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I Coldplay e Billie Eilish vogliono rendere eco-friendly i vinili: si può fare!

È possibile ridurre l’inquinamento legato alla produzione usando metodi sostenibili, ad esempio ricavando un vinile da nove bottiglie di plastica. Ma la buona volontà di singoli artisti e consumatori non basta

Foto: Kimberley Ross

Non c’è persona che non lo dica: il vinile è tornato. Nel 2023 per la prima volta in 35 anni sono stati venduti più dischi fisici in vinile che in CD. La rinascita del formato che molti davano per spacciato solleva però domande sull’impronta ambientale lasciata dalla produzione e dalla distribuzione di milioni di pezzi di plastica.

«Manco ve lo dico che spreco comporta», ha detto Billie Eilish a Billboard. Si riferiva in particolare alle tante versioni di uno stesso vinile che vengono stampate dagli artisti al fine di incrementare le vendite e salire in classifica. «Lo trovo frustrante. Faccio del mio meglio per adottare comportamenti sostenibili dal punto di vista ambientale e cerco di coinvolgere i membri del mio team. Poi alcuni dei più grandi artisti al mondo producono 40 cazzo di versioni dello stesso album che magari differiscono per un piccolo dettaglio, e lo fanno con lo scopo di farti continuare a comprane».

Eilish non è certo l’unica a pensarla così. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli sforzi per rendere più sostenibile il vinile, e con questo s’intendono sia il supporto, sia il processo produttivo. Ora, finalmente, alcune di queste pratiche stanno arrivando sul mercato di massa.

L’ultimo lavoro di Eilish Hit Me Hard and Soft è uscito in versioni eco-friendly in vinile e audiocassetta. I Coldplay hanno annunciato la pubblicazione del prossimo album Moon Music in una varietà di formati che soddisfano «nuovi standard di sostenibilità». Impianti eco-friendly per la stampa dei vinili sono nati un po’ in tutto il mondo, dall’olandese Deepgrooves all’Audiodrome Record Pressing a energia solare inaugurato a inizio anno a Gainesville, Florida.

Il modo principale per rendere green la produzione di vinile è non usare il materiale impiegato tradizionalmente, il cloruro di polivinile o PVC (che, va detto, viene utilizzato nella produzione di molti altri oggetti). Il PVC viene in parte sintetizzato a partire da prodotti petrolchimici e poi, come spiegava qualche anno fa il Guardian, mescolato con degli additivi per creare un composto plastico. Il PVC contiene però sostanze chimiche cancerogene e il processo di produzione produce rifiuti tossici d’ogni genere.

Per realizzare le copie fisiche di Moon Music i Coldplay hanno perciò collaborato con Sonopress, azienda tedesca che lavora col gruppo Warner, per lanciare l’EcoRecord. In sostanza, al posto di utilizzare il PVC, i dischi sono realizzati con una resina termoplastica riciclabile chiamata polietilene tereftalato (PET). Secondo Sonopress, l’EcoRecord può essere prodotto usando il 100% di PET riciclato, ad esempio dalle bottiglie di plastica. Da nove bottiglie si può ricavare un LP.

Secondo quanto dicono i Coldplay, la realizzazione dei vinili di Moon Music con questo metodo consente di risparmiare 25 tonnellate di plastica vergine, riducendo inoltre dell’85% le emissioni di CO2 durante il processo produttivo. Le copie in CD di Moon Music che escono dalla Sonopress sono realizzate col 90% di policarbonato riciclato proveniente da rifiuti che altrimenti sarebbero finiti in discarica (Sonopress si è occupata anche degli EcoRecords di Ed Sheeran, di Ashnikko e della coppia Liam Gallagher & John Squire e da un paio d’anni anche l’olandese Green Vinyl Records usa il PET).

Ma anche usando il PVC c’è comunque un modo per rendere la produzione di vinili più sostenibile. Per Hit Me Hard and Soft Eilish ha utilizzato vinili prodotti con Eco-Mix o BioVinyl. L’Eco-Mix, promosso dalla Precision Record Pressing che ha sede nell’Ontario, prende i vinili scartati per motivi di qualità e le parti in eccesso tagliate dai dischi appena stampati, li rimette in produzione e li usa per produrre nuovi album. Il BioVinyl, che è un prodotto dalla tedesca Optimal Media, è invece un «PVC bio» in cui gli elementi petrolchimici sono sostituiti da olio per cucinare di seconda mano o gas di scarto dei processi industriali.

Per rendere i supporti fisici più sostenibili si può agire anche sulla confezione. Secondo il sito di Eilish, quella di Hit Me Hard and Soft è stata realizzata con carta riciclata e l’inchiostro utilizzato è «a base vegetale e vernice a dispersione a base d’acqua». Al posto di usare la pellicola monouso, si sono preferite copertine «riciclabili e riutilizzabili al 100%».

Tutto ciò è bene e giusto e si spera che tali pratiche diventino sempre più diffuse negli anni a venire. Ma, come sembra suggerire Eilish in quell’intervista, per affrontare efficacemente il problema del cambiamento climatico non basta la buona volontà di singoli artisti (o di noi consumatori): bisogna convincere ad adottare queste pratiche i colossi che dominano l’industria musicale.

Da quanto punto di vista, dice Eilish, la situazione è desolante. «Eravamo in riunione e mia madre chiedeva: cosa state facendo per essere più intraprendenti e consapevoli in questo campo? E loro: “Oh, beh, sa…”. Balbettavano perché di fatto non stavano facendo nulla. È stato allarmante scoprire che nessuno fa qualcosa per migliorare il mondo. Il problema è che noi – e con noi intendo gente d’ogni tipo che non sta nelle stanze del potere – evitiamo di usare cannucce di plastica, ma di carta pur di salvare le tartarughe e compriamo auto elettriche e non utilizziamo il phon o facciamo altre cose per salvare il pianeta. Nel frattempo, però, le multinazionali non fanno nulla anche se hanno molto più potere di noi. Ne abbiamo parlato parecchio. Anche quando provano a fare qualcosa, li senti dire: “Ci arriveremo nel 2026”. E intanto tu pensi che non basta, che bisogna arrivarci più velocemente».

Da Rolling Stone US.

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