fatto Achille Lauro nel 2019, ovvero farà capire che si possono fare cose fighe anche senza avere la voce di Claudio Villa. Nella strofa c’è un giro di chitarra vagamente Personal Jesus che fa subito drizzare le antenne. Il ritornello spacca. Dopo il successo(ne) di Taxi Driver, questo pezzo arriva a confermare che siamo nel suo anno.

Irama “Ovunque sarai”

L’anno scorso l’aveva penalizzato il Covid, ma non la classifica (si è piazzato quinto senza praticamente mai esibirsi live). Quest’anno Irama torna con una ballatona classica, classicissima. «Se sarò in terra mi alzerai, se farà freddo brucerai». One Republic? Disney? Dove l’abbiamo già sentita?

Noemi “Ti amo ma non lo so dire”

Non è la “solita” Noemi di Sanremo. Anzi sì, ma fino al ritornello, dove aumentano i bpm. Farà il suo.

Massimo Ranieri “Lettera al di là del mare”

A sentirla così sembra una canzone del musical Notre-Dame de Paris di Cocciante. Forse non la vedremo in cima alle classifiche, ma con la sua voce Ranieri farà un figurone. Tra i pochi brani in cui si divertirà anche l’orchestra.

Aka 7even “Perfetta così”

Il testo non esplode di originalità: «Sei perfetta così, nei tuoi difetti, nelle imperfezioni, baby giuro che tu sei perfetta così». Piacerà al pubblico più giovane, forse meno a chi guarda il Festival.

Emma “Ogni volta è così”

Per il momento ci sentiamo di dire che è una classica canzone di Emma Marrone.

Highsnob e Hu “Abbi cura di te”

Amadeus, conscio del fatto che pochi dei presenti in sala conoscono questa coppia, li presenta così: «Lui è di Avellino anche se vive in Liguria, lei si è fatta notare tra le nuove proposte del Festival». Ma anche: «Hanno la H come prima lettera del nome». Al primo ascolto, anche il pezzo risulta ahimè piuttosto anonimo. Siamo pronti a cambiare idea.

Iva Zanicchi “Voglio amarti”

Anche noi vogliamo amarti, Iva. Figurati. Torna a Sanremo la donna che di Festival ne ha vinti più di tutte. Con la differenza che, se nel suo ultimo Sanremo cantava «ti voglio senza amore», qui la Zanicchi sembra aver cambiato idea: vuole amare. Si tenta l’effetto Orietta dell’anno scorso, ma bisognerebbe migliorare gli autori.

Dargen D’Amico “Dove si balla”

«Si definisce un cantautorep», cit. Amadeus. Può darsi. Sicuramente questo pezzo fa saltare tutti sulla sedia. Cassa dritta e un testo divertente con messaggio. Se l’anno scorso c’era la musica leggerissima che non ho voglia di niente, quest’anno «andiamo dove si balla, fottitene e balla». Piacerà a tutti, ma proprio a tutti.

Sangiovanni “Farfalle”

Al primo ascolto mi sono immaginato le nonne che provano a capire tutto il testo con le orecchie appiccicate alla tv (già non è facile per quelli della mia età, figuriamoci dopo). Bella produzione, ci sentiamo un po’ di dance anni ’90. Confezionata per aggiungersi alla lista delle sue hit, siamo curiosi di capire come l’orchestra suonerà quel ritornello bello zarro.

Yuman “Ora e qui”

C’è da dire che Yuman ha una voce della madonna. Il pezzo è un lento soul che non fa male a nessuno. Ma che neanche colpisce particolarmente.

La Rappresentante di Lista “Ciao ciao”

Radiofonicissimissima, disco, la senti una volta e capisci subito che sarà un tripudio. «Con le mani, con le mani, con le mani, ciao ciao. Con i piedi, con i piedi, con i piedi, ciao ciao». Non ce ne libereremo facilmente (e speriamo ci sia la coreografia che merita).

