Immaginate una casa a Caprarola (CAP 01032), paesino laziale di contadini amanti delle nocciole e delle arti; figuratevi tre bambini, siamo a cavallo degli anni 70/80: Piero, primogenito, bruno, occhi vispi e temperamento da ariete che sfonda, Stefano, bello e bravo, forse con una dote rara (l’orecchio musicale) e Annamaria, l’unica femmina, capelli lunghi e dritti, probabilmente la frangetta, che osserva i fratelli: un po’ li odia, un po’ li adora.
In questa casa i genitori hanno da fare: Claudio è un ingegnere che preferisce insegnare elettrotecnica alle superiori, Agnese è una donna eccezionale che sa fare tutto, anche la maestra elementare. E il ragù. Lo sentite il profumo di quel ragù che si mischia alle tagliatelle? Piero se lo ricorda, mentre si esercitava al pianoforte, proprio la domenica, quando gli amici di scuola erano al campetto a giocare a calcio. Pure Stefano era lì in sala, luci morbide e arancioni, e spesso improvvisava sulla tastiera, perché aveva sentito un suono, un’armonia, qualcosa da ripetere… Annamaria stava in giardino, sotto il glicine, perché mamma Agnese aveva il tocco magico anche per le piante, e oggi quella magnolia microscopica che guardava da bambina, sognando di suonare il violino, è diventata un grande arbusto.
Caprarola, tutto nasce da lì. Dal desiderio di due genitori estranei alla musica ma appassionati di qualità e armonia, che preferiscono provare a educare i figli con le note musicali, sperando di destinarli più a un palco, che alla raccolta delle nocciole. E ci riescono. Non è necessario essere genitori per comprendere lo sforzo che Claudio e Agnese hanno fatto negli anni di formazione dei loro tre figli. Tutti vicini per età, come si usava un tempo: due maschi energici, che non si vergognavano di fare a botte con quelli di Ronciglione che gli fregavano le ragazze caprolatte (“forse ci siamo menati anche con Marco Mengoni, originario di quel paese, a pochi chilometri dal nostro”), e l’ultima desiderata femmina, che a 9 anni si innamora del violinista Angelo Stefanato, in recita ai giardino di Palazzo Farnese, e sceglie lo strumento più difficile: il violino.
Claudio e Agnese non mollano mai il colpo. Eccoli sfrecciare in perenne ritardo sui 18 km che separano Caprarola dalla scuola di musica di Viterbo (“ci pareva New York”), eccoli scaricare tre piccoli musicisti in una botta sola, sedando i litigi, distribuendo i castighi, equilibrando gli elogi. Eccoli andare tutte le estati, bambini appresso, alle recite musicali ai giardini di Palazzo Farnese, perché fu proprio il cardinale, molti anni fa, a scegliere i caprolatti come maestranze del palazzo Farnese, perché avevano “le orecchie più fini”. Ecco Claudio correggere un pezzo a Piero, chiedergli se davvero vuol passare dal pianoforte al violoncello, accompagnare Stefano alle audizioni, perché quel ragazzo vince tutto, e incoraggiare Annamaria a non mollare, a coronare il suo sogno con soundtrack di Vivaldi.
Disciplina, liti tra fratelli, stanchezza, lavoro, e ore ed ore ad esercitarsi, mentre fuori il sole splende, e “gli altri, mamma, stanno a giocare…”
Poi è arrivato il trio. “Ci siamo resi conto di avere una piccola orchestra in casa! E avevamo soltanto 14 anni io, e i fratelli neppure maggiorenni”, racconta Annamaria. “Suonavamo ovunque, e i genitori certo, ci venivano ad ascoltare”.
Sereni, composti. Probabilmente soddisfatti. “Guadagnare? Mah, non ricordo”, aggiunge Stefano. “Io ho cominciato a guadagnare da quando insegno”, calcola il Maestro Salvatori, del Teatro alla Scala. Oggi Stefano è direttore d’orchestra e maestro per uno dei prestigiosi teatri italiani, adora il balletto e conosce le étoiles, insegna ai ragazzi dei licei e a molti altri, adora ancora improvvisare. Annamaria? Beh, è professoressa d’orchestra all’Accademia nazionale di Santa Cecilia, proprio come aveva deciso a 9 anni.
Ma non solo, ovviamente. Ha suonato anche nell’orchestra di Fiesole, nella Filarmonica di Roma, era la cocca di Uto Ughi, ha vinto una serie di concorsi di cui si è perso il conto e ha una figlia, Chiara (nipote unica dei nonni Claudio e Agnese!) di 18 anni, violoncellista.
Come lo zio Piero. Piero Salvatori è un musicista ma anche un compositore, crea al pianoforte, esegue al violoncello. Allergico agli studi classici, ha incontrato sul suo percorso Claudio Baglioni, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Renato Zero e molti altri maestri di musica leggera, che si sono innamorati di lui. E lo hanno voluto lì accanto, ad accompagnarli, con dolcezza e passione: ispirato, occhi chiusi, come se la musica si sostituisse al suo sangue e gli scorresse, melodioso, nelle vene. Piero è appassionato di cinema, di colonne sonore, di grandi racconti, di emozioni profonde, che vuole scrivere sul pentagramma.
Adesso ha scritto questo CAP 01032: un vortice nel passato, un regalo per Claudio e Agnese, un pensiero per i suoi genitori, per quel trio di ragazzini che suonando rinunciava al bagno al lago, per quel profumo di ragù e di glicine, e per qualcuno che sappia ascoltare una piccola storia, da Caprarola, che è già diventata grande.
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