Da qualche parte nell’Ucraina settentrionale, Andrii Dmytrenko indica su Zoom le ginocchiere che porta sotto la tuta mimetica. No, non sono gli abiti che indossava sul palco quando s’esibiva la sua band alt pop, gli Adm:t, ma averli gli è di gran conforto. «All’inizio della guerra il governo non passava questo tipo d’abbigliamento e d’equipaggiamento, c’era troppa gente che s’arruolava», racconta mentre s’aggira cauto fra cumuli di macerie. «La maggior parte dei musicisti che si sono arruolati non avevano mai avuto nulla a che fare con l’esercito. Era gente che girava il paese cantando, non piangendo come oggi».
Oltre alle ginocchiere, Dmytrenko ha con sé un kit di primo soccorso, occhiali tattici e altra attrezzatura: il tutto gli è stato fornito grazie a un fondo stanziato per equipaggiare i musicisti col necessario alla difesa del Paese. La cosa più sorprendente è che parte di quel denaro proviene da alcune fra le realtà più importanti del music business internazionale.
Non appena iniziata l’invasione russa dell’Ucraina, un anno fa, molti musicisti locali si sono arruolati per andare a combattere, anche quelli che non avevano fatto alcun addestramento militare (come Dmytrenko). È difficile sapere con certezza quanti siano in totale, ma circa 70-80 musicisti l’hanno fatto con l’aiuto di Musicians Defend Ukraine, un fondo di beneficenza che vede tra i fondatori la band psichedelica ucraina Lone ‘n’ Joy, i proprietari dell’etichetta indipendente Shptyal e un’agenzia culturale che si occupa di musica indie locale.
«Passato lo shock, abbiamo tutti pensato a renderci utili», racconta la fotografa Anna Evstigneeva, che è anche la manager dei Love ‘n’ Joy. «Molti musicisti non erano mai stati in prima linea, ma non hanno esitato ad andarci quando è iniziata l’invasione. Abbiamo usato tutti i contatti nell’industria musicale per avere aiuto».
A oggi, Musicians Defend Ukraine ha raccolto 270 mila dollari da distribuire a questo tipo particolare di soldato. La somma più consistente è arrivata da GVL, la società tedesca di raccolta dei diritti d’autore musicali, che ha devoluto circa 120 mila dollari. Una «donazione generosa», dice Evstigneeva, è stata fatta da Merck Mercuriadis, che si occupa di management ed edizioni (con la sua compagnia Hipgnosis ha acquisito i diritti del catalogo di artisti come Neil Young, Leonard Cohen, Justin Timberlake e altri). Attraverso un portavoce, Mercuriadis ha fatto sapere di non avere alcun commento da rilasciare, ma ha confermato la donazione. «È impressionante quanto siano mirate queste raccolte», dice Eugene Hütz, il frontman dei Gogol Bordello che è nato in Ucraina. «È la dimostrazione di quanto la gente segua da vicino la situazione».
Altri finanziamenti sono giunti da concerti di beneficenza e da musicisti ucraini come il trio heavy metal Kat. Spiega il bassista Kyrylo Brener che la sua band ha devoluto parte degli introiti derivanti dalla vendita del merchanising e dei dischi, nonché dai pochi concerti fatti dall’inizio della guerra. «Conosco ragazzi che sono nell’esercito, hanno bisogno del nostro aiuto. Cerchiamo di darglielo».
Si potrebbe pensare che i soldi raccolti vengano utilizzati per comprare armi, ma Evstigneeva insiste che non è così. «In primis, è una cosa complicata che potrebbe generare problemi, perché molte persone non vogliono fare donazioni per le armi. Abbiamo perciò deciso di non occuparcene. Esistono altri fondi stanziati a tale scopo».
«All’inizio del conflitto hanno avuto problemi a raccogliere il denaro», ammette Vyacheslav Drofa, alias Otoy, un rapper-soldato che ha descritto i primi mesi della guerra in Find My Country (“Questa è la mia terra, ragazzi dovreste andarvene / Mi mancano i nostri venerdì, baci, tramonti, nessuna voglia di dormire”). «Era difficilissimo spiegare alla gente che non era un modo per finanziare la guerra, ma una raccolta di fondi per aiutare gente che stava effettivamente difendendo il Paese e a cui all’inizio mancava tutto».
Il denaro del fondo è stato utilizzato per fornire ai musicisti-soldati droni, lacci emostatici, abbigliamento tattico da combattimento, elmetti, visori notturni, walkie-talkie e cannocchiali. Pavlo Nechitaylo, cantante e chitarrista che ha prestato servizio nell’esercito per la maggior parte dello scorso anno, spiega che all’inizio non aveva nulla di tutto ciò. L’esercito gli aveva passato solo armi e giubbotto antiproiettile, ma grazie al fondo ha avuto i richiestissimi anfibi Lowa («ogni soldato ucraino sognava i Lowa, in quel momento») e una termocamera utile per la sorveglianza dei confini. Dmytrenko spera di riuscire ad avere un’auto per evacuare i feriti dal campo di battaglia; due veicoli provenienti dalla Polonia si sono rotti prima ancora di arrivare al suo battaglione.
Otoy, che ha perso un fratello a seguito dell’invasione russa, si è unito a un gruppo di volontari al posto di arruolarsi nell’esercito regolare: facendolo, ha avuto la possibilità di tornare a Kyiv per aiutare nel lavoro di soccorso e assistenza alla popolazione. Per farlo, ha dovuto procurarsi per conto proprio l’equipaggiamento da combattimento. In suo aiuto è intervenuto il fondo Musicians Defend Ukraine. «Mi hanno mandato un messaggio tipo: “Ehi, fratello, come stai? Sappiamo che stai facendo delle cose. Non importa se sei un volontario o nell’esercito; dacci l’elenco di quello che ti serve e te lo forniremo”». Dopo poco gli hanno fatto avere una mimetica e un elmetto (che è andato distrutto durante un combattimento in un campo minato, ma è stato subito sostituito con un altro).
Ora che l’Ucraina è nel pieno dell’inverno e il triste anniversario dell’invasione è vicinissimo, Musicians Defend Ukraine sta concentrando i propri sforzi sulla fornitura di generatori e abbigliamento caldo, per assicurarsi che i soldati che arrivano dai palchi e dagli studi di registrazione sopravvivano al gelo. «Le necessità cambiano molto a seconda della stagione», spiega Evstigneeva. «Vogliamo che questi musicisti tornino a suonare. Stiamo lottando per salvare le loro vite, ma anche la nostra cultura che la Russia cerca di cancellare».
Da Rolling Stone US.