Mahmood e Blanco “Brividi”

Anche qui Amadeus ci tiene a precisare: «Sono un duo esplosivo all’insegna dell’hip hoppe». All’annuncio tutti li davano per vincitori così, scommettendo al buio. Sentendo questa ballad viene da pensare che sia davvero possibile.

Gianni Morandi “Apri tutte le porte”

In gara dopo 22 anni e per la settima volta, Morandi torna con un pezzo molto 60s che ricorda, vagamente, «con tutte le ragazze sono tremendo». Ci si diverte. La canzone, tra l’altro, potrebbe sostituire tranquillamente una seduta dallo psicoterapeuta: «Stai andando forte, apri tutte le porte!». Mica Ballantini lo imitava così a Striscia?

Matteo Romano “Virale”

Power ballad (ora si dice così) che mette in risalto la voce del giovanissimo che spacca su TikTok. Piacerà sicuramente ai più sensibili di quel social. Bisogna capire gli altri.

Le Vibrazioni “Tantissimo”

Parte il pezzo e una collega di un’altra testata si gira verso di me e mi dice: «Chi sono? Gli Europe?» No, Le Vibrazioni. Che anche stavolta fanno il loro, fino al prossimo Sanremo.

Fabrizio Moro “Sei tu”

Ci aspettavamo un brano di denuncia e invece è un brano d’amore in perfetto stile Moro. Arriva a un certo punto che sembra diventare Always di Bon Jovi, e poi no: torna la solita ballad di Moro.

Elisa “O forse sei tu”

A 21 anni (!) dalla sua prima e trionfale partecipazione al Festival, Elisa torna e lo fa con un brano che, si capisce subito, potrebbe replicare il risultato della volta scorsa. Vittoria o no (non vogliamo tirargliela), lascerà comunque il segno. Basta ascoltare il ritornello due volte per capirlo. Inizia un po’ Disney, fiabesca, e poi diventa colonna sonora di una scena madre del cinema italiano. Giovanna Mezzogiorno che corre, per capirci. Ottima.

Ditonellapiaga con Rettore “Chimica”

Ditonellapiaga è giovane ma ha già fatto cose interessanti e Rettore, be’, è Rettore. Pensate che non andava a Sanremo da 27 anni. Avevano annunciato che si sarebbero divertite e che avrebbero fatto divertire: così hanno fatto. Il pezzo è a cavallo tra i ’70 e gli ’80, dentro ci sono i giochi di parole della Rettore – «chimica chi chi chi chi chi chimica» – ma pure il verso migliore di questo Festival: «Non mi importa del pudore, delle suore me ne sbatto totalmente». Se Papa Francesco dovesse tornare in un negozio di dischi, non sarà sicuramente per comprare il loro.

Giovanni Truppi “Tuo padre, mia madre, Lucia”

«Giovanni Truppi è molto famoso in Francia», dice Amadeus. Sarà, aggiungiamo noi. Quota cantautore di questo Fest, ma pure quota Max Gazzè, il suo brano racconta una storia. Non punta sul ritornello facile, ma fa qualcosa di diverso. Crescerà con gli ascolti.

Tananai “Sesso occasionale”

Pezzo un po’ spaccone («Baby ritorna da me e metti via quella pistola, baby ma dai cosa c’è, quell’altra non mi è mai piaciuta») e la giusta faccia di tolla fanno sì che l’operazione funzioni, pure troppo. Se non vi fanno innervosire le z pronunciate al posto delle t (“zuzze” invece di “tutte”, per capirci), la ascolterete molto spesso.

Ana Mena “Duecentomila ore”

Dopo i tanti successi estivi, pensavamo che Ana Mena avrebbe partecipato al Festival con una ballad: invece no, eccola che canta un brano con fisarmonica e testo (anche) di Rocco Hunt. Farà rabbrividire i critici musicali, e forse già per questo ha tutta la nostra stima.

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