Nel 2015 Papa Francesco se ne uscì con l’album Wake Up!, spiazzando tutti gli appassionati di musica del pianeta. Su Wikipedia viene definito come progressive rock, Christian rock, pop e gospel. Il risultato consiste in basi più o meno movimentate, con sopra incollati i grandi discorsi del Pontefice che ti coinvolgono e ti incalzano: praticamente gli Offlaga Disco Pax, ma con molto meno socialismo e molto più Gesù. Nell’anno della sua pubblicazione, a dicembre (mese non casuale), è arrivato a toccare il quarto posto della US World Albums di Billboard. Questo significa che è bello? Non sono sicuro. Quello che posso fare però è approfondirne i contorni attraverso curiosità, retroscena e ipotesi. Forse questo è l’ultimo momento possibile per dare una chance all’opera più strana e inaspettata prodotta da Jorge Mario Bergoglio.
Le origini
Ovviamente di musica dedicata ai Papi ce n’è parecchia, soprattutto nel passato. Ma musica effettivamente fatta dai Papi? Uno degli esempi più noti è Abbà Pater, un CD pubblicato da Sony Classical e prodotto da Radio Vaticana nel 1999 per il Giubileo del 2000. L’artista protagonista è Giovanni Paolo II che recita omelie e canta in italiano, inglese, latino, francese e spagnolo su composizioni sinfoniche originali. Nell’epoca pre-piattaforme conquistò cinque dischi d’oro e due di platino. Stessa operazione arriva dieci anni dopo anche con Benedetto XVI che registra la sua raccolta niente meno che agli Abbey Road Studios, con otto tracce eseguite dalla Royal Philharmonic Orchestra e cantate dal coro dell’Accademia Filarmonica Romana. Francesco segue i suoi predecessori con un piglio più selvaggio e pop, coinvolgendo Tony Pagliuca delle Orme, tra i più importanti esponenti del prog italiano. La passione di questo Papa per la musica è nota e fece scalpore, nel 2022, la sua visita a un negozio di dischi in Via della Minerva a Roma, anche se la proprietaria si rifiutò di rivelare con quale disco si portò a casa. Una volta egli disse: «Amo Mozart, ovviamente. Il suo Et Incarnatus est è insuperabile, ti porta a Dio. Mi piace ascoltare Beethoven. E poi le Passioni di Bach – sublimi». Ma nessuno mi toglie dalla testa che possa aver trovato il singolo dei P.O.D. Youth of the Nation, nota band nu metal cristiana.
Le reazioni
Strano pensare che Pitchfork abbia recensito l’album di un Papa, eppure è così. Dopo averlo stroncato con uno score di 5.0 scrivono: «Wake Up! si colloca in un punto estremamente bizzarro tra una messa di due ore e un video aziendale motivazionale». La giornalista Jia Tolentino nota che troppo spesso i titoli delle canzoni sono più potenti delle canzoni stesse, tipo Cuidar el Planeda (Proteggi il pianeta) con una presa di posizione rivoluzionaria sul cambiamento climatico o La Iglesia no puede ser una ONG! (La Chiesa non può essere una ONG!). Eppure la chiosa della rivista statunitense è molto dolce e piena di comprensione: «Tuttavia, c’è qualcosa di bello in questo album: il fatto stesso che esista. Papa Francesco, già una figura papale più umana di qualsiasi altro nella storia recente, viene umanizzato ulteriormente da questa totale goffaggine musicale, dal genere confuso, dal cuore pluralista e buono […] Il Papa chill, leader di 1,2 miliardi di persone, ti invita ad accettare questo album assurdo come la tua personale genesi spirituale, il tuo modo impacciato di dire: sì».
Come si ascolta?
Questo non è il genere di album prog che ti senti in macchina a tutto volume mentre parti per un’avventura con i tuoi amici più barbuti e capelloni. Ma non è neanche l’album pop o rock che metti a una festa per scaldare gli animi. Wake Up! di Papa Francesco ha più un mood ambient e post rock, cioè tipo Sigur Rós del Sud America. In alcuni passaggi di fisarmonica, organo e tromba può ricordare, se sei abbastanza pazzo, New Blue Sun di André 3000. L’ideale sarebbe usarlo come sottofondo per operazioni ripetitive e ossessive, per addormentarti o per fare uno scherzo in qualche incontro di meditazione pagana e alternativa. Per chi invece teme di essere convertito o di subire troppa influenza episcopale, non resta che attendere una versione strumentale.
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Ogni piattaforma che si rispetti suggerisce lavori in qualche modo simili a quelli che stai ascoltando. Da questo punto di vista una delle opere italiane più famose dedicate al pontefice argentino è quella del musicista campano Gigione, intitolata proprio Papa Francesco e uscita in contemporanea alla sua elezione nel 2013. Questo album, e singolo omonimo, rientrano nel filone neomelodico del “Bruce Springsteen di Boscoreale” (così viene soprannominato) ma senza le classiche infiltrazioni demenziali e goliardiche. Già in passato il cantante aveva scritto Caro Papa, Madonna dai riccioli d’oro, Madonna di Pompei, Santa Rita, San Francesco d’Assisi e Padre Pio, mettendo in chiaro da subito l’argomento trattato nei brani. Papa Francesco è una ballad da fine serata e da torcia del telefono sparata verso il cielo stellato, l’omaggio più popolare possibile al Santo Padre, dritto così come dovrebbe essere la fede, senza citazioni colte ai canti gregoriani o sofisticazioni di nessun tipo. Il ritornello è un macigno inscalfibile e fa così: “Caro Papa Francesco sei entrato a tutti nel cuore / Caro Papa Francesco ci hai dato già tanto amore / Sei venuto da tanto lontano / Per portare la pace tra noi / Caro Papa Francesco rimani per sempre con noi”. Questo e Wake Up! sono i CD imperdibili che dovresti aggiungere alla tua collezione, nella categoria “musica sacra inaspettata”.