Una delle migliori sequenze di apertura della storia del cinema, se non direttamente la migliore, è quella di The Hunger, horror del 1983 con protagonisti David Bowie, Catherine Deneuve e Susan Sarandon.
Nel film, Bowie e la Deneuve interpretano due vampiri millenari che si servono del sottobosco di nightclub della New York anni Ottanta come noi ci serviamo dei supermercati. Entrano, si guardano intorno alla ricerca di due robe da mangiare (un uomo per lei, una donna per lui) e poi tornano a casa col bottino, impazienti di banchettare con le vittime ignare. E potete stare certi che ci saremmo tutti fra le vittime ignare, se un Bowie o una Deneuve vi chiedessero di andare a casa con loro, per quanto sconosciuti incontrati in un club.
Ciò che però rende davvero unica la sequenza di apertura del film, il cui titolo in italiano è stato stravolto a tal punto che non oso nemmeno nominarlo da quanto è orrendo, è proprio l’occhio lubrico dei due non-morti mentre cercano e trovano le prede nella penombra del club, alternato però alle inquadrature sulla band che in quel momento sta suonando. E chi può suonare in un club imballato di fauna goth nella New York degli anni Ottanta? I Bauhaus.
C’è davvero un non so che di ipnotico in Peter Murphy—classico volto pallido e scavato, illuminato da una lugubre luce blu—che ondeggia dietro una specie di gabbia ripetendo «undead, undead, undead» alla fine del ritornello di Bela Lugosi’s Dead. La sua faccia fa davvero un 70% della bellezza di quella scena.
A questo punto, tolto che rimane il dubbio immenso su come un film che parte così bene possa in un’oretta andare completamente in malora diventando una versione vampiresca de La Vita di Adele, la domanda è: come mai una fucilata di pezzo come Bela Lugosi’s Dead ci ha messo cinque anni per finire su un film con Bowie? Cinque anni son tanti, specie in un’epoca in cui un genere (prendi il punk) poteva nascere e morire nello stesso anno e comunque rimanere eterno.
Per cinque lunghi anni, dal 1979 in cui è uscita come singolo al 1983, è stata sconosciuta ai più, fallendo nell’impresa di sfondare nelle classifiche pop ma rimanendo un cult nell’ambiente alternativo. Almeno fino a quando non è arrivato The Hunger.
Da qui si aprirebbe un altro fascicolo che vorrebbe spiegare il motivo dello scioglimento della band nel 1983, proprio in concomitanza del tanto agognato (e meritato) successo mondiale. Ma rischiamo di perdere di vista il punto focale dell’articolo, che vuole essere la ristampa di Bela Lugosi’s Dead: The Bela Session. Cinque pezzi in tutto, di cui alcuni inediti come la stranamente solare Some Faces o Bite My Hip, che in realtà è stata poi ri-registrata con il nome di Lagartija Nick nel 1983. Come facilmente immaginabile, le prime registrazioni mai fatte in studio dai Bauhaus suonano ovviamente rudimentali, secche come demo ma, anche per questo, molto più intime.
È un po’ come spogliare i Bauhaus dai fronzoli sonori, sono sempre stati pochi ma ci sono, e apprezzare la band per quello che era, per com’è nata. Molto più solare (e addirittura caraibica in Harry) di come poi è sempre apparsa dopo, film con David Bowie compresi.