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Farsi icona: la storia di ‘Like a Virgin’ di Madonna

Il 12 novembre 1984 usciva l’album simbolo della Material Girl. In un estratto in anteprima dal libro ‘Madonna Songbook’, il racconto delle session e della miscela di dedizione, talento e caparbietà che ha permesso a un’artista da discoteca di diventare una delle star più influenti del Novecento

Foto: Fryderyk Gabowicz/Picture Alliance via Getty Images

Con un album di debutto che non sta (ancora) ricevendo attenzioni, nell’autunno del 1983 Madonna guarda avanti iniziando a scrivere nuovo materiale, ben prima che Holiday e le altre canzoni del suo primo disco diventino dei successi. Avendo riconosciuto il suo potenziale, la Sire Records ha deciso di continuare a investire su di lei, pianificando un secondo album per la primavera del 1984. Vogliono continuare a promuovere un’artista in cui hanno imparato a credere pienamente, pur non avendo ancora ottenuto ritorni economici dall’intero progetto, una cosa inconcepibile nel business musicale odierno.

Per iniziare a scrivere nuove canzoni, Madonna si rivolge al fidato collaboratore Stephen Bray. Dopo una lunga gavetta insieme, è stato allontanato dalla casa discografica, escluso dalla produzione e dalla scrittura delle canzoni del primo album. Bray le è rimasto fedele e nel frattempo ha acquisito sicurezza artistica e abilità tecniche lavorando al fianco di John “Jellybean” Benitez su diverse sue produzioni. «Madonna è venuta da me e mi ha detto semplicemente “Ehi, scriviamo qualche canzone per il mio prossimo album”», ha detto Bray. «Ero pronto, disponibile e finalmente in grado di prendere parte al processo. Abbiamo lavorato nel suo minuscolo appartamento nel Lower East Side a New York, e prodotto i demo da soli, con mezzi rudimentali».

L’ispirazione dietro alle canzoni non è particolarmente sofisticata. Madonna sta crescendo come autrice, ma il suo obiettivo è semplicemente far divertire la gente. Crede nelle canzoni che sta componendo, ma sa anche di aver bisogno di materiale scritto da altri. Vorrebbe produrre il disco, ma è abbastanza intelligente da sapere che ha molto da imparare. Si esprime sulla scelta del produttore in una nota scritta a mano, in tono semiserio, diretta a Seymour Stein, leggendario presidente della Sire: «Ciao, ti ricordi di me? Sono la ragazza che usa senza ritegno la tua limousine. Se non mi dai una di quelle felpe firmo con un’altra etichetta, ma se acconsentissi ai miei desideri, allora mi piacerebbe consultarti su un’altra questione, il problema del produttore. Trevor Horn: una o due canzoni. Jellybean: una o due canzoni. Il resto è tra Nile Rodgers e Narada Michael Walden. Che ne pensi?? Ecco, sono costretta a scegliere ancora una volta un uomo. Aiutami!!! Madonna».

Mentre si trova in Inghilterra per promuovere Holiday, Madonna contatta Steve Jolley e Tony Swain, che hanno prodotto gli Imagination (Body Talk è una delle sue canzoni preferite), oltre a Bananarama e Spandau Ballet. Stanno lavorando a un album di Alison Moyet e chiedono perciò a Madonna di aspettare sei mesi. Lei però non può aspettare, ha l’urgenza di fare un nuovo disco, anche se il suo primo è fuori da pochissimo. Alla fine, la scelta cade su Nile Rodgers come produttore unico, anche per una questione di convenienza. Rodgers, oggi una leggenda vivente, è già allora uno dei nomi più importanti nell’industria grazie ai successi della sua band, gli Chic. Quando viene chiamato dalla Sire per lavorare con Madonna, è reduce dalla produzione di Upside Down e I’m Coming Out di Diana Ross, così come di Let’s Dance di David Bowie e The Reflex dei Duran Duran. Rodgers ha notato Madonna qualche mese prima: «Sono andato in un club per vedere un’altra cantante, ma quando sono arrivato sul palco c’era Madonna. Mi ha colpito la sua presenza scenica e ci siamo incontrati subito dopo. Volevo lavorare con lei e Like a Virgin mi è sembrata un’opportunità perfetta». Madonna è entusiasta di Rodgers: «Ha lavorato con così tanti tipi di musicisti e ogni canzone che ha fatto è un grande disco per quanto mi riguarda. Ha una grande passione pop e ha fatto grandi cose dance con Chic e Sister Sledge e tutti gli altri, e ha collaborato con un sacco di cantanti femminili».

