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Sanremo 2025, gli ascolti dei brani: crying at the discoteque

Niente rock, i rapper diventano pop e si piange sotto cassa: le nostre prime impressioni sui brani che parteciperanno al prossimo Festival

Foto: Ivan Romano/Getty Images

Mancano poche settimane a Sanremo e questo significa solo una cosa: ci sono gli ascolti dei brani in anteprima. Quest’anno le canzoni da sentire erano 30, tutte rigorosamente ascoltate di fila insieme a un gruppo nutritissimo di giornalisti. A Milano siamo finiti in quello che sembrava essere lo studio di uno dei programmi più belli della Rai: TV Talk. Vedevamo anche i colleghi romani, invece, piazzati nello studio di Affari tuoi, tra i pacchi con i nomi delle regioni.

Carlo Conti fa una breve intro e poi comincia. Di seguito le nostre prime impressioni, sapendo che cambieranno ascoltando i brani altre volte e, soprattutto, guardando le esibizioni sul palco di Sanremo. Così su due piedi, diciamo zero rock e molte lacrime in discoteca. Enjoy.

Francesco Gabbani

Viva la vita

Messaggi positivi e accordi maggiori: “Viva la vita finché ce n’è, questa vita che è solo un battito”. Dal vago retrogusto ciellino, perfetta come sigla di una soap del pomeriggio (sai che SIAE).

Clara

Febbre

Siamo in zona Diamanti grezzi (HIT), uptempo ma con del dramma inside. Si toccano temi importanti: non è da tutti titolare sulla variante australiana.

Willie Peyote

Grazie ma no grazie

Willie fa un pezzo di Willie: chitarrina latin che ricorda i Gispy Kings sotto un testo che dimostra che Carlo Conti ci ha mentito quando diceva che non ci sarebbero stati pezzi che parlano di attualità. Oltre al messaggio sociale, un’altra enorme verità: le reunion di classe da adulti hanno rotto il cazzo.

Noemi

Se t’innamori muori

Una bella ballatona classica in stile Noemi. Immaginatevela come una colonna sonora di un film di Özpetek in cui Luisa Ranieri si strucca davanti allo specchio e resta comunque figa.

Lucio Corsi

Volevo essere un duro

Chi lo segue troverà il Lucio che ama, chi non sa chi sia invece avrà l’occasione di apprezzare il cantautore con un pezzo degno della sua produzione migliore. È uno di quei brani pieni di immagini che fanno ragionare sulla vita e su che casino sia diventare adulti. Ascoltarla in periodi difficili potrebbe farvi fare un piantino (parlo per sentito dire).

Rkomi

Il ritmo delle cose

Canzone cupa che parla di un rapporto incazzato e in cui le cose possono andare male: forte il testo ma pure la melodia. Funziona parecchio, datele tempo di crescere. Anche quest’anno Mirko porta a casa a mani basse il Premio Elisa Esposito per il miglior corsivo.

The Kolors

Tu con chi fai l’amore

Leggi che tra gli autori c’è Calcutta e dici: oddio, chissà che roba sarà. Invece tranqui, raga, son sempre i Kolors: i ragazzi hanno capito come si fanno le hit e continuano su quella strada. Nello special ho sentito qualcosa di Look What You Made Me Do di Taylor Swift. Se ci fosse qui Sabrina Ferilli mi urlerebbe: «Tu sei pazza!».

Rocco Hunt

Mille vote ancora

Niente hit estive o camicie a fiori: questo Rocco si avvicina di più a Nu juorno buono e il pezzo fa il suo, tra racconto della sua terra e mandolino. Oh, alla fine inizia ad avere un’età anche lui.

Rose Villain

Fuorilegge

Ripete un po’ la formula del pezzo dello scorso anno: parte soft ed esplode nel preritornello per poi cambiare direzione. Sarà un’altra hit. Il titolo è Fuorilegge, e nel testo vengono citati i soliti Bonnie & Clyde. Mai nessuno che canti del crac Parmalat.

Brunori Sas

L’albero delle noci

Ritornello romanticissimo (“Vorrei cambiare la voce, vorrei cantare senza parole senza mentire per paura di farti soffrire”). Nelle strofe ricorda un po’ De Gregori. Vi piaccia o no il genere: ce ne fossero.

Serena Brancale

Anema e core

Siamo a una festa in Puglia e ci sono delle tipe che ballano a piedi nudi a una sagra. Credo sia la versione musicale di quello che gli americani pensano che sia l’Italia.

Irama

Lentamente

Percepisco molto hype su questo brano, una ballata tragica che racconta la fine di un amore. Si sente la mano di Blanco (l’hanno scritta insieme). È uno di quei brani che crescono molto con gli ascolti, al momento dico solo che aprire meglio la bocca quando si canta potrebbe non essere una cattiva idea.

Marcella Bella

Pelle diamante

Brano dance in cui Marcella racconta di averne passate così tante che niente la scalfisce più. “Fammi mille complimenti e stop, tanto i difetti già li so”, ma anche “Mi vedi? Star quality volitiva”, qualsiasi cosa voglia dire. Funzionerà in Europa dell’Est.

