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CCCP e il tour d’addio: «Non siamo servi del pubblico, c@zzi vostri se non vi piace»

«Siamo vecchi, le cose finiscono». Ferretti, Zamboni, Annarella e Fatur hanno presentato gli ultimi sette concerti della loro storia. «A Zamboni ho detto: se muoio sul palco ricordatevi che siete i CCCP. E Massimo mi ha risposto: sono buoni tutti a morire, più difficile è resuscitare»

Foto: Luca Del Pia

«Non doveva accadere e invece è successo». Così i CCCP avevano spiegato la loro reunion, definendosi una cellula dormiente improvvisamente risvegliata. Ora, però, sembra che il loro ritorno abbia assolto la missione punk di riportare scompiglio sulla scena musicale, culturale e, al contempo, risvegliare anche la nostalgia per un’epopea che sembrava relegata ai libri di storia. Il 28 marzo uscirà la registrazione audio e video del Gran gala punkettone, uno spettacolo epocale tenutosi a ottobre 2023 a Reggio Emilia – quasi 34 anni dopo l’ultimo concerto – in occasione dell’apertura della mostra Felicitazioni ai Chiostri di San Pietro, che ha attirato quasi 50 mila visitatori. Prima dell’uscita, il 21 marzo, ci sarà una speciale proiezione al Teatro Valli di Reggio Emilia, con la band presente in sala. Non solo: i CCCP hanno annunciato il loro ultimo tour che partirà il 30 giugno dal Circo Massimo di Roma e si concluderà il 30 luglio al Teatro Antico di Taormina, per un totale di sette date che, a detta loro, rappresentano l’addio definitivo.

«Questa è l’ultima conferenza stampa dei CCCP». All’Arci Bellezza di Milano, la conferenza stampa si apre con un momento surreale: qualcuno segnala che nei bagni è stato dimenticato «un ombrellone LGBT». Giovanni Lindo Ferretti, come sempre in bilico tra mistica e nichilismo, chiarisce: «La vita non dura che un istante e ha connotazioni fisiologiche. Tutto è nato con Felicitazioni, una mostra-mostro, ed ero convinto che fosse l’ultima. Trovarmi di fianco a Zamboni è stata una scarica elettrica. Ho ricostruito la mia vita. Annarella è una deità, Arci Bellezza è lei. Con Battagliero ho scoperto che è un pezzo da far invidia alle grandi orchestre di liscio. Nel frattempo ho avuto un infarto, quando Zamboni l’ha saputo c’è finito anche lui all’ospedale. Siamo vecchi. Le cose hanno un termine».

E sul tour: «Già questi sette concerti non sono semplici, non ho detto di no perché la mia volontà è indifferente, però c’è una questione di dignità di questi quattro esseri strepitosi sul palco. Le cose devono finire, ma per finire necessitano di una cerimonia». E con tono più leggero: «A Zamboni ho detto: se muoio sul palco è una figata, ma non fate cose patetiche, ricordatevi che siete i CCCP. E Massimo l’ateo infame mi ha risposto: sono buoni tutti a morire, più difficile è risorgere». Un epitaffio perfetto per la band che ha sempre flirtato con l’estetica della caduta. E infatti chiosa: «È cominciata tra le rovine di Roma e finisce tra quelle di Taormina».

Massimo Zamboni riporta tutto a un piano più politico: «Nel 1990 i blocchi sembravano superati per una pace duratura. Come 35 anni fa ci ritroviamo con un comunicato da leggere. Siamo l’unico Stato socialista ad aver rispettato il Piano quinquennale. È impressionante anche per noi quello che è successo. Il ricrearsi di una moltitudine, l’affetto di tanti ragazzi afflitti come noi da mancanza d’aria. E gli adulti con le nostre canzoni come colonna sonora. Ma attenzione, altre chiamate non ce ne saranno». La nostalgia è bandita: «Non abbiamo composto canzoni nuove. Non è una storia da rilanciare nel futuro. Ci saranno ancora i CCCP anche in nostra assenza».

