Quando Clayton Carmen ha risposto al telefono ha capito subito che c’erano brutte notizie in arrivo. Era il marzo 2024 e da quasi 10 anni non vedeva il padre Eric Carmen, pioniere del power pop e frontman dei Raspberries, famoso per le hit Go All the Way, All By Myself e Hungry Eyes. In linea c’era Amy, la matrigna di Clayton. Non la vedeva dai tempi del liceo, quand’era andato a bussare alla porta della casa che divideva col padre nel tentativo di appianare finalmente i loro dissidi. Carmen e Amy avevano tirato le tende e chiamato la polizia denunciando la presenza di un intruso.
«Al telefono le ho detto: “Se mi chiami, non può essere per qualcosa di buono”», ricorda Clayton. «Mi ha risposto: “Ieri è morto tuo padre”».
Anche Fred, il fratello di Eric, ha ricevuto una telefonata simile da Amy. Non comunicava col fratello maggiore dal 2016, nonostante fossero stati legatissimi per 55 anni. Fred incolpa la donna di aver istigato una serie di cause legali che hanno allontanato Eric da lui e dai figli Clayton, 27 anni, e Kathryn, 24 anni.
«Le ho chiesto se era malato, se c’erano stati dei problemi», racconta Fred. «Mi ha risposto di no: “Siamo usciti a cena la sera prima e sembrava che stesse bene. Abbiamo guardato la tv prima di andare a letto. La mattina dopo ho fatto delle commissioni mentre lui dormiva, come al solito. Quando sono tornata a casa non c’era più”».
«Non voglio rilasciare commenti sulla morte di mio marito, ma non è quel che ho detto a Fred», contesta Amy, che inizialmente ha rifiutato di essere intervistata per questo articolo, ma alla fine ha risposto a una lista di domande.
Per avere qualche dettaglio sulla morte del fratello Fred dice d’aver contattato l’ufficio del medico legale della contea di Maricopa (Carmen viveva a Paradise Valley, Arizona), chiedendo una copia del referto dell’autopsia. La risposta è stata che non era disponibile. Ha poi saputo che Amy aveva diffidato polizia, vigili del fuoco, medico legale e ufficio di sanità pubblica della Contea di divulgare il referto, persino ai figli di Carmen. «Tutti hanno il diritto di essere ricordati per quanto fatto in vita», dice Amy, «non per il momento più privato dell’esistenza, quando ce ne andiamo». A settembre, un giudice le ha dato ragione affermando che la divulgazione dei documenti relativi alla morte di Carmen avrebbe arrecato a lei e agli eredi «un dolore e un danno considerevole».
Il giorno dopo la morte, nel sito ufficiale di Eric Carmen un annuncio generico informava i fan del fatto che era mancato «nel sonno, durante il fine settimana». Undici mesi dopo, la causa precisa della morte di Eric Carmen, avvenuta a 74 anni d’età, resta un interrogativo, uno dei tanti sulla sua vita enigmatica. Perché il cantante, sempre riservatissimo, negli ultimi anni di vita ha sostenuto pubblicamente Donald Trump, pubblicando furiose dichiarazioni pro MAGA che hanno fatto inorridire amici e fan di lunga data? Perché ha abbandonato quasi completamente la carriera musicale dopo aver avuto delle hit mondiali, alla fine degli anni ’80? Cosa l’ha spinto a tagliare i ponti coi figli? E come si è inasprito lo scontro familiare fino ad arrivare al punto che Amy, in una delle numerose cause legali intentate dopo la morte di Carmen, accusa Clayton e Kathryn di aver tramato l’omicidio del padre?
Nel tentativo di rispondere a queste domande, ho passato gli ultimi sei mesi a ricostruire la vita di Carmen attraverso interviste coi membri della famiglia, il suo ex manager, gli amici più stretti, i compagni di band e i colleghi musicisti che hanno tratto ispirazione dal suo lavoro. Il ritratto complesso che ne è emerso cambia molto a seconda di chi racconta. I compagni di band e gli amici che gli sono stati vicini fino alla fine lo descrivono come un padre gentile e generoso, felicemente pensionato, innamoratissimo di Amy e distrutto dalla perdita del rapporto coi figli. Il fratello, i figli e l’ex moglie Susan lo ritraggono come un complottista rancoroso, paranoico, perseguitato dal passato, smarrito di fronte al mutamento dei gusti musicali, alcolizzato e manipolato da Amy perché si mettesse contro la famiglia.