Madonna ha ingaggiato il miglior produttore in circolazione, un uomo con un’enorme reputazione di hitmaker, eppure si rivolge a lui con una visione personale molto chiara, con un progetto di album già delineato. «Mi ha fatto ascoltare le demo delle canzoni che aveva preselezionato», ha rivelato Rodgers, «e con sicurezza di sé, mi ha detto: “Nile, se non ti piacciono tutte le canzoni, non posso lavorare con te”. E io ho detto: “Beh Madonna, non mi piacciono tutte, ma quando avrò finito il mio lavoro, le adorerò!”». Rodgers non teme di dire che non gli piacciono le demo preparate con Bray. «Troppe sequenze, non c’era musica dal vivo. Le ho spiegato: “Se usi questa roba, puoi ottenere al massimo canzoni pop molto carine. Se invece suoniamo le canzoni con grandi musicisti, allora possiamo portare tutto a un altro livello”. Le ho detto che il fatto di potersi esibire di fronte a una band l’avrebbe fatta affermare come una vera artista».

Nile non è a buon mercato e l’etichetta non ha un gran budget per iniziare a lavorare al secondo album, ma viene raggiunto con la Sire un bizzarro accordo economico. «Mi era stato detto che il suo primo album aveva venduto 375.000 copie. Seymour mi ha detto la verità anni dopo, erano più o meno 200.000». È un giro di affari insignificante all’inizio degli anni ’80. «La gente gravitava verso i singoli. Compravano i suoi 12”, ma nessuno toccava l’album. Così ho detto: se supero i tre milioni, dovrete pagarmi una percentuale molto più alta». L’etichetta crede sia pazzo a puntare così in alto e accetta di pagare a Rodgers un anticipo con l’opzione di un’ulteriore, enorme royalty oltre la soglia dei tre milioni di copie. Non può aspettarsi che l’album finirà per vendere molto di più.

Le session di registrazione

Appena conclusa la promozione in Europa, Madonna torna in studio il 5 marzo 1984, pronta a registrare il nuovo album. A causa della mancanza di budget, la Sire ha predisposto un fitto calendario di session ai Power Station Studios di New York. L’album viene completato in sei settimane e registrato su supporti digitali. A quel tempo è avveneristico, ma anche molto più economico rispetto all’utilizzo delle tradizionali e costose bobine di nastri. Rodgers è impressionato da Madonna fin dall’inizio. «Il primo giorno sono stato il primo ad arrivare in studio, ma non è mai più ricapitato. Madonna non mi avrebbe permesso di essere di nuovo il primo, mai. Non ho mai lavorato con una persona che rispettassi di più». Madonna vuole assolutamente essere presente ad ogni sessione e va in studio subito dopo essersi allenata nuotando in una piscina locale. Ha molto da dire, ma anche molto da imparare.

Rodgers assembla per Like a Virgin un team di musicisti affermati, tutti talenti con cui ha spesso lavorato. I suoi partner negli Chic: il bassista Bernard Edwards, il batterista Tony Thompson e il tastierista Rob Sabino. Ha poi aggiunto il beatmaker Jimmy Bralower. «Per il disco abbiamo intenzionalmente creato dei backbeat estremi», ha raccontato Bralower. «La batteria era molto acuta, la grancassa era possente: non era un normale insieme di suoni, stavamo spingendo i limiti quasi a livello cartoonesco. Madonna non aveva ancora fatto i soldi, viveva in un appartamento senza mobili. Sapeva cosa voleva. Era molto concentrata e voleva diventare un’icona. Il disco che ha fatto con Nile l’ha aiutata a diventarlo, lasciandosi alle spalle l’identità di artista da discoteca».

