Sono sei anni che Brenna Stevens festeggia il compleanno allo stesso modo: piange nella doccia a mezzanotte ascoltando Ribs di Lorde. Ha cominciato a farlo quand’ha compiuto 20 anni e ha sentito una certa ansia per il futuro. “Questo sogno non è dolce, arranchiamo per le strade a mezzanotte”, ripete Lorde in modo sempre più pressante nella canzone, “non mi sono mai sentita tanto sola, invecchiare fa paura”. È il tipo di esistenzialismo adolescenziale (vedi anche Royals) che ha fatto dell’allora sedicenne Lorde una sorta di portavoce della generazione Tumblr con la pubblicazione il 27 settembre 2013 dell’album di debutto Pure Heroine.
Quella che per gli adulti era una forma malinconica di saggezza, per i coetanei di Lorde è diventata una profezia. «Non è così specifica da far pensare che sono cose che capitano solo quando ai 16 anni. Succede ogni anno e ogni anno la sensazione è la stessa. Sto sperimentando la vita e non so cosa m’aspetta», dice Stevens, che oggi di anni ne ha 26. «L’album e quella canzone in particolare hanno messo radici dentro di me».
Ribs è il racconto emotivamente forte del disincanto di un’adolescente nei confronti del passare del tempo, una risorsa limitata che invece viene spesso presentata ai giovani come un lusso senza fine. Nell’ultimo decennio, il pezzo è diventato sempre più popolare presso una generazione di ascoltatori consapevoli del ritmo sempre più veloce con cui stanno consumando la giovinezza. Una tendenza online dietro l’altra e continui richiami alla mortalità, per non parlare della provvisorietà del presente, li hanno lasciati con un senso di nostalgia per le cose che devono ancora vivere, per paura che spariscano velocemente. E questa cosa Lorde lo sapeva.
«Parla di perdere l’innocenza e rendersi conto che si sta crescendo, che la dolcezza della giovinezza se ne sta andando e che abbiamo visto solo fugacemente com’è il mondo», dice Sarah Gerardi, 25 anni, che ha sentito per la prima volta Ribs quando stava finendo le superiori. «La normalizzazione delle sparatorie di massa, la didattica a distanza e l’impossibilità di vedere gli amici di persona, la costante esposizione ai social media… i ragazzi crescono in fretta perché sentono di doverlo fare. Si ha l’impressione che ovunque accadano cose tremende, si vorrebbe tornare bambini».
Lorde era una sedicenne cresciuta alla periferia di Auckland, Nuova Zelanda. Conosceva questa forma di malinconia adolescenziale, anche se in forma attenuata. Ogni sera, durante il tour di Pure Heroine, introduceva Ribs con la storia che l’ha ispirata. Mentre i genitori erano via, aveva organizzato una festicciola in casa. A notte fonda, mentre era a letto accanto alla sua migliore amica, ha realizzato che questo rito di passaggio adolescenziale comportava una perdita. «Una volta che fai una cosa da adulta non puoi più tornare indietro. Fino al giorno prima eri bambina e il pensiero di diventare adulta è terrificante. E quella paura di crescere la sento ancora».
Nei primi anni ’10 per molti adolescenti Tumblr era il posto in cui rifugiarsi per scappare da quest’ansia. «L’estetica di Tumblr era un modo per far fronte alla desolazione della realtà», dice Ty Marsh, 23 anni, ricordando i profili che hanno reso popolare l’estetica soft grunge nel 2013 e 2014. «Rebloggavano foto di macchie d’olio sull’asfalto, una faccia triste dipinta con lo spray su un muro di cemento crepato, una ragazza dall’espressione impassibile vestita di nero. Erano immagini banali e un filo deprimenti, ma erano per me un modo per cercare la bellezza in un mondo che pensavo fosse destinato alla rovina. È questo qua, mi pare, il senso di Tumblr e del tono angosciato della musica di Lorde: fare arte partendo dalla desolazione».
Siamo nel 2023 e Tumblr non conta più niente. Oggi quando Marsh vede una macchia d’olio in un parcheggio, la prima cosa che pensa è che quell’immagine avrebbe fatto il botto su Tumblr, il secondo pensiero è che quella roba finirà prima o poi nell’oceano contribuendo «al disastro climatico pressoché inevitabile che ci aspetta». Ma ancora oggi, se si cerca “Ribs di Lorde” sul sito, si ottengono le stesse immagini sgranate e soft grunge sovrapposte alle medesime parole sul crescere.
Gli influencer dell’epoca pre Instagram e pre TikTok erano questi teenager che, nascosti dietro ai loro account di Tumblr, curavano con dedizione una sorta di romanzo di formazione online facendola passare per una attività fatta a caso. Le persone ritratte nelle foto erano solitamente bianche e magre, i loro volti spesso nascosti. Era fotografate di spalle, a volte si vedevano solo i collant strappati sotto le gonne a pieghe di American Apparel, coi calzini alti fino al ginocchio che spuntavano dai Dr. Martens. L’alone di mistero era fondamentale.
Mentre artisti come Marina and the Diamonds e Lana Del Rey abbinavano la musica a un’estetica precisa, altre figure della corte reale del pop alternativo imboccavano la strada del minimalismo. Lorde non compare nemmeno sulla copertina di Pure Heroine, né i 1975, i Neighbourhood o gli Arctic Monkeys sono sull’artwork dei loro dischi d’epoca. «I social ci hanno spinti a ragionare in termini visivi», ragiona Jared Burton, 30 anni, «ma all’epoca la mancanza di immagini ha giocato a favore» di canzoni come Ribs.
