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‘Indigo’ è il disco che potrebbe farvi cambiare idea su RM dei BTS

L'album è un concept sull'alienazione e il ritratto sonoro del mondo interiore del cantante. Ma poi, volete non dare una chance a un lavoro che ha l’imprimatur di Erykah Badu e Anderson .Paak?

Foto press

Inquieto giace il capo che porta la corona. Lo sa bene RM, il leader dei BTS. Mentre il gruppo schizzava verso la fama mondiale, lui ne diventava il portavoce di fatto, per via dell’inglese fluente, e anche una specie d’ambasciatore della Corea del Sud e degli asiatici sparsi nel mondo.

È stato lodato per i suoi (tre!) discorsi toccanti alle Nazioni Unite e alla Casa Bianca, ma non ha mancato di esprimersi circa la pressione derivante dal ruolo di portavoce delle opinioni altrui. «Ho iniziato come cantante ed eccomi ad avere una grossa responsabilità di fronte alla società e al mondo», ha detto a giugno, quando i membri della band hanno annunciato che si sarebbero presi una pausa dalle attività promozionali. «In un certo senso, non saremmo nemmeno qualificati per farlo».

Nel primo album solista Indigo l’artista (vero nome Kim Namjoon) fa tutto da solo, finalmente libero di essere semplicemente se stesso. In Still Life paragona la sua vita a un dipinto “sempre in esposizione” e rappa che vuole andare avanti facendo le cose a modo suo, alleggerito da rimorsi per il passato e aspettative per il futuro. “Non puoi costringermi in uno schema, io mi muovo”, canta Anderson .Paak nel ritornello, accompagnato da esplosioni di ottoni jazzati. Indigo è il ritratto sonoro avventuroso del mondo interiore di RM, il lavoro di un artista che trova la propria voce combinando le influenze che risuonano con la sua anima.

Nel pezzo che apre l’albun, Yun, RM sembra in preda alla nostalgia per l’epoca in cui il capitalismo non stringeva nel suo abbraccio soffocante l’arte e canta che vuole tornare in contatto con il se stesso più giovane. “Voglio essere un essere umano, prima di fare arte”, dice deciso su un beat boom-bap, dopo che Erykah Badu è intervenuta per cantare l’importanza del silenzio. Il ritornello è una reinterpretazione di un consiglio dato dal pittore sudcoreano Yun Hyong-keun, di cui si sente la voce campionata, noto per i dipinti monocromatici che combinavano calligrafia tradizionale coreana e astrattismo occidentale.

In Yun RM fa qualcosa di simile sintetizzando l’amore per l’arte contemporanea coreana con l’hip hop e il R&B americani degli anni ’90, omaggiandone il carattere innovativo. È una combinazione elettrizzante che rimanda alle canzoni autobiografiche dei BTS in cui RM alludeva a Haruki Murakami e al pensiero junghiano, creando un universo di riferimenti che ha reso la loro musica un luogo dove è facile perdersi.

Indigo nasce dal senso di fredda solitudine che pervadeva il mixtape del 2018 Mono. È un progetto basato sulle riflessioni di RM sul concetto di alienazione. In Lonely, un pezzo pop influenzato dal rock da palasport, RM dice d’essere intrappolato in stanze d’albergo, con attorno “edifici che non conosco”, mentre in Closer, un R&B d’atmosfera coi feat della cantautrice inglese Mahalia e del rapper canadese-coreano Paul Blanco, desidera in piena notte la compagnia di qualcuno che lo ha stregato. In Change RM passa amaramente in rassegna cose e persone che sono cambiate attorno a lui su una base che si trasforma all’improvviso e passa da un beat elettronico irregolare ad accordi di piano jazzati.

RM non è del tutto solo in Indigo, visto che ha invitato diversi collaboratori, da artisti coreani indie emergenti come Colde e Kim Sawol fino a musicisti che ascoltava crescendo, come Tablo del gruppo Epik High (con cui si alterna cantando versi sul trovare la propria strada in All Day). La delicata No. 2 vede la partecipazione di Parkjiyoon, interprete della hit K-pop del 2000 Adult Ceremony, un’artista che ha preso a pubblicare musica tramite la propria label personale dopo aver dichiarato che la sua agenzia le aveva appiccicato addosso un’immagine che le attirava critiche negative da parte del pubblico. L’esperienza rende le sue parole a proposito del non guardarsi indietro ancora più pregnanti.

Passato, presente e futuro s’incontrano in Wild Flower, uno dei pezzi migliori del disco che nei cori si avvale di Youjeen, cantante della rock band coreana Cherry Filter, che promette di “brillare in cielo” come un fuoco d’artificio. I versi alludono alle continue ansie di RM (“Quando cadrà, finalmente, questa maschera triste”, rappa esausto). Usa l’immagine del bocciolo per alludere alla speranza e dipinge l’immagine di un campo sterminato come un posto dove rimettersi in connessione con se stesso e il proprio bambino interiore.

Verso la fine della canzone, RM ricorda l’infanzia, quand’era un ragazzino “appassionato di poesia, la mia unica forza e il mio unico sogno che mi ha protetto fino a ora”. È un modo per ricordarsi che la scrittura è il suo superpotere, visto che milioni di persone al mondo si sono identificate nelle sue parole introspettive e profonde. Lui ha trovato una fonte di conforto e resilienza nell’arte che lo ha ispirato. Indigo può avere lo stesso effetto su milioni di ascoltatori.

Tradotto da Rolling Stone US.

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