I cori vengono registrati con tre cantanti di talento: Curtis King (che ha lavorato con la E Street Band, Michael Jackson e Meat Loaf), Frank Simms e George Simms. I fratelli Simms sono reduci dal tour di David Bowie. Frank Simms conserva un forte ricordo di quell’esperienza: «Madonna ha subito dimostrato di avere un buon orecchio e un buon intuito. E non scherzava mai. David era un tipo che amava conversare, lei no. Quando eravamo in studio, diceva: “Il tempo è denaro e il denaro è il mio”. Non era male, ma non era ancora così abile come cantante. L’abbiamo aiutata e lei imparava volentieri da noi».

Jason Corsaro è l’ingegnere del suono del disco: «Il primo giorno in cui ho saputo che avremmo lavorato con lei, ero nell’auto di Bernard Edwards ed è passata Holiday alla radio. Prima di allora non avevo nemmeno sentito parlare di Madonna, e non credo che nessuno si aspettasse che l’album andasse così bene o che lei sarebbe diventata un’icona. Non è che pensassimo che non ne avesse la capacità, ma è stato un exploit improvviso». Corsaro, che ha lavorato con grandi artisti come Duran Duran, Iggy Pop e Peter Gabriel e ha già vinto un Grammy, ha trovato nella giovane Madonna «un’artista incredibilmente intelligente, molto capace e molto concentrata. Si è assicurata che tutto andasse esattamente come voleva. Era molto specifica al riguardo. Qualcuno la trovava invadente, io pensavo che fosse potente. Era molto determinata a far sì che il disco avesse successo. Se qualcuno suonava una parte che non le piaceva, lei lo metteva in chiaro subito e gli spiegava come lo voleva. Diceva la sua e nulla veniva registrato senza che lei lo sentisse. A volte lei e Nile spingevano in direzioni diverse, ma c’era un equilibrio. È stato un buon rapporto di lavoro». Le sessioni di mixaggio si svolgono negli stessi studi, con Madonna presente per tutto il tempo, seduta accanto a Jason Corsaro: «Nile veniva spesso, ma lei era sempre lì. Non si è mai allontanata».

L’album viene completato senza outtake. Vengono registrate solo le canzoni che Madonna sceglie personalmente: quelle che ha scritto con Bray – Angel, Over and Over, Pretender e Stay – una che ha scritto lei stessa intitolata Shoo-Bee-Doo, e tre potenziali hit composte da altri. Like a Virgin girava da mesi sui tavoli degli A&R e nessuno voleva registrare un brano con un titolo così. Material Girl è stata scritta appositamente per lei, mentre Dress You Up è arrivata con un demo presentato da due casalinghe annoiate del New Jersey, i cui mariti le avevano incoraggiate a provare a scrivere qualche pezzo. Rodgers non ha alcun controllo sulla tracklist: «Non ho materiale inedito di Madonna perché Madonna sapeva esattamente cosa voleva che finisse nel suo album. L’unica canzone che ho avuto in mente di inserire nel mix è stata una cover di Love Don’t Live Here Anymore di Rose Royce, una decisione dell’ultimo minuto».

Il risultato è una raccolta di nove canzoni diverse, ma con un suono molto specifico e coeso e un approccio concettuale che Madonna ha definito «intelligente, divertente, sexy e irresistibile. È un album molto più forte del mio primo disco. Ho scelto tutte le canzoni e voglio che siano tutte hit, senza riempitivi». Con Rodgers, Madonna si evolve musicalmente dalla disco e dall’R&B del primo album a un pop di ampio respiro, con tocchi new wave. Una formula che la porterà fuori dal circuito dei club underground e la renderà appetibile a molte più persone. Le nuove canzoni la fanno conoscere a un pubblico più vasto e, anche se le sue composizioni non sono ancora buone come le altre del disco, contribuiscono a dare all’album un senso di autenticità.