Il pezzo non è mai stato pubblicato come singolo (tranne quand’è stato selezionato come iTunes Single of the Week) e quindi non c’è un video che ne determini l’identità visiva. «Stava quindi alle persone e alla loro creatività interagire con una canzone dall’impatto emotivo forte», dice Burton. «Cosa significa per te questo pezzo che non ha alcun corrispettivo visivo? Non è solo “invecchiare fa paura”. È anche “sei l’unico amico di cui ho bisogno”. Mette assieme vari aspetti di ciò che significa crescere».
Per Stevens, prima che significasse lacrime nello scarico della doccia, Ribs significava periferia. «Facevamo dei gran giri in auto e ci fermavamo nei parcheggi. Avevamo addosso la malinconia tipica degli adolescenti pensando che avremmo lasciato la città e vissuto altrove». Per Caitlin McCauley, che di anni ne aveva 19, la canzone evoca la cameretta la sera del diploma, quando seduta sul pavimento si è messa a piangere pensando a un futuro che arrivava a una velocità pazzesca. «Questa canzone ha l’effetto di uno pugno allo stomaco anche per via della ripetizione», spiega. «“I want ‘em back, I want ‘em back, the minds we had”. Per me ha un significo talmente forte che ogni ripetizione enfatizza il desiderio delle cose che mi mancano».
Per Gerardi, il primo ascolto della canzone è stato ancora più viscerale. «Sembrava una profezia sul fatto che avrei perso di vista la mia migliore amica. La canzone sembrava dirmi che, per quante cose noi due avessimo condiviso e vissuto assieme, alla fine non sarebbe stato abbastanza. Stavo uscendo dalla fase dei pigiama party ed entravo in quella in cui si andava in giro in auto e si faceva quel che si voleva. All’improvviso il mondo sembrava grande e pieno di possibilità, solo che io non sapevo in che direzione andare».
Si sarà pure immedesimata nel pezzo quand’era una ragazza che si apprestava ad andare al college, ma perdere i primi anni della post-adolescenza a causa della pandemia è stato ancora più devastante. «Stavo per entrare nell’età adulta e improvvisamente il mondo s’è fermato», dice Gerardi. «Stavo cambiando e non avevo idea di come esprimerlo. Volevo essere libera, sentirmi giovane, ma non avevo un posto dove andare».
Nel dicembre 2019, pochi mesi prima della pandemia, Ribs era sopra i 100 milioni di stream su Spotify. Negli ultimi tre anni è arrivata a 300 milioni. Nell’agosto 2023, un mese prima del decimo anniversario dalla pubblicazione, ha superato i 500 milioni, 100 dei quali accumulati negli ultimi nove mesi. È la quarta canzone più ascoltata di Lorde dopo Team e Royals (da Pure Heroine) e Green Light (da Melodrama). È dal 2013 che in migliaia la cantano: “Sei l’unica amica di cui ho bisogno, condiviamo il letto come bimbe ridendo finché non ci fa male la pancia, anche se non sarà mai abbastanza”.
«Non so se Lorde ha intuito cosa sarebbe diventata questa canzone», dice Burton. «A me pare un modo intelligente di esprimere la sensazione di incertezza che proviamo tutti quanti riguardo il futuro». L’impennata d’ascolti può essere attribuita almeno in parte alla platea di teenager che l’hanno scoperta negli ultimi anni. In fondo, scoprire musica grazie alle versioni velocizzate su TikTok è un po’ come scoprire le canzoni sulla dashboard di Tumblr nel 2013. Ribs è stata usata su TikTok in 800 mila video, giusto per dare un ordine di grandezza alla sua risonanza.
«Esprimono le mie emozioni. Le ho impacchettate e date a qualcun altro. Quando le persone iniziano ad abitarle è come se venissi eliminata dall’equazione», ha detto Lorde nel 2014 parlando di Pure Heroine. «Quando le canzoni vengono liberate nel mondo, non sono più solo mie. Non sono più private. In qualche modo, diventano di chi darà loro un significato personale».
A 26 anni d’età Lorde è andata oltre l’esistenzialismo adolescenziale. In Stoned at the Nail Salon, uno dei singoli del suo terzo album Solar Power, canta che “la musica che ami a 16 anni non ti piace più quando cresci”. Nel frattempo, la canzone che ha scritto quand’era una teenager nevrotica ha trovato un nuovo pubblico. «Era una di quelle canzoni da chiudere gli occhi e nuotarci dentro. L’ascoltavo a tutto volume in cuffia ai tempi del liceo, aveva la capacità di avvolgermi completamente», dice Chase Bristol, 25 anni, nel ricordare il primo incontro con Ribs e la sua atmosfera. Allora aveva 15 anni, ma continua ad ascoltarla: «È come un’amica che sono sempre felice di vedere».
La familiarità evocata dalla canzone è una delle sue qualità migliori e lo si capisce anche dal rito di compleanno di Stevens. «Posso essere ovunque e avere altri interessi e conoscere nuove persone, ma resterò sempre quella sedicenne. Quand’ero adolescente trovavo spaventoso pensare che sarei rimasta uguale, ora invece mi conforta sapere che ci sarò sempre per me stessa».
Anche Lorde ci sarà. Qualche anno fa mentre ascoltava Ribs come da tradizione sotto la doccia, Stevens ha sentito che qualcosa che non andava. «Ho scoperto che mi ero lussata una costola (“rib”, in inglese, ndr). Me l’ha detto la dottoressa da cui sono andata il giorno del mio compleanno, dopo essemi fatta il solito pianto. E ho pensato: cavolo, ‘sta donna sta prendendo il controllo della mia vita».
Da Rolling Stone US.