Amanda Knox a casa di Eddie Vedder e sul palco con Mike McCready dei Pearl Jam | Rolling Stone Italia
La band degli innocenti condannati

Amanda Knox a casa di Eddie Vedder e sul palco con Mike McCready dei Pearl Jam

È una storia che comincia in un carcere di Perugia e finisce a Seattle. C’entrano strumenti immaginari, canzoni scritte su rotoli di carta igienica, le falle del sistema giudiziario

Amanda Knox a casa di Eddie Vedder e sul palco con Mike McCready dei Pearl Jam

Amanda Knox e Mike McCready

Foto: Marco Ravagli/Future Publishing via Getty Images (1), Kevin Mazur/Getty Images (2)

Quand’era in prigione in Italia, accusata dell’omicidio di Meredith Kercher, Amanda Knox cercava conforto nel canto. «La gente nelle altre celle ha imparato a riconoscere la mia voce prima ancora di sapere che ero io», dice Knox ricordando il periodo di reclusione. «Si sporgevano dalle celle verso il corridoio e chiedevano questa o quella canzone. Per un po’ sono stata una specie di jukebox umano». Quando un cappellano del carcere le ha insegnato a suonare il pianoforte, ha cominciato a esercitarsi in cella su una tastiera disegnata sulla carta.

È una storia non troppo dissimile da quella di Eddie Lowery. In galera negli anni ’80 con l’accusa di stupro da cui alla fine è stato scagionato, suonava la chitarra regalata dalla madre. «Di notte sentivo in cuffia le radio rock e immaginavo d’essere sul palco con quei gruppi e la mia chitarra».

E poi c’è Bill Dillon, che ha scritto la sua prima canzone su un rotolo di carta igienica in una cella d’isolamento in Florida negli anni ’80. Il pezzo si intitolava Black Robes and Lawyers, lo ha rifinito usando l’attrezzatura donata dai Lynyrd Skynyrd. «In buona sostanza diceva: perché nessuno mi ascolta?». Dillon è stato ingiustamente condannato nel 1981 per omicidio e nessun magistrato (black robes), né avvocato (lawyers) ha creduto alla sua innocenza.

Dopo quasi quattro anni di carcerazione preventiva, Knox è stata assolta dall’accusa di omicidio nel 2015 (a gennaio 2025 è stata condannata in via definitiva per aver calunniato Patrick Lumumba a una pena di tre anni già scontata tra il 2007 e il 2011, ndr), Lowery nel 2003 dopo nove anni di galera, Dillon nel 2008 dopo ben 27 anni. La musica che sognavano di fare durante il periodo di reclusione è diventata reale: ora fanno parte della Exoneree Band che di recente si è esibita in occasione della Innocence Network Conference di Seattle con Mike McCready dei Pearl Jam.

«È stato un misto di sentimenti che andavano dalla gioia al dolore», dice il chitarrista. È stata la moglie Ashley O’Connor, che preside il consiglio di amministrazione del Washington Innocence Project, a coinvolgerlo. «La musica è fondamentale nel processo di guarigione».

La Exoneree Band ha cominciato a esibirsi nel 2011 a un evento a Cincinnati, suonando proprio la canzone scritta da Dillon sulla carta igienica. «Abbiamo organizzato una specie di talent tra gli imputati assolti di tutto il Paese», racconta Lara Zarowsky, direttrice esecutiva del Washington Innocence Project. «Ci sono un sacco di talenti nella nostra comunità, la musica è uno dei modi usati per superare il trauma del carcere».

Nella prima formazione c’erano Lowery (chitarra solista), Dillon (chitarra e basso), Darby Tillis (voce e basso), Antoine Day (voce e batteria) e Raymond Towler (chitarra e tastiere). In totale si sono fatti 85 anni di ingiusta detenzione. «Avevo un po’ di canzoni da parte, non è stato difficile», dice Dillon, che è in pausa dal gruppo in attesa di un trapianto di cuore. «Lo scopo è sensibilizzare l’opinione pubblica circa le condanne ingiuste».

Da allora la band si è esibita agli eventi dell’Innocence Network in tutto il Paese e ovunque potesse. Jim Tulio, che ha vinto un Grammy, ha prodotto il disco solista di Dillon del 2014. Tillis è morto nel 2014 e Dillon non suona più, ma sono ancora considerati in qualche modo parte della band, che ora vede alla voce Knox e al basso Ted Bradford, che ha dovuto aspettare 10 anni e la prova del dna perché la sentenza di condanna per stupro fosse ribaltata.

Lo scorso 5 aprile hanno suonato al Rabbit Box di Seattle con ospite McCready alla chitarra. «Abbiamo fatto un paio di pezzi dei Pearl Jam», racconta, ovvero Black e Yellow Ledbetter, con vocalizzi di Knox. «Non mi capita mai di suonare queste canzoni senza i Pearl Jam, ma l’occasione era importante. Mi sono ripromesso di fare tutto quello che quei ragazzi volevano. Sono onorato di far parte di questa cosa».

Knox, che è di Seattle, conosce i Pearl Jam da anni. «Sostengono da tempo la battaglia di chi è stato condannato ingiustamente e mi hanno contattata quando sono tornata a casa», racconta. «Il primo exoneree che ho conosciuto è stato tramite i Pearl Jam. Era Damien Echols (uno dei West Memphis Three, ndr), l’ho incontrato a casa di Eddie Vedder. Esibirmi con Mike sul palco del Rabbit Box è stato favoloso». Secondo McCready, Knox «ha un bell’intuito musicale, coi suoi vocalizzi ha aggiunto a Black una dimensione di dolore, bellezza e magia che ho cercato di seguire».

A Seattle hanno fatto anche dei pezzi originali di Lowery tra cui Name of Justice, sulla crisi del sistema giudiziario americano, e My Cell, che parla delle notti passate ad ascoltare la radio immaginando di suonare al fianco dei suoi eroi, un sogno che si è realizzato trovandosi sul palco con una leggenda del rock anni ’90.

Ora Knox vorrebbe dare alla band alcune canzoni inedite che ha scritto. Di recente ha pubblicato l’autobiografia Free (intervista a questo link) e ha collaborato con Chris Ballew dei Presidents of the United States of America. «I musicisti di questa band sono uniti da un legame speciale. È una gran cosa avere la possibilità di raccontare le nostre storie e di farlo usando una forma d’arte. È una cosa che mi è sempre stata d’aiuto».

Da Rolling Stone US.