Vocalmente, Madonna cresce in sicurezza e spinge sulle note acute. C’è chi sostiene che quelle timbriche le diano una qualità simile a quella dei cartoni animati, ma l’ispirazione di Madonna sta altrove. Diana Ross deve essere sicuramente annoverata tra le molte influenze vocali che ha elaborato nel suo stile di canto di quegli anni. Con il suo timbro contralto, Ross è stata pioniera di un modo di cantare le melodie con il ritmo ed è stata molto importante per diverse generazioni di cantanti, non solo per quelle femminili. Michael Jackson, per esempio. Madonna è cresciuta ascoltando e ammirando sia Ross che Jackson, e lo si può chiaramente sentire in Like a Virgin.

L’album che non poteva non uscire

Secondo Rodgers, «quando abbiamo finito l’album, eravamo entrambi molto, molto, molto felici. Eppure le persone che le stavano intorno erano insicure. Non dimenticherò mai quando abbiamo suonato l’album e il suo manager Freddy DeMann ha detto: “Puoi metterci un po’ più di basso?”. E tutto quello che Madonna ha fatto è stato scrivere “bass up” sull’etichetta. Non abbiamo mai cambiato nulla, lo ha scritto e basta».

In verità, tutti sono entusiasti di far uscire Like a Virgin, ma succede qualcosa di inaspettato. La Sire ha programmato l’uscita per giugno 1984, ma quando l’album viene masterizzato, il debutto di Madonna inizia a scalare le classifiche. Borderline diventa il primo successo da Top 10 di Madonna e questo finalmente smuove le cose sull’album di debutto. Così, la pubblicazione di Like a Virgin viene posticipata di un paio di mesi. Poi, il primo album raggiunge la Top 10 della classifica di Billboard e la casa discografica fatica a convincere Madonna, ma alla fine ne estrae un altro singolo, Lucky Star, che a fine estate entra nella Top 5 in America. Le radio e MTV lo trasmettono in alta rotazione. A livello internazionale, Holiday si sta facendo finalmente notare. Come effetto collaterale di quel tardivo e inaspettato successo, l’uscita del secondo album viene posticipata più volte. Pensate che Madonna ne sia felice ? Tutt’altro. Ciò che le importa è far uscire la sua nuova musica.

In una recente intervista per Paper Magazine, ha rivelato che era «irritata dal fatto che un’altra mia canzone stesse andando così bene e che dovevo aspettare per pubblicare qualcosa di cui ero entusiasta. Non che non mi piacesse il mio primo disco, ma il fatto è che quando l’ho pubblicato per la prima volta, non è andato molto bene. La gente non era sicura di chi fossi e c’è stata una sorta di rinascita proprio nel momento in cui stavamo per pubblicare Like a Virgin. Ero super entusiasta di far sentire il lavoro che avevo fatto con Nile. Pensavo che ci fossero tante grandi canzoni nel disco, ma improvvisamente il mio primo album ha iniziato a diventare popolare. Voglio dire, è stata una buona cosa, ma è stato anche frustrante».

Un successo globale

Nel suo primo tentativo di concepire l’incontro perfetto tra immagini e musica, Madonna lavora col fotografo Steven Meisel e la stylist Maripol per dare all’album una copertina estremamente chiara e provocatoria. Il nome di Madonna accanto al titolo Like a Virgin è un mix esplosivo tra sacrilego e provocatorio. In sintonia con questo concetto, l’immagine di copertina ritrae Madonna sdraiata su un letto, vestita da sposa in lingerie sexy, con una cintura con la scritta “Boy Toy”. Naturalmente, e in modo del tutto prevedibile, provocherà le reazioni di parecchia gente nell’America perbenista degli anni ’80. La casa discografica decide perciò di far stampare l’immagine sul retro a testa in giù, in tal modo l’LP ha una copertina alternativa da commercializzare ed esporre sugli scaffali dei negozi di dischi più conservatori. Da entrambe le parti, Madonna è sensuale, ma non in modo stereotipato da commercio del sesso, né tanto meno sottomessa: è seducente e dominante. Madonna inizia in quel momento a giocare con le convenzioni e i preconcetti della società, proponendosi in maniera anche contradditoria. È una santa? È una puttana? Non ha paura di rischiare: «Mi piace provocare le persone, ma non la vedo come una cosa pericolosa. E se anche ci fosse un lato pericoloso, questo mi eccita ancora di più».