Amy nega decisamente di aver seminato zizzania fra Carmen e i figli e dice che negli ultimi dieci anni al padre hanno chiesto solo soldi. «Ho amato Eric e gli sono stata accanto nei momenti difficili, a differenza del fratello e dei figli. Eric aveva tutte le ragioni per volersi allontanare dalla famiglia. Ma, ovviamente, la colpa deve ricadere sulla nuova moglie».
L’unica cosa che nessuno mette in dubbio è che Carmen fosse un perfezionista e un genio della musica. «Dopo la sua morte, ho realizzato che non faceva musica da oltre 25 anni», dice Steven Van Zandt. «Un vero peccato, perché in quanto autore, esecutore, arrangiatore e produttore posso affermare che i suoi dischi erano tra i più grandi mai usciti. Erano il top, ma proprio il top».
Gli ultimi giorni
L’ultimo capitolo della vita di Eric Carmen è iniziato nel 2014, quando si è imbattuto nella pagina Facebook di un’ex meteorologa della NBC di Cleveland di nome Amy Murphy, che allora viveva in Arizona. Carmen, che all’epoca stava ancora a Cleveland, ha iniziato a corteggiarla prima online, poi di persona. L’ha sposata nel 2016. «Ho ricevuto un suo messaggio su Facebook», ha raccontato Amy durante la cerimonia funebre di Carmen l’anno scorso. «Diceva semplicemente: “Sai che eri la mia ragazza del meteo preferita quando stavi a Cleveland?”».
Nel giro di poco tempo, i due sono andati a vivere insieme in una nuova abitazione a Cleveland. Da subito, i figli di Carmen, Clayton e Kathryn, non hanno accettato Amy. «Mi viene sempre in mente il film Genitori in trappola, penso a lei come alla matrigna malvagia», dice Clayton. «Di fronte a mio padre era sempre molto sorridente, allegra e dolce. Ma io e mia sorella abbiamo capito fin dal primo istante che brutta persona era».
«Mio padre era un uomo facilmente manipolabile, paranoico e solitario. All’improvviso è entrata nella sua vita una che, al contrario di noi figli, lo assecondava in tutto. Diceva di sì a qualsiasi cosa volesse. Concordava con lui sulle sue teorie cospirazioniste più folli e sgangherate. Faceva esattamente quel che voleva lui». Amy smentisce seccamente questa descrizione del loro rapporto. «Non gli ho mai chiesto nulla», dice. «A differenza degli altri parassiti nella vita di Eric, io non avevo bisogno di niente».
Una pagina del diario di Kathryn datata 12 febbraio 2016, cioè quando lei aveva 15 anni, rivela il suo stato d’animo nei periodi in cui viveva con Amy e il padre: «Non riesco a smettere di pensare a quanto li odio. Clay e io abbiamo parlato di uccidere Eric e di scappare con la sua Jaguar fino in California. Il nostro piano sembra sempre più allettante… Stasera ero così arrabbiata che non riuscivo a smettere di tremare. A questo punto non posso ritenermi responsabile delle mie azioni».
Quell’appunto sul diario è stato presentato come prova che Kathryn e Clayton stavano pianificando l’omicidio di Eric in una causa recentemente intentata dagli avvocati di Amy. «Amy ha scattato molte foto al mio diario per fare in modo di incrinare il rapporto con papà», scrive Kathryn via e-mail. «Stronzate del genere sono iniziate non appena s’è trasferita a casa. Passava al setaccio la mia stanza e quella di mio fratello in cerca di qualsiasi cosa potesse compromettere il nostro rapporto con papà. Sono davvero amareggiata dal fatto che Amy abbia cercato di sfruttare pubblicamente degli sfoghi privati di una ragazzina che stava vivendo un momento di grandissimo dolore e sofferenza… è ovvio che io e mio fratello non abbiamo mai avuto intenzione di minacciare fisicamente nostro padre, come lei sta insinuando».
Nell’aprile del 2018, Carmen e Amy hanno lasciato l’Ohio per stabilirsi in Arizona, ma non hanno detto nulla agli altri membri della famiglia e hanno resistito a qualsiasi tentativo di ricongiungimento da parte di Clayton e Kathryn. «È stato Eric a volerlo», dice Amy. «Non voleva riallacciare alcun rapporto con nessuno di loro. Il consulente legale di Eric e tutti i suoi amici più stretti sanno che sia individualmente che tutti insieme, collettivamente, gli hanno reso la vita un inferno».
Secondo i loro amici più stretti, Carmen era decisamente felice negli ultimi sei anni di vita e aveva persino ridotto drasticamente il consumo di alcol, un problema che l’aveva tormentato per gran parte della carriera. La presenza di Amy, dice Jim Bonfanti, batterista dei Raspberries, «era positiva. Era diversa da Eric, ma era in gamba e lo amava sul serio. L’ho visto felice come mai prima». Bernie Hogya, che ha scritto insieme a Ken Sharp la biografia del 2011 Eric Carmen: Marathon Man, concorda con Bonfanti: «Non l’avevo mai visto così contento, lei l’ha rimesso in sesto».
L’inizio della storia tra Carmen e Amy ha coinciso con l’ascesa politica di Donald Trump. Carmen è diventato una delle celebrity più convinte nel difendere Trump su Twitter, soprattutto dopo l’inizio del Covid, che vedeva come una cospirazione per indebolire l’allora presidente. «La disoccupazione è salita alle stelle, il lockdown ha distrutto l’economia, gli insegnanti non vogliono aprire le scuole», ha twittato. «Le persone hanno perso imprese per le quali hanno lavorato tutta la vita. Tutto questo per danneggiare Donald Trump. Noi siamo solo un danno collaterale. E il punto vero, qui, è la vaccinazione obbligatoria con documento d’identità».
Quando Joe Biden ha vinto le elezioni del 2020, Carmen è partito in quarta su Twitter: «È tempo di spegnere i media mainstream, in massa. Guardate Newsmax e OANN… tutti i media mainstream hanno salutato l’elezione di Biden. Non c’è da sorprendersi, visto che tutti hanno avuto un ruolo nella faccenda. Per favore, Presidente Trump, non si arrenda».
Nelle tesissime settimane successive, Carmen ha preso a twittare slogan legati al movimento di estrema destra QAnon, come «la tempesta sta arrivando», oltre a bufale assurde su Dominion e le macchine per il voto Smartmatic che avrebbero truccato le elezioni e a dichiarazioni farneticanti stile Alex Jones su un’apocalisse imminente. «So tutto sul Grande Reset», ha twittato il 17 novembre 2020. «Mi chiedo come intendano farlo. Più che altro penso che metteranno fuori uso la rete elettrica e il sistema finanziario con un unico attacco informatico massiccio. Qualunque cosa sia, farà sembrare il Covid una cosa da nulla».
Alcuni amici hanno fatto del loro meglio per ignorare gli sproloqui online di Carmen. «Quando si è schierato politicamente, non abbiamo più parlato di politica», dice Van Zandt. «Faccio così con tutti i miei amici quando siamo in disaccordo. Possiamo avere idee diverse in politica, ma io non scarico le persone. La vediamo diversamente dal punto di vista politico e va bene così. Teniamo fuori questa roba dalla conversazione. Abbiamo un sacco di altre cose di cui parlare».
I figli di Carmen erano sconvolti. «La cosa più sensata che mi viene in mente è che lottava contro la depressione», dice Kathryn. «Non era religioso e penso che fosse piuttosto vulnerabile al senso di appartenenza che Trump gli ha offerto. Siamo rimasti a bocca aperta quando abbiamo visto formarsi le sue idee politiche».
«Più vedevo Trump in tv, più coglievo in lui dei dettagli che mi ricordavano mio padre», dice Clayton. «Come Trump, mio padre era un narcisista da manuale».
Un prodigio musicale
Il talento musicale di Eric Carmen è innegabile. Il Cleveland Institute of Music aveva visto qualcosa in quel bimbetto prima ancora che iniziasse l’asilo. Sua zia Muriel era una violista di fama mondiale della Cleveland Orchestra ed era chiaro che il nipotino, a cui piaceva stare in teatro quando lei provava e che assorbiva la musica come una spugna, aveva ereditato il suo dono. «Ha imparato a suonare il pianoforte prima ancora di camminare», racconta Fred Carmen. «Sbattevo un cucchiaio su una ciotola d’acciaio e lui diceva: “Do bemolle”. Aveva l’orecchio assoluto».
A soli tre anni e mezzo, il Cleveland Institute of Music gli ha offerto la possibilità di iscriversi (a detta di tutti detiene ancora oggi il record di studente più giovane nei 104 anni di storia dell’istituzione). Nel giro di poco tempo padroneggiava moltissimi strumenti classici, tra cui pianoforte e violino. A 14 anni è passato alla chitarra dopo aver visto i Beatles esibirsi all’Ed Sullivan Show nel 1964. «Anch’io prendevo lezioni di chitarra nello stesso periodo», racconta Fred. «Era piuttosto frustrante, io studiavo un libro ogni tre mesi, lui ne studiava tre in tre giorni. Aveva un talento naturale incredibile».
Il talento di chitarrista l’ha aiutato a distinguersi in una scuola in cui si sentiva un outsider. «Era complessato, si percepiva come il ragazzo ebreo coi capelli ricci», dice Kathryn Carmen. «Avrebbe voluto anche lui i tagli lisci all’inglese dei Beatles. Credo che la sua ossessione fosse cercare di lisciarsi i capelli» (alla fine degli anni ’80 girava in tour con una grande valigia piena solo di spazzole e spray per capelli).
Alla fine degli anni ’60, Carmen è diventato un idolo locale dei teenager grazie alla capacità di rifare sul palco canzoni complesse come Walk Away Renee, Sloop John B e The Kids Are Alright. Ha suonato con vari gruppi nei club Hullabaloo e nei bar di Cleveland e sobborghi e alla fine ha messo in piedi un gruppo col meglio della scena locale: il batterista Jim Bonfanti, il chitarrista Wally Bryson e il bassista Dave Smalley. Si chiamavano Raspberries, non dal nome inglese dei lamponi, ma dal termine gergale che indica il gesto di sbuffare per rispondere scocciati. «Eric sapeva esattamente cosa voleva dalla band», ricorda Bonfanti. «Ci voleva diversi e speciali. Aveva una missione».
Una parte importante di questa missione consisteva nel sottrarsi agli eccessi tipici del rock d’inizio anni ’70. Per Carmen, la musica pop aveva raggiunto l’apice all’epoca di Pet Sounds dei Beach Boys e di Revolver dei Beatles, non gli interessavano gli assoli di batteria, le canzoni lunghe 10 minuti o qualunque cosa somigliasse anche lontanamente al prog. «Diceva: “Non sentirete assoli di flauto in questa band”», racconta Bonfanti. «Volevamo essere i nuovi Beatles, un traguardo decisamente ambizioso».
Si sono avvicinati di un passo a questo obiettivo nel 1972, quando hanno pubblicato un album di debutto omonimo per la Capitol, l’etichetta dei Fab Four. Anche Carmen, Bryson e Smalley, tutti poco più che ventenni, si sono presentati alle session con canzoni scritte da loro, quelle di Carmen però spiccavano, su tutte Go All the Way. Ispirata a Let’s Spend the Night Together dei Rolling Stones, è un’esplosione di tre minuti e mezzo di chitarra e armonie vocali stratificate, con un testo raccontato dalla prospettiva di una ragazza che sprona il suo ragazzo. «Aveva tutto in testa», dice Bonfanti, «e ci ha spiegato quello che sentiva».
Go All the Way ha scalato lentamente la classifica dei singoli fra l’estate e l’autunno del 1972, arrivando al quinto posto. La Capitol però non sapeva bene come gestire i Raspberries. Il primo LP era accompