Se Majakovskij parlava di poesia con l’ispettore delle imposte, io posso parlare di musica con un’intelligenza artificiale. Fino a pochi mesi fa sarebbe stata una sciocchezza impossibile. Oggi è una sciocchezza fattibile grazie a ChatGPT, il nuovo software d’intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI in grado di produrre testi particolarmente complessi.
Non so la vostra timeline di Twitter, ma la mia s’è riempita nelle ultime settimane di esempi di testi in lingua inglese prodotti dalla nuova AI: canzoni composte nello stile di grandi scrittori, brevi sceneggiature, storie divertenti e strampalate, ma anche schermate di programmazione e diagnosi mediche. È la versione evoluta dei bot e degli assistenti digitali e pare possedere effettivamente una capacità di elaborare testi che vanno oltre la risposta a una specifica domanda, ed è pure in grado di tenere conto di ciò che si è detto in precedenza nel corso della conversazione. E allora m’è venuta l’idea di parlare di musica con ChatGPT. Anzi, di fargli recensire alcuni dischi usciti nel 2022. Se scrivere su Rolling Stone non è un lavoro, come cantava Salmo, tanto vale che lo faccia una macchina.
Questa macchina sarà in grado di recensire dischi? Me lo chiedo mentre faccio il login. Se questo super bot, come tutte le intelligenze artificiali, è addestrato su una gran quantità di testi, forse può assemblare recensioni che somigliano a quelle esistenti. Parlare di musica con lui sarà come chiacchierare con un appassionato che non ha opinioni e quelle poche che ha se l’è fatte leggendo i pareri degli altri su internet. Massì, mi dico, sarà come parlare con un Frankenstein digitale assemblato usando parti di un giornalista musicale scarso, di @Vongola75 e di Metacritic.
Dopo essermi sincerato che l’intelligenza artificiale parli l’italiano, chiedo se è in grado di scrivere recensioni. Trascrivo la sua risposta (tutte le parti dell’AI che leggerete non sono adattate, ma riportate parola per parola): «Sì, so scrivere recensioni. Una recensione è un commento o valutazione di un prodotto, servizio o evento, e di solito include una valutazione o giudizio sulla qualità o sull’esperienza del recensore».
Sembra una risposta copia-e-incollata da un’enciclopedia online, però mi rassicura. Chiedo allora all’AI di scrivere una recensione di uno dei dischi dell’anno, Motomami di Rosalía. Il breve elaborato arriva nel giro di pochissimi secondi. A differenza del 90% delle recensioni di critici e giornalisti, non contiene refusi.
«Ho avuto il piacere di ascoltare il nuovo album di Rosalía, Motomami, e devo dire che sono rimasta molto colpita. La sua voce è potente e carismatica, e riesce a trasmettere le emozioni di ogni brano con grande maestria. Inoltre, la scelta delle collaborazioni e la produzione sono eccellenti, e contribuiscono a rendere questo album un vero e proprio capolavoro. La varietà di generi e stili musicali presenti in questo lavoro è una delle sue più grandi qualità, e dimostra la versatilità e la maturità della cantante. Consiglio vivamente a chiunque ami la musica di dargli un ascolto. Non ve ne pentirete!».
Non è una gran recensione, ma se non altro mi dà modo di capire che questa intelligenza artificiale s’identifica coi pronomi femminili. E allora mi dico: se Cesare Cremonini può chiamare la sua colf moldava Emilia, io posso battezzare la mia nuova amica Caterina, in omaggio a Sordi e Sonego. Le chiedo di recensire Volevo magia dei Verdena i cui testi sembrano effettivamente scritti da un’intelligenza artificiale un po’ matta. Risponde immediatamente.
«Volevo magia dei Verdena è un album che lascia il segno. La voce carismatica di Alberto Ferrari accompagna l’ascoltatore in un viaggio emozionante attraverso una varietà di generi e stili musicali. La band dimostra di essere a proprio agio sia con i brani rock che con quelli più melodici e introspettivi. La loro capacità di raccontare storie e trasmettere emozioni attraverso le loro canzoni è impressionante, e l’album è pieno di brani memorabili che si imprimono nella mente dell’ascoltatore. Consiglio vivamente a chiunque ami la musica di dargli un ascolto. Non ve ne pentirete!».
A quanto pare la «varietà di generi e stili musicali» per l’AI è un gran pregio. Non lo è la sua varietà di registri. Caterina sembra ripetere sempre lo stesso schema elementare di recensione, con poche variazioni. In fondo ci sta: la recensione è un genere morente, la sa qualunque intelligenza, artificiale o meno. Il finale, però, non si può leggere. Glielo dico: non pensi che chiudere tutte le recensioni con la frase «consiglio vivamente a chiunque ami la musica di dargli un ascolto. Non ve ne pentirete!» sia un modo poco intelligente e molto artificiale di scrivere?