Una Madonna super emozionata esegue in anteprima Like a Virgin alla prima edizione degli MTV Awards, a settembre. Il singolo uscirà un mese dopo, ma lei non sta più nella pelle. La traiettoria dei suoi tre singoli precedenti puntava in una direzione: il numero uno. Ed è lì che arriva prima di Natale a supporto dell’album pubblicato il 12 novembre. Quando si presenta agli American Music Awards nel gennaio del 1985, appena un anno dopo essere entrata per la prima volta nella Billboard Top 40, è già una superstar per gli adolescenti americani. Il singolo successivo, Material Girl, è un altro grande successo e apre le porte al progetto per l’esportazione oltreoceano. Madonna si esibisce a Top of the Pops nel Regno Unito e va in Giappone per un giro di interviste e performance tv. Quando torna, l’album è al numero uno e si sono aperte le vendite dei biglietti del suo primo tour, partito dai teatri della West Coast e finito in scala molto più grande al Madison Square Garden. Nel frattempo sono usciti due film: Cercasi Susan disperatamente e Crazy for You – Pazzo per te. Tratta da quest’ultimo, il singolo Crazy for You ha scalzato We Are the World dal numero uno della classifica di Billboard. Un altro singolo, Angel, è stato accompagnato dal brano della colonna sonora di Cercasi Susan disperatamente, Into the Groove, scritto e per la prima volta prodotto da Madonna stessa con Stephen Bray. Tutto ciò nell’arco di tre mesi: un’esposizione enorme.

Tutti i media americani documentano questa ascesa spettacolare, tutti vogliono raccontare la storia di come una ballerina sconosciuta del Michigan che ha vissuto in povertà a New York è diventata una star di proporzioni hollywoodiane. La sua immagine è ovunque. Un ultimo singolo Dress You Up, viene pubblicato, a luglio e – ancora una volta – è un successo. Alla fine dell’estate, la Madonnamania attraversa l’Atlantico: con Into the Groove aggiunta all’album Like a Virgin per idea dell’allora dirigente Warner in Italia Stefano Senardi, è un impressionante successo commerciale in tutta Europa, dove esce anche un’altra canzone da Crazy for You – Pazzo per te, Gambler.

I numeri sono incredibili, ma la reputazione di Madonna tra il pubblico adulto non è così buona. Prima di tutto, è accusata di usare volgarmente il sesso per vendere musica di bassa qualità. «Penso che la gente voglia intenzionalmente vedermi come una biondina stupida», rifletteva Madonna candidamente. «Non è ammesso flirtare senza essere una testa vuota. E dicono che faccio tutte queste cose perché voglio piacere agli uomini. Lo faccio perché piace a me. Lo faccio perché eccita me». Questo atteggiamento audace ha portato a Madonna critiche per parecchi anni. Solo un uomo si espone pubblicamente in sua difesa fin dall’inizio, il suo produttore. «Qualcuno come Iggy Pop può andare in scena ed essere super sessuale e selvaggio e questo è fantastico», osserva Nile Rodgers nel 1985, «ma Madonna è una donna, quindi dicono che sia squallida. Madonna è sfacciatamente sessuale e sensuale, ma non squallida, nemmeno un po’. A mio parere, è un’eccellente cantante e musicista, un’artista seria. Sarebbe bello se alcune persone apparentemente intelligenti che conoscono la musica andassero oltre l’immagine e si appassionassero alle sue canzoni. Spero che riesca a superare le schifezze che la gente dice di lei. La maggior parte delle cose brutte su di lei le dicono gli uomini». Madonna tira dritto, senza sapere che l’aspetta una intera carriera contrastata da una micidiale misoginia.

