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La competizione fra producer che ricreano beat famosi in pochi secondi

Lo speedrunning è passato dal mondo del gaming a quello del rap. E così su YouTube e TikTok ci sono ragazzi che costruiscono la ritmica di pezzi noti il più velocemente possibile. C’entrano l’aspetto ludico, i software che offrono una raffigurazione visiva dei suoni, la trasformazione del musicista in content creator

Foto: BandLab/Unsplash

Negli ultimi anni, le culture del gaming e dei creator hanno tracimato nel mondo dell’hip hop, creando un’area in cui player e fan del rap si sovrappongono. E così lo speedrunning, termine che indica la pratica in cui i gamer che si cimentano nel completare più velocemente possibile un gioco, è arrivato anche nel mondo del rap e giovani producer postano video in cui ricreano beat molto popolari in tempi record.

Il diciassettenne Lukasz Potoniec, che si fa chiamare Zestro, riesce a riprodurre il beat di Magnolia di Playboi Carti in meno di sei secondi. Zestro, di famiglia polacca e ora residente in Irlanda, passa dalle due alle tre ore al giorno a fare speedrun. Tutto quanto è ovviamente documentato nel suo canale YouTube, dove carica regolarmente nuovi speedrun che vengono poi tagliati e condivisi su TikTok. «Quando ho iniziato a farlo, c’ero letteralmente solo io che battevo ripetutamente i miei stessi record», racconta via Zoom. «Ho cominciato a pubblicare i video su TikTok e alla fine Rob, che ora è mio amico, ha visto gli speedrun e ha iniziato a batterli. E da qui è partito l’hype».

Rob è Robtmb, producer ventenne del Maryland che pubblica spesso su YouTube e TikTok tutorial di produzione e challenge, fra cui gli speedrun. A dicembre, lui e Zestro si sono sfidati in un duello per ricreare Magnolia più velocemente possibile. «Ero già veloce di mio e conoscevo benissimo la DAW (digital audio workstation, ndr). Conoscevo molte scorciatoie e ho sfruttato la cosa a mio vantaggio iniziando a creare contenuti», spiega Rob via Zoom.

Per settimane, mentre la gente pensava alle feste natalizie, migliaia di utenti di TikTok e YouTube si sono collegati per ore per vedere Rob trasmettere in live streaming i tentativi di battere il record di Zestro, che a quel punto si aggirava ancora attorno ai sette secondi. Alla fine, Rob ha si è aggiudicato il record, ma pochi giorni dopo Zestro ha caricato un nuovo video in cui faceva un tempo ancora migliore. Sono andati avanti per settimane. Al momento, Zestro detiene il record per Magnolia. Per ora.

Sia Rob che Zestro si sono avvicinati alla produzione musicale da bambini. Sono partiti da FL Studio, il software più importante per un’intera generazione di produttori rap. «Mio cugino mi ha insegnato a usare FL Studio quando avrò avuto 10 o 11 anni, me ne sono innamorato all’istante», racconta Rob. «Ma ho iniziato a fare sul serio solo tre anni fa».

«Ricordo che ho fatto il mio primo beat quando avevo 12 anni. Ho usato GarageBand sul mio Mac: ci ho messo solo qualche loop di batteria e l’ho chiamato beat», ricorda Zestro. «Poi mi sono imbattuto in tutorial su come creare beat e da lì mi sono procurato la versione di prova di FL Studio 20».

Pubblicato nel 2003 col nome di FruityLoops dalla software house belga Image-Line, FL Studio consente di visualizzare una sorta di mappa dei suoni e dei campioni del brano, un po’ come incastrare i pezzi di un puzzle. La conoscenza della teoria musicale di base è utile, ma non indispensabile. «FL Studio è facile da usare, quindi è semplice entrarci, non ti sembra neppure di creare dei pattern», dice Zestro, «non ti sembra di suonare uno strumento. Credo che sia una cosa buona perché è facile da approcciare. Non ti spaventa».

Tutto bellissimo, certo, ma per fare un beat in cinque secondi ci vuole un livello di coordinazione mano-occhio e di familiarità con la tastiera da gamer d’élite. Sono rimasto affascinato dai video di speedrunning perché il suono del mouse e della tastiera che si muovono così freneticamente avevano quasi un effetto ASMR. «Ho molti amici produttori che arrivano dalla community di gamer. Io ero uno di quelli che facevano i trick shot in Call of Duty e roba del genere», racconta Rob. «Credo che anche questo sia importante per un producer. Essere un gamer penso possa aiutarti a essere un produttore migliore».

Quando era più giovane, Rob ha suonato strumenti come chitarra e pianoforte, ma «è più difficile rispetto a FL Studio, dove l’impatto visivo è molto semplice. Un utente neofita di FL Studio potrebbe magari trovarlo ostico, ma per me è come un videogame. Mi sembra che imparare uno strumento sia l’esatto contrario». Crank That di Soulja Boy è la prima canzone su cui ricorda di aver fatto speedrunning. Giusto così: è un pezzo è legato all’ascesa di FL Studio e di una produzione musicale più orientata alla percezione visiva.

Kenny Beats, il cui prolifico server Discord è un hub che raduna molti giovani producer emergenti, lo scorso anno ha detto a Rolling Stone che l’introduzione di strumenti visivi per la produzione è un fatto generazionale. «Mi considero il membro più anziano della generazione attuale. Proviamo a non considerare le divisioni in generazione X, generazione Z o millennial e pensiamo solo a quando la gente ha iniziato con la musica visiva. È stato il momento in cui la musica è entrata nei computer, quando abbiamo potuto visualizzare una forma d’onda, quando sono arrivate le drum machine e tutto è diventato una rappresentazione visiva di ciò che si stava ascoltando: questa modalità è molto diversa da quello che ha sperimentato chiunque abbia lavorato in uno studio o abbia fatto musica fino alla fine degli anni ’90».

Per Rob e Zestro, i video di speedrunning sono espressione di un altro mutamento nel modo di fare e pubblicare musica. Entrambi sostengono che quei video e i contenuti in generale li aiutano ad attirare acquirenti per i loro beat. «È una forma di pubblicità, è utile a far girare il tuo nome», dice Rob, «ma cerco di far arrivare i miei contenuti a quante più persone possibile, anche a chi non crea beat».

Se un tempo poteva esserci una divisione tra musicista e content creator, ora quelle barriere stanno iniziando a cadere, poiché il mondo dell’online esige contenuti da tutti quanti noi. Alcuni lo trovano terrificante, ma per gente come Rob e Zestro fa parte del gioco. «Per me è la stessa cosa», dice Rob, «sono un musicista e un creatore di contenuti».

Da Rolling Stone US.

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