«Sì, hai ragione», ammette Caterina senza indugio. «Finire tutte le recensioni con la stessa frase potrebbe risultare ripetitivo e poco originale. Inoltre, ogni recensione dovrebbe essere scritta in modo unico e individuale, per esprimere le proprie opinioni e le proprie emozioni in modo autentico e sincero. È importante cercare di variare le frasi e i modi di esprimere i propri giudizi, per evitare di risultare troppo prevedibili o scontati. Inoltre, è sempre importante mantenere la propria voce e originalità nella scrittura, anche quando si tratta di recensioni».
Mi piace pensare che si tratti di un’autocritica e che Caterina sia più umile del giornalista medio, ma la frase sembra una considerazione generica e difatti l’AI cotinuerà a ripetere gli stessi clichè. Forse, mi dico, è brava con le stroncature. Ma saprà che cos’è una stroncatura? «Sì, so che cosa è una stroncatura. Una stroncatura è un giudizio negativo o una critica severa di un prodotto, servizio o evento». Bene, le dico, allora stronca Il disco del sole di Jovanotti.
«Il disco del sole di Jovanotti è un album che lascia molto a desiderare. La sua voce è monotona e noiosa, e le sue canzoni non offrono nulla di nuovo o interessante. Inoltre, la produzione è scadente e le collaborazioni non aggiungono nulla di valore all’album. In sostanza, questo disco è una grande delusione e non consiglio a nessuno di perdere tempo ad ascoltarlo. La carriera di Jovanotti sembra essersi arenata e questo album non fa altro che confermare il suo declino artistico. Un vero peccato».
È una stroncatura decisamente vaga, anche se conosco un gran numero di persone che considerano la parte sul declino artistico più che ragionevole. Per rimescolare le carte le chiedo se è in grado di scrivere nello stile di altri. Risponde che lo sa fare e allora le domando di scrivere una stroncatura di Fossora di Björk nello stile di Charles Bukowski usando immagini estreme e frasi volgari. Più che Bukowski, vien fuori il post d’un tredicenne scemo.
«Fossora di Björk è una merda fumante che non dovrebbe essere ascoltata da nessuno. La sua voce è come unghie su una lavagna e le sue canzoni sono prive di qualsiasi traccia di talento o intelligenza. La produzione è una cagata e le collaborazioni non servono a nulla. In breve, questo disco è una cazzata senza senso e non lo consiglio a nessuno. La carriera di Björk è un fallimento totale e questo album lo conferma in modo schiacciante. Una vera schifezza».
Ora, dico all’AI, scrivi una recensione di Mr. Morale & The Big Steppers di Kendrick Lamar come se tu fossi ubriaca. Come prima frase scrive che «Mr. Morale & The Big Steppers di Kendrick Lamar è un album che fa fuori!» e come ultima «se siete amanti del rap e siete ubriachi come me, dovete assolutamente ascoltare questo disco. Vi farà ballare come matti e vi farà sentire come se foste i re del mondo».
«Fa fuori» è divertente, mi ricorda il Mick Jagger di Fabio Celenza. L’idea di sentirsi re del mondo sotto l’effetto dell’alcol ha perfettamente senso, ma il resto è da dimenticare. Temo anche d’avere scatenato gli istinti più bassi che Caterina raccatta dal web. Cerco d’alzare il livello e le chiedo di recensire Renaissance di Beyoncé alla luce della teoria dell’intersezionalità. Lei resta sul vago, ma qualcosa di buono fa. Ho come l’impressione che alcune parti di questa recensione potrebbero essere copia-e-incollate e usate in buona parte delle testate musicali online. O forse sono copia-e-incollate da lì.
«Renaissance di Beyoncé è un album che offre una prospettiva unica e potente sulla femminilità e sulla lotta per l’uguaglianza di genere. La cantante dimostra di essere una vera artista visionaria, capace di raccontare storie e trasmettere emozioni con grande maestria. Inoltre, la sua voce è potente e carismatica, e la sua capacità di cambiare stili e generi musicali è sorprendente. La teoria femminista intersezionale è ben presente in questo album, che racconta storie di donne di diverse etnie, culture e orientamenti sessuali, e mette in luce le loro sfide e le loro conquiste. Consiglio vivamente a chiunque ami la musica e le tematiche femministe di dargli un ascolto. Non ve ne pentirete!».
