Italiano Anthem, uscito nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, è il nuovo singolo di Sfera Ebbasta, e anticipa l’uscita del suo prossimo EP, Italiano. Nel testo e, in particolare, nel videoclip del brano – girato tra Capri e Anacapri e che è un po’ un remake live action di Luca della Pixar con Lambo al posto delle Vespe e tanga al posto dei bermuda – viene stilato un breve e monotono elenco di luoghi comuni sull’italianità fotografata tramite un filtro tipicamente trap. Ma il vero significato della nuova operazione di Sfera (che andrà confermato dopo l’ascolto del resto dell’EP, il 6 maggio) sembra più strategicamente rilevante della semplice autoincoronazione del musicista come signore degli stereotipi italocentrici, in grado di ghermirli tutti.
Fin dal primo approccio grafico con Italiano è subito evidente la forza di un simbolismo incentrato sul concetto di esportazione, o meglio di asporto. La copertina del pezzo, che attacca rispettosamente con un sample dell’Italiano di Toto Cutugno, rappresenta infatti una pizza margherita a forma di penisola italiana, isole comprese, decorata da un primo dittico di foglie di basilico all’altezza di Parma e Piacenza e un altro più a Sud, tra Isernia e Campobasso. La copertina dell’EP che conterrà il singolo – in modo, dobbiamo ammetterlo, fortemente coerente – omaggia l’estetica del cartone portapizza di una rosticceria aperta idealmente per l’occasione in società da Sfera e Rvssian, il producer che co-firma anche del resto dei brani.
Sfera Ebbasta è uno dei pochissimi trapper italiani che viene effettivamente ascoltato all’estero, e non certo in occasione di uno di di quei video reaction a clip di Young Signorino prima maniera, trasmesse su YouTube quasi fossero sessioni di gameplay in cui ci si scontra con un mostro finale particolarmente insidioso o sinistro.
Con questo lavoro Sfera vuole compiere un ulteriore passo. Non gli non basta più essere il più ascoltato all’estero tra i trapper italiani: vuole che la trap stessa diventi un genere musicale quintessenzialmente italiano. Grazie a Sfera, in altre parole, la trap vorrebbe assurgere a nuova categoria dello spirito italiano, pari alla predisposizione naturale per l’organizzazione della malavita o al gesticolare.
Per questo il nuovo singolo è un pezzo che riscatta l’inevitabile Tu vuò fà l’americano che è il retrogusto di qualunque brano trap italofono; anche il migliore possibile, anche quello che più ha spaccato di uno Sfera all’apice del successo e del riconoscimento planetario. Il messaggio che Sfera vuole lanciare a tutti i trapper italiani in ascolto – su cui ha un’influenza enorme e che lo guardano come i sottoposti a uno schema di marketing piramidale guardano al fondatore di Herbalife – è, bensì: Tu può fà l’italiano.
Per Sfera il trap beat is the new mandolino. La trap può e deve programmaticamente diventare italiana come lo sono la pasta o l’oro giallo, soprattutto se i suoi testi parlano spesso di fusilli o di Audemars Piguet. In Italiano Anthem vive tutto il genio delle idee semplici che vincono già in partenza; mentre quelle più articolate, bene che vada, pareggiano il bilancio con la dignità artistica solo dopo uno sforzo che, per Sfera, è ormai inutile e fuorviante.
La banalità dei concetti espressi nel testo e raffigurati nel video di Italian Anthem non è dunque un bug ma una feature: l’ossessività con cui i temi sono ripetuti evidentemente serve allo scopo di Sfera come serve a un suonatore di pizzica la ripetitività del ritmo terapeutico che impone alla sua tarantata; con la differenza che Sfera vuole curare il suo ascoltatore, invece che dal morso del ragno, dal tarlo dell’originalità sonora che non vende, della complessità semantica che non acchiappa, almeno non nei numeri e alle coordinate geografiche che Sfera si è prefisso di acchiappare.
Il regno di Sfera – non a caso, Ebbasta – è un regno che vive e rivive costantemente lo stesso giorno di sole, che non tramonta mai; possibilmente da trascorrere sempre in riva al mare e avvolti da lamiere o vetroresina; un non luogo senza tempo in cui il passato si azzera e il futuro esiste, semmai, nell’eventualità che, un giorno, un archeomusicologo, rinvenendo un reperto di Italiano Anthem, possa annotare mentalmente nel suo taccuino supertecnologico ma, ahimè, non superinformato: “Verificare che la trap fu un genere musicale inventato da Gionata Boschetti, insieme alla bella vita e all’Italia”.
Allo stesso modo in cui un mago tipico, pronunciando un incantesimo stereotipato in un film fantasy, tende a ripetere ingredienti quali coda di topo, sangue di ragno o lingua di rospo, Sfera declama ferro di pistola, culo di tipa, vista su golfo. Italiano Anthem contiene la ricetta della pozione che può trasfigurare la trap in un inno non più nazionale, ma internazionale: Bro d’Italia.