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Chi era davvero Scatman John?

Oggi, l'uomo che fece della balbuzie il suo più grande punto di forza avrebbe compiuto 76 anni. È il caso di dire Ski-Ba-Bop-Ba-Dop-Bop.

Quella di Scatman John è la storia di un uomo noto a tutti ma che in fin dei conti in pochi conoscevano. Un uomo che ha passato quasi tutta la vita nell’ombra e che poi di botto, per puro caso, è diventato una star di fama mondiale. E proprio grazie allo strumento di cui si è sempre vergognato di più: la bocca.

Ma se non avesse preso il problema di petto, per quanto tardi nella vita, oggi non saremmo qui a parlare Scatman. «Lo scat mi ha permesso di balbettare liberamente» ha sempre raccontato riferendosi alla tecnica di improvvisazione con sillabe inventate sul momento. «Sono una star non “anche se” ma “perché” balbetto. Balbettare ha pagato!» Proprio oggi avrebbe spento 76 candeline, una buona scusa per capire chi era davvero quell’uomo attempato coi baffi che vedevamo in TV in mezzo a tutti i giovinastri del Festivalbar.

Ci abbiamo provato almeno tutti una volta a cantare l’intro di Scatman (Ski-Ba-Bop-Ba-Dop-Bop) ma riuscendo al massimo a sputacchiare addosso a qualcuno. Fraseggi troppo complicati su un pezzo eurodance costruito alla perfezione. Una hit nel senso più puro del termine che, quando è uscita nel 1994, è diventata un inno globale.

OK, ma come ci è finito un californiano all’epoca già 52enne su un pezzo dance fatto da due produttori tedeschi, Ingo Kays e Tony Catania? Prendendola da lontano, il motivo è sempre solo uno.

La balbuzie è sempre stata il più grande ostacolo di John Paul Larkin. Da ragazzino era già timido di suo e il non poter aprire bocca davanti a un coetaneo, senza essere preso in giro, con gli anni finisce per amplificare l’introversione.


Nasce nel 1942 a El Monte (California) e da subito s’interessa al jazz. La sua prima scelta ricade su uno strumento che possa parlare al posto suo, il piano. «Mi nascondevo dietro la tastiera perché avevo paura a parlare» era solito raccontare. Per oltre 40 anni della sua vita, John si alterna fra serate nei jazz club di Los Angeles e piccoli lavoretti da musicista sulle navi da crociera.

È nel 1984, proprio in uno di questi viaggi da intrattenitore dei passeggeri della nave, che John improvvisa per la prima volta uno scat. È una tecnica che conosce da molto tempo, da quando, da bambino, rimase colpito dai fraseggi vocali di Ella Fitzgerald in How High the Moon. Quella volta sulla nave però John, forse più alticcio del solito, decide di farlo davanti a un pubblico. Le cose vanno bene, eccome. Dal fondo della sala partono ovazioni.

Sono anni felici per Larkin, che riesce anche a trovare l’amore e coronarlo sposando Judy. Ma la vita nei jazz club ormai ha preso una piega ripetitiva e soprattutto logorante perché, mentre suona, John si distrugge di alcool e sigarette. Il suo primo album solista poi, John Larkin, un disco jazz con anche delle parti cantate e di scat, in generale si rivela un flop. Così, come un David Bowie di vent’anni prima, John decide di trasferirsi da L.A. a Berlino. Per dare uno scossone alla sua carriera e pure per ridimensionare le dipendenze.



Nella capitale tedesca John trova un terreno fertile non solo per il jazz ma anche per generi crossover (termine in generale molto di moda negli anni Novanta). Alla BMG di Amburgo, una divisione della Sony, cercano jazzisti che possano prestarsi alla dance. Da lì alla nascita di Scatman John è un attimo. Scatman (Ski-Ba-Bop-Ba-Dop-Bop) esce il 30 novembre 1994. Ci vogliono alcuni mesi prima che il singolo cominci a ingranare, ma quando cominciano a fioccare i primi #1 in classifica, la marcia diventa inarrestabile.

Senza perdere un solo attimo, il baffuto e suoi produttori si mettono al lavoro su un album, Scatman’s World, che esce nel 1995. Ne seguono altri due, registrati nei due anni successivi per non perdere l’onda del successo. Sono anni surreali per John, abituato a una vita tranquilla da turnista jazz e di colpo sballottato qua e là in ogni parte del mondo. In Giappone, il suo sorriso bonario viene stampato persino sulle lattine di Coca. Purtroppo però, la sua avventura finisce bruscamente il 3 dicembre 1999, dopo una breve e inutile lotta contro un cancro ai polmoni.

Di John “Scatman” Larkin ci rimangono quattro album, milioni di ricordi legati ai suoi brani e soprattutto la storia eccezionale di un uomo che ha fatto del suo più grande difetto un pregio.

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