Allegramente dedicato alle vergini del mondo, l’album Like a Virgin è uno degli album di maggior successo di tutti i tempi. È il progetto più venduto e redditizio per Nile Rodgers, che ha vinto di gran lunga la sua scommessa con la casa discografica. L’etichetta è scettica sulla possibilità di arrivare ai tre milioni di copie, l’album ne vende sette volte tanto. Per quanto riguarda la carriera di Madonna, quel disco è un punto di svolta, la fa passare dall’essere una cantante disco emergente all’essere una grande star americana con un messaggio potente. Nelle parole di Nile Rodgers, Madonna è «coinvolta nell’emancipazione delle donne e questa è stata una parte molto importante della narrazione. Perché penso che, mentre le artiste femminili facevano grandi dischi dance, in quegli anni non erano davvero interessate a far pensare alle donne: wow, non devo vivere in un mondo di uomini, posso avere la mia voce e la mia visione».

Madonna sta rompendo gli stereotipi. Ha il controllo e usa il sesso come strumento di espressione della propria forza, autodeterminazione e indipendenza. Non è solo un oggetto del desiderio, ma anche un soggetto femminile desiderante. Secondo Caroline Sullivan del Guardian, «una donna che aveva il controllo della sua vita sessuale e della sua carriera era un’idea così nuova che Madonna è diventata il fenomeno più grande che ha investito il pop e la cultura popolare in quel decennio». Legioni di adolescenti hanno un nuovo modello, una stella da adorare e un album molto gioioso. Pop in purezza, ma mai banale. C’è molta spettacolarità in Like a Virgin: un senso di giocosità che sopravvive fino ad oggi e si aggiunge all’effetto capsula del tempo che viviamo riascoltandolo. Irresistibile.

A coronare il successo di quel disco, Madonna (snobbata sei mesi prima per le registrazioni di We Are the World), viene invitata ad esibirsi allo storico concerto Live Aid. Due giorni dopo, Into the Groove esce come singolo in Europa. Cercasi Susan disperatamente ha debuttato da poco sul mercato internazionale: la palla di neve è diventata una valanga. Like a Virgin viene rilanciato pesantemente e il disco di debutto è ripubblicato col titolo The First Album. Bang, Madonna arriva al numero uno in Europa, nel Regno Unito, in Germania, in Olanda, in Italia e in Spagna. Il successo arriva dall’altra parte del pianeta, con il numero due in Giappone e Australia. Ma anche Canada, Brasile, Francia, Svezia. Le certificazioni platino e multiplatino si moltiplicano: diamante in Canada, sette volte platino in Australia, cinque volte in Italia e Nuova Zelanda, tre volte in Regno Unito e Germania, due in Francia.

Nel 1985, Madonna esplode come fenomeno internazionale con due album in classifica in tutti i mercati del pianeta, insieme ai singoli Like a Virgin, Material Girl, Crazy for You, Dress You Up, Angel, Into the Groove, e in alcuni territori con Gambler, Over and Over e Love Don’t Live Here Anymore. Da aggiungere alla lista una ristampa di Holiday nel Regno Unito, dove la canzone arriva seconda solo perché la posizione numero uno è occupata da Into the Groove. Un’altra ristampa nel Regno Unito, questa volta di Borderline, chiude il progetto con un impressionante totale di 11 singoli di successo in 18 mesi, portando l’album Like a Virgin a vendite totali di oltre 21 milioni di copie e Madonna The First Album a 10 milioni di copie in tutto il mondo.

Madonna ha suggellato questo primo capitolo della sua carriera con una nota personale, un video che è stato pubblicato in apertura dell’home video del suo trionfale Virgin Tour, un riassunto biografico che in 15 secondi racchiude perfettamente il suo percorso fino a quel momento: «Sono andata a New York. Avevo un sogno. Volevo essere una grande star, non conoscevo nessuno. Volevo ballare, volevo cantare, volevo fare tutte quelle cose, volevo rendere felici le persone, volevo essere famosa, volevo che tutti mi amassero. Volevo essere una star. Ho lavorato sodo e il mio sogno si è avverato».

Tratto da Madonna Songbook di Giulio Mazzoleni (712 pagine illustrate), Antiga Edizioni. In uscita a dicembre e già ordinabile online, contiene storia e analisi di oltre 500 canzoni della popstar con interviste ai collaboratori e informazioni inedite. © 2024 Giulio Mazzoleni/Antiga Edizioni

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