A fargli da contraltare è Fatur, con la consueta ironia dadaista: «Ho iniziato facendo vedere il culo, non sono cambiato tanto se non arricchendo la meccanica della performance e usando gli attrezzi di lavoro. Grazie ai CCCP ho potuto esprimere la mia arte da stripteaser maschile. È cabaret padano-berlinese. E abbiamo proposto uno spettacolo filosovietico ancora in parte inesplorato». Ferretti: «Le canzoni dei CCCP sono diventate preghiere. Hanno avuto la funzione che un tempo aveva la poesia. Come se fossimo dei bardi di una generazione. Il pubblico nuovo ci ha dato un’energia incredibile, possiamo consolarlo per un periodo ma poi è giusto che ognuno vada per la propria strada».

Il discorso, come prevedibile, si è allargato all’attualità, con Ferretti che ha ribadito il distacco dal presente: «Ho smesso di leggere i giornali e i telegiornali. Ho iniziato dicendo: il mondo va a puttane. Non a caso cantavamo “il mondo si sgretola” ed è successo. Negli ultimi dieci anni la mia massima aspirazione era stare agli arresti domiciliari. Quando ci sono i CCCP non c’è Giovanni Lindo Ferretti. Con loro ottengo molto di più di quando sono da solo, ma io esisto anche oltre ai CCCP». In seguito, però, le sollecitazioni dei giornalisti lo riportano anche a esprimersi sul presente: «Il mondo va a puttane, ma noi non siamo servi del pubblico. Se il pubblico dei CCCP ha problemi con i CCCP di oggi, cazzi loro, troveranno il modo di risolverlo. L’omogeneità non c’è più neanche nelle famiglie, sul riarmo dell’Europa si rompono anche dei fidanzamenti. Comunque, noi non siamo servi del pubblico, al massimo possiamo arrivare a una sana scissione. C’è sempre stata, se ricordate al Leoncavallo (anche allora vennero contestati da una parte di pubblico, nda). Siamo padroni della nostra storia e non inclini a compromessi».

In questo senso, Ferretti non ha mancato di dire la sua anche sul conflitto ucraino: «Se c’è pericolo dell’invasione russa? Rispetto a Ucraina e Russia negli ultimi tempi sono sempre d’accordo con Marco Travaglio. Che è strano. La storia di quella invasione è iniziata molto prima di questa invasione. Lo disse Silvio Berlusconi, lo dice Massimo Cacciari. Io ho avuto paura molto tempo prima che i russi entrassero in Ucraina quando la chiesa ortodossa ucraina fece uno scisma religioso. Per motivi politici. A me ha posto tanti brutti pensieri. Sì dà la colpa alla Russia di tutte le cose negative, quando Breznev e Chruscev erano ucraini. Stalin veniva dalla Georgia. C’è troppa falsità in giro e la verità non è mai ovvia e semplice. Poi la Russia non era al collasso e Putin una controfigura, come ci raccontavano? C’è molta confusione. In fondo sono il declamante dei CCCP, se non finisco incazzato e urlando che declamante sono?».

Non è mancata neppure una domanda su una possibile reunion dei C.S.I., con Ferretti che ha annuito, ma poi ha avvertito al suo fianco il lungo sospiro di Annarella ed è corso ai ripari: «Di fianco ad Annarella di queste cose non si parla». E la benemerita soubrette ha riportato tutti in riga: «Siamo fuori tema. Noi ci confrontiamo nella complessità, chiudiamo una storia importante. Prendiamo consapevolezza di questo fenomeno». Ancora più realista Zamboni: «Mi sento come una casalinga che ha messo a posto tutto quello che ha stirato e dice: questa l’abbiamo fatta e non me la tocca nessuno».

L’ultimo tour sarà la cerimonia per chiudere il cerchio. Dopo, ognuno tornerà per la sua strada. Ma intanto Ferretti ha risposto a muso duro anche su un’altra polemica che ha coinvolto la band: «Non voglio fare concerti gratuiti. È un lavoro che va pagato. Ti togli soldi per vedere qualcosa che ti accrescerà, altrimenti stai a casa». CCCP – Fedeli alla linea, fino all’ultimo respiro.

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