Qualcosa sta cambiando nel panorama musicale italiano. Se da una parte il mainstream continua a consolidare i suoi linguaggi a base di pop e trap, dall’altra c’è tutto un sottobosco di musiche avvenuturose (citiamo i soliti Jacopo Incani e Daniela Pes, bontà loro? Citiamoli), con un germogliare di nuove esperienze che a lungo andare potrebbero far breccia in maniera sempre più ampia. È quel che si augura ad esempio a una nuova etichetta chiamata Baccano che può ricordare le esperienze delle discografiche anni ’70 specializzate in mondi a parte. Si parla di folk, di un folk generato in ere arcane che sfreccia verso il futuro, imbastardito (ma non stravolto) dall’elettronica.
Con il suo progetto Mai Mai Mai, Toni Cutrone mette in campo da anni un mélange tra la drone music e le magie oscure del nostro folk mediterraneo, non quello da cartolina, ma quello radicato in riti e ritmi che un tempo animavano feste, sabba e rivolte. Mentre volava a cercar ispirazioni è stato preso per la collottola da Daniele Rosa per gestire il progetto Baccano che si muove all’interno della Luiss University Press, la casa editrice dell’università romana diretta dallo stesso Rosa.
Racconta Cutrone: «Daniele mi conosceva come Mai Mai Mai, mi seguiva da tempo ed era affascinato dal patrimonio del Sud Italia e del Mediterraneo. Così ha voluto incontrarmi per parlarmi di questo progetto. Inizialmente l’idea era embrionale: “Voglio fare questa cosa, aiutami a capire come darle forma e come impostarla”. In incontri successivi siamo arrivati a un punto: quello di creare una label vagamente ispirata a quelle che si occupavano di library music negli anni ’70, ma con un taglio contemporaneo. L’idea è rifarsi alla musica colta, dove le accademie un tempo erano centri di produzione e stampa di musica e libri, rivisitando il nostro patrimonio folkloristico».
Così è nata Baccano, label che si occupa di pubblicare periodicamente dischi nei quali il folk arcano del bacino mediterraneo si sposa con istanze contemporanee. Mantenendo nel tutto questo ideale di rito, di terra e di sangue. Di verità. «Abbiamo collaborato con artisti che lavorano con la musica tradizionale in modo innovativo senza cadere nel cliché etnico o della world music, cercando un approccio più contemporaneo. Inoltre ho proposto delle collaborazioni tra diverse esperienze artistiche per rendere il progetto anche più fresco. Ho coinvolto persone con cui avevo già lavorato e conoscevo. Alla fine siamo riusciti a creare un primo sestetto di musicisti per tre album, seguendo la nostra linea guida che mescola passato e presente, generazioni diverse ma unite dalla stessa visione».
Le prime tre uscite di Baccano riguardano la joint venture tra i drones di Mai Mai Mai e le percussioni ataviche di Lino Capra Vaccina (già portata in tour), quella tra Alfio Antico e Go Dugong e, infine, Maria Violenza & Irtumbranda con il collettivo Tropicantesimo. Il tutto all’insegna di un’immersione sonora nelle radici popolari della Sicilia. «Quasi casualmente ci siamo trovati legati alla Sicilia, rappresenta bene questa voglia di contaminazione tra passato, presente e futuro. Poi ci sono stati eventi che ci hanno portato in quei luoghi: Mai Mai Mai e Lino Capra Vaccina hanno realizzato un lavoro che coinvolge la Sicilia, ma solo perché lo abbiamo registrato nell’ambito dell’Ortigia Sound, lasciandoci ispirare dalla ninfa Aretusa. È lì che nasce qualcosa di etereo, mitologico, legato a quell’immaginario del Mediterraneo oscuro».
«Al contrario, nel caso di Maria Violenza c’è proprio un passato popolare, folklorico, profondamente siciliano. Lei è palermitana, e da due o tre anni ha iniziato a riprendere in mano le sue radici. Ha avviato questo progetto in cui rielabora il repertorio tradizionale in maniera molto fedele. Il lato A del suo disco, infatti, è acustico e profondamente legato alla tradizione. A quel punto ho pensato di metterla insieme ai Tropicantesimo, con cui avevo già collaborato e che fanno parte di una crew di Roma Est. Anche nel progetto tra Alfio Antico e Go Dugong. La Sicilia è presente, perché c’è Alfio che canta in siciliano, ma c’è anche un linguaggio musicale molto fisico, legato alle ritmiche. È un disco siciliano nel senso più ampio e profondo del termine. Go Dugong è di origini pugliesi e lavora molto con la taranta, nei suoi ritmi si sente fortemente il richiamo della Puglia. Quindi la Sicilia è come un cappello, un punto di partenza. Ma le prossime uscite avranno un focus regionale più variegato, cercando sempre un dialogo tra identità e contemporaneità».
In quanto al possibile ritorno di interesse di un pubblico più ampio per esperimenti di questo tipo, Cutrone nota che «è da una quindicina d’anni che c’è una forte voglia, da parte di musicisti e artisti, di rielaborare le nostre radici. Penso ad esempio a Daniela Pes, che è stata davvero un’esplosione di fuoco, o Iosonouncane, un progetto fantastico, ma anche alla Niña di Napoli, tutta gente che si sta riavvicinando al proprio patrimonio, alla propria regione – in genere al Sud, devo dire. Spesso questo recupero viene poi contaminato da stimoli in ambito elettronico, sperimentale, ambient. In questo senso credo sia stato Rimorso di Mai Mai Mai ad avere sdoganato la pratica di rielaborare le canzoni del Sud Italia in chiave contemporanea. C’è stata un’esplosione, un riscontro che non mi aspettavo, sia a livello nazionale che internazionale. Il fatto che siano suonate da italiani dà ancora più forza al tutto. Perché all’estero gli ascoltatori hanno modo di mettersi a confronto con qualcosa di realmente italiano, qualcosa di viscerale, sincero, che viene dalla terra e dal nostro inconscio. Non pizza e mandolino».
E il futuro? «Abbiamo già diverse idee e nomi in mente per i prossimi lavori. Nel breve termine, l’obiettivo è portare il progetto dal vivo, attraverso live e showcase. Una delle prime tappe sarà il Salone Internazionale del Libro di Torino, dove cercheremo di far incontrare (o scontrare) il pubblico della Luiss University Press con musiche che, magari, non rientrano nei suoi ascolti abituali. In questo modo sperimenteremo una sorta di ibridazione tra lettori e ascoltatori, e anche portare queste musiche in circuiti diversi. Inserirle in contesti inusuali, vedere cosa succede, giocare con le aspettative. Ovviamente, so bene che chi segue me, Lino, Go Dugong, Alfio o Maria Violenza apprezza già certe sonorità. Ma ora stiamo contestualizzando tutto in un’altra cornice e sono molto curioso di vedere le reazioni».