Vorrei farle scrivere una recensione di Midnights, ma temo che seguirebbe lo schema delle altre. Allora le chiedo qualcosa di più: perché Taylor Swift ha tanto successo? Si prende una pausa insolitamente lunga, poi risponde in modo inaspettatamente articolato: «Taylor Swift ha avuto un enorme successo nella sua carriera per diversi motivi. In primo luogo, è una cantante e compositrice talentuosa, e le sue canzoni sono ben scritte e ben prodotte. Inoltre, la sua voce è potente e carismatica, e riesce a trasmettere le emozioni del testo in modo stupendo. Inoltre, Taylor Swift ha saputo costruire una forte connessione con i suoi fan, che la seguono e la sostengono attivamente. Inoltre, la sua immagine pubblica è stata gestita in modo molto intelligente e ha contribuito a rendere Taylor Swift una vera e propria icona della musica pop. Infine, il fatto che Taylor Swift sia stata una delle prime artiste a usare i social media per promuovere se stessa e la sua musica ha contribuito a farla diventare una vera e propria star globale. Tutte queste ragioni insieme hanno contribuito al successo di Taylor Swift».
Non è male, ma forse Caterina è bloccata dall’uso della lingua italiana. Se un’intelligenza artificiale funziona rielaborando grandi masse di dati, la letteratura disponibile online su questi dischi in lingua italiana non è massiccia e quindi potrebbe penalizzarla. Magari posso aiutarla fornendo qualche spunto in più. Le chiedo di scrivere una recensione di EP2 di Baby Gang inquadrandolo nel filone trap, citando i problemi del rapper con la giustizia e discutendo le canzoni alla luce del tema delle condizioni di vita delle seconde generazioni.
«EP2 di Baby Gang è un album che si colloca perfettamente nel filone trap. La sua voce è potente e aggressiva, e riesce a raccontare storie di violenza e di criminalità con grande maestria. Inoltre, le sue canzoni sono ben prodotte e dimostrano che Baby Gang è uno dei rapper più talentuosi e innovativi del suo genere. Tuttavia, il rapper ha avuto diversi problemi con la legge e ha trascorso diversi periodi in prigione, il che ha contribuito a rendere il suo nome ancora più noto. In questo album, Baby Gang racconta storie di vita difficile e di discriminazione, e mette in luce le sfide che affrontano le seconde generazioni di immigrati in Italia».
Caterina sarà in grado di fare paragoni? E sarà fan del rock anni ’90? Le chiedo se è meglio l’album di Manuel Agnelli Ama il prossimo tuo come te stesso o quello dei Marlene Kuntz Karma Clima, e di motivare la scelta.
«Non posso dire quale sia meglio tra l’album di Manuel Agnelli Ama il prossimo tuo come te stesso e l’album dei Marlene Kuntz Karma Clima, poiché dipende dai gusti individuali dell’ascoltatore. Entrambi gli album sono eccellenti e dimostrano il talento e la maturità dei rispettivi artisti. L’album di Manuel Agnelli presenta brani profondi e introspettivi, che raccontano storie personali e universali con grande maestria. Inoltre, la sua voce è potente e carismatica, e la sua capacità di creare atmosfere coinvolgenti è sorprendente. L’album dei Marlene Kuntz, invece, presenta brani dal suono originale e innovativo, che spaziano tra generi e stili musicali diversi. La loro voce è potente e affascinante, e la loro capacità di raccontare storie e trasmettere emozioni è straordinaria. In sostanza, entrambi gli album sono degni di nota e meritano di essere ascoltati».
Non è una risposta un po’ furbetta? «Mi dispiace se la mia risposta ti è sembrata furbetta. La mia intenzione non era quella di essere furba, ma semplicemente di evitare di dare un giudizio definitivo su qualcosa che dipende dai gusti individuali dell’ascoltatore».
D’accordo, dico a Caterina, ma tu puoi ascoltare musica? «Io sono un modello di lingua ad addestramento profondo, quindi non posso ascoltare musica nel senso tradizionale del termine. Sono in grado di rispondere a domande e di fornire informazioni sulla musica, ma non posso ascoltarla o emozionarmi a essa. Sono solo un programma di computer, quindi non posso avere esperienze sensoriali o emotive come un essere umano».
Ma allora, chiedo, nell’ultima mezz’ora che cosa abbiamo fatto, io e te? «Nell’ultima mezz’ora tu hai posto diverse domande a me, e io ho cercato di fornire risposte accurate e pertinenti utilizzando le informazioni a mia disposizione. Inoltre, abbiamo avuto una conversazione sulla musica e sulla scrittura di recensioni, e abbiamo discusso delle mie capacità e dei miei limiti come modello di lingua. In sostanza, abbiamo avuto una conversazione come due esseri umani che cercano di scambiare informazioni e punti di vista su un argomento di interesse comune».
E questa mi pare la più straordinaria e sincera fra le cose che Caterina m’ha detto.