Fra i tanti tweet deliranti dell’ultimi due mesi, Kanye West si era anche lasciato scappare che il 25 maggio sarebbe uscito il disco di Pusha T. E la notizia era fondata, dato che di G.O.O.D. Music Kanye è il fondatore, mentre Pusha il presidente. Ora, non aspettiamoci di certo un album all’altezza di My Name Is My Name – era impossibile replicarlo, anche per lo stesso Pusha – d’altra parte però è impossibile (e non è mai successo) che il rapper di Harlem potesse firmare materiale scadente.
DAYTONA continua col vizietto di campionare dischi Motown (Come Back Baby spicca davvero di molto sugli altri sei pezzi) tenendo così vivo, vegeto e in perfetta salute il rap quello vero, quello che non ha niente a che vedere con quell’altra roba SKRRRT che si sta inglobando tutto. Per quanto poi sugli unici due featuring ci siano scritte in oro le parole Kanye West e Rick Ross, Pusha dà il meglio quando non deve condividere con nessuno le barre. E più è introspettivo il beat, più Pusha si apre. Come succede in Infrared, che del disco è la signora indiscussa.
Ma per quanto il tweet di Kanye abbia fatto il caos, l’effetto non sarà mai tanto hype quanto a un disco di A$AP Rocky dove dentro praticamente c’è l’empireo dell’hype. TESTING, scritto anche lui in caps lock, è uscito lo stesso giorno di DAYTONA, ma a differenza di quest’ultimo raccoglie gente che per mettersi davanti a un microfono deve proprio averne la voglia.
Sparo giusto due nomi a caso: FKA twigs (si mette pure a fare i suoi acutini in Fukk Sleep), Frank Ocean (Rocky è riuscito a farlo rappare in Purity), Skepta (Praise The Lord conferma che lui e Rocky sono una combo mortale se messi insieme). Va da sé che la regola dell’hype su DAYTONA e TESTING si applica per i territori al di fuori della giurisdizione di Calcutta.