Il Sud degli Stati Uniti è un groviglio di contraddizioni culturali che da un paio di secoli alimentano il fuoco della politica americana e di recente hanno ispirato alcuni fra i dischi migliori dell’anno. La storia musicale americana nel 2024 è infatti legata strettamente al Southern rock, sia nella declinazione classica che in quella indie.
Katie “Waxahatchee” Crutchfield (originaria dell’Alabama) e Jake “MJ” Lenderman (della North Carolina) hanno pubblicato due fra i dischi migliori dell’anno, rispettivamente Tigers Blood e Manning Fireworks. In entrambi i casi, è rock del XXI secolo scritto e suonato con una sensibilità decisamente sudista. Lo stesso hanno fatto Brittany Howard (Alabama) e Sturgill Simpson (Kentucky), entrambi fan di Prince. E poi Rosali Middleman (North Carolina), Margo Price (Illinois > Tennessee), Billy Strings (Michigan > Kentucky > Tennessee), Hurray for the Riff Raff (New York > New Orleans), per non parlare di Willie Nelson, dell’amichetto di Bruce Springsteen Zach Bryan e di una quantità di artisti considerati country che hanno rafforzato la tesi secondo cui il miglior rock, come si diceva un tempo della marijuana, cresce sotto la linea Mason-Dixon. Nel 2024 il Southern rock ha avuto persino un impatto politico, a volte in maniera entusiasmante e altre meno.
Che cosa sta succedendo? Qualche elemento, per cominciare. Come sottogenere e/o categoria di marketing, l’etichetta Southern rock è sempre stata debole, se non assurda, dato che il rock’n’roll è di fatto musica del Sud: presente Little Richard (Georgia), Sister Rosetta Tharpe (Arkansas), Tina Turner (Tennessee), Elvis Presley (Mississippi) o Chuck Berry (Missouri)? Il rock’n’roll è poi migrato verso nord e verso ovest e si è trasformato, dal punto di vista razziale e stilistico, dando vita a scene che sono nate e scomparse col tempo. Per un attimo, negli anni ’70, i fan del rock più esigenti, da una costa all’altra degli States, hanno piazzato i classici del Southern rock registrati da Allman Brothers Band, Marshall Tucker Band, Charlie Daniels Band, Outlaws e Lynyrd Skynyrd accanto agli LP di Grateful Dead, Eagles, Poco, Neil Young, Flying Burrito Brothers e The Band. Per non parlare dei dischi country-soul di Arthur Alexander, Swamp Dogg e Tony Joe White e di quelli di outlaw country di Willie Nelson, Waylon Jennings e Jessi Colter. Tutti album nati distillando i suoni e la mitologia del Sud in musiche che, in definitiva, erano semplicemente americane.
La rappresentazione da parte di alcuni gruppi della rebel flag come simbolo di orgoglio sudista senza implicazioni razziali ha danneggiato il sottogenere del Southern rock. Quel che per alcuni poteva simboleggiare un nuovo Sud progressista, in altri evocava la nostalgia retrograda per il periodo precedente alla Guerra Civile, se non addirittura una manifestazione di razzismo palese. È uno dei tanti argomenti affrontati in Southern Rock Opera, pietra miliare dei Drive-By Truckers del 2001, che quest’anno è stato ristampato su vinile con un mastering finalmente degno. «Purtroppo è più attuale oggi di quando l’abbiamo pubblicato, per via delle implicazioni razziali nella politica odierna», mi ha detto Patterson Hood prima di partire con la sua band (originaria dell’Alabama) per un un tour dedicato al disco.
MJ Lenderman è cresciuto con le canzoni dei Truckers e quando suona la loro influenza si sente, insieme a quella di Neil Young e The Band, musicisti le cui origini canadesi hanno ulteriormente complicato la definizione del concetto di Southern rock. Lenderman non parla di politica quanto i Truckers, il suo storytelling ricorda scrittori sudisti come Larry Brown e fotografa personaggi discutibili con una certa empatia. In Wristwatch ad esempio evoca un machismo da idiota spaccone citando in modo ammiccante l’Hippodrome Horse Complex della Carolina del Sud, un complesso ippico che calamita gli aspiranti cowboy di periferia. In Manning Fireworks, che dà il titolo al suo disco, viene detto con amarezza a un seguace fervente della Bibbia: “Uno di questi giorni ammazzerai un uomo solo perché t’ha fatto una domanda che non capisci”.
Patterson Hood è un grande fan di Lenderman e dei Wednesday, la band di Lenderman e di Karly Hartzman che lo scorso anno ha pubblicato il gioiello Southern rock Rat Saw God. L’altro grande album di rock sudista del 2023 è stato Weathervanes di Jason Isbell, che ha iniziato suonando coi Truckers. È significativo il fatto che Isbell sia stato invitato a esibirsi alla convention nazionale dei democratici di quest’anno. Su uno sfondo con l’immagine di una bandiera gigante appesa a un fienile, ha cantato Something More Than Free, il suo inno al malcontento dei lavoratori che parla di un uomo che viene spremuto a tal punto da essere troppo esausto persino per andare in chiesa la domenica. Hood e i Truckers hanno suonato a una festa per i delegati organizzata da Mark Kelly e Gabby Giffords (entrambi dell’Arizona). Naturalmente, anche i conservatori volevano che il rock del Sud li rappresentasse. Alla convention nazionale repubblicana Kid Rock ha cantato pezzi di Hank Williams Jr. e dei Run-D.M.C. tra un coro a sostegno di Trump e l’altro, mentre i Sixwire di Nashville hanno suonato Midnight Rider degli Allman Brothers insieme ad America First di Merle Haggard. Una recente pubblicità di Trump che reclamizzava monete “d’argento” da 100 dollari con la sua effigie aveva una colonna sonora Southern rock decisamente campagnola.
Sono del Sud e quindi rientrano nella definizione di Southern rock anche band come B-52’s e R.E.M., sudisti dichiaratamente progressisti sia nel sound che nell’immagine che solo di rado includeva cappello Stetson e stivali Tony Lama. Per non parlare di veterani come i Big Star (Memphis) e dei dB (North Carolina > New York), freschi di reunion e di ristampa dei loro due LP fondamentali dei primi anni ’80, e di cantautrici come Lucinda Williams. Anche questi elementi costituiscono le fondamenta del nuovo Southern rock. Ci sta quindi sentire Michael Stipe e Jason Isbell suonare canzoni dei R.E.M. a un evento di Harris e Walz, come è accaduto a Pittsburgh in ottobre. Hanno anche cantato Hope the High Road di Isbell, una preghiera di rifondazione intrisa della speranza di creare “un mondo in cui vorresti vivere”. Per certi versi, un discorso alla nazione più convincente di quelli fatti dai politici quest’anno. Con la speranza che l’America riesca a coglierne il messaggio.
Da Rolling Stone US.