Achille Lauro

Incoscienti giovani

Sembra un classico italiano uscito dagli anni ’60, al primo ascolto capisci che è molto giusto per quel palco lì. Un inno romantico sul rimanere giovani anche quando non lo si è più: mi riferisco a voi, maschi che mettete il cappellino al contrario dopo i 35.

Elodie

Dimenticarsi alle sette

Crying at the discoteque, nel senso che la melodia del ritornello è molto ballad italiana, ma con prod elettronica. Perfetta se vi siete lasciati e i vostri amici vi obbligano a uscire controvoglia: conquistate il vostro metro quadrato sotto la consolle ed esibitevi.

Tony Effe

Damme ’na mano

Le prime note di chitarra ti fan venir voglia di urlare: “Elettra, Elettra Lamborghiniiiii”. Poi invece no: è una sorta di stornello romano sbiascicato, anche qui per capire le parole devi impegnarti. Diciamo unexpected. Dovrà farla bene live, e per bene intendiamo vestito da Rugantino.

Massimo Ranieri

Tra le mani un cuore

Cosa devi dire a Massimo Ranieri? Niente. Questo brano è un po’ teatrale, un po’ musical. Piacerà ai suoi fan. Quanto vorremmo una versione italiana di Wicked con lui che fa Elphaba, the wicked witch of the West.

Sarah Toscano

Amarcord

Parte un po’ come un pezzo di Alexia degli anni ’90, dance ma col pianoforte che fa piripiri. Nessun grande messaggio: siamo qui per coreografare alle giostre. Vincitrice a mani basse del Premio della Sala Stampa Ana Mena.

Fedez

Battito

Un po’ come i suoi feat famosi, solo che qua fa tutto lui. Nella strofa rappa, nel ritornello canta. Un pezzo sulla depressione, in cui si nominano farmaci e neurotrasmettitori. Potremmo dire tormentato. Se avete fatto studi scientifici, vale anche come ripassino di biochimica.

Coma_Cose

Cuoricini

A mani basse il titolo più bello del Festival. Parte con cassa in quattro, bella zarra e anni ’80. Viene voglia di farci ginnastica sopra, tipo i video di Jane Fonda. Il testo fa un po’ l’effetto Tropicana del Gruppo Italiano: se lo ascolti con attenzione ti passa la voglia di fare gli squat.

Giorgia

La cura per me

Quest’anno Giorgia ha deciso di spaccare con questa bella ballad scritta da Blanco. Produzione asciutta, fa tutto la voce. La senti e pensi due cose. La prima è: suona come un brano che potrebbe vincere. La seconda: allora qualcuno che sa cantare c’è ancora.

Olly

Balorda nostalgia

Ballad che esplode nel ritornello e in cui Olly fa quello che sa fare meglio: parlare di sentimenti come farebbe uno della sua età. Funzionerà al Festival, ma pure in radio e nei reel di coppia.

Simone Cristicchi

Quando sarai piccola

Il testo racconta di un figlio che parla alla madre che sta perdendo la memoria. Rispetto per la tematica e per il modo in cui viene raccontata, colpirà chi ha avuto casi simili in famiglia. Per chi cerca un pezzo da ascoltare in cuffia, ecco forse meno.

Emis Killa

Demoni

Parte come un pezzo melodico, nel ritornello sfoggia una prod dance bella zarra. Titolo alternativo: Lasciarsi agli autoscontri.

Joan Thiele

Eco

Quello che al primo ascolto mi è piaciuto più di tutti: un misto tra contemporaneo e vintage, tra spaghetti western, Mina e Tame Impala. In un Paese civile sarebbe sul podio.

Modà

Non ti dimentico

È un pezzo dei Modà. Benvenuti nel 2006.

Gaia

Chiamo io chiami tu

Potrebbe essere una vera hit di questo Festival. Ritmo un po’ brasileiro e un testo che non veicola grossi concetti ma che si piazza in testa: “Chiamo io, chiami tu, chiamo io, chiami tu”. Un po’ il “lacrime mie, lacrime tue” di quest’anno, ma pure il classico dialogo di due persone che devono prenotare al ristorante. Meno male che in Italia TikTok rimane aperto.

Bresh

La tana del granchio

Bresh è di Genova e giustamente racconta di mare, tra costumi bagnati e sirene. Ritornello molto cantabile ma occhio perché ce ne sono parecchi quest’anno.

Francesca Michielin

Fango in paradiso

Ballata sulla fine di un amore, continua un po’ il filone del suo brano Solite chiacchiere. Piano e voce sopra tutto. Probabilmente il tipo di canzone sulla quale riesce meglio. Un altro di quei brani che crescono con gli ascolti, non sarebbe male come colonna sonora di una serie teen tipo Prisma.

Shablo feat. Guè, Joshua e Tormento

La mia parola

Quota presa bene e cool di questo Festival. Parte gospel e poi diventa un brano urban che ti fa saltellare sulle ginocchia dalla prima nota. Sarà che c’è Tormento ma mi sento di dire che siamo in zona Sottotono. Mi immagino già il videoclip: camminata spavalda con outfit monocromatici in zona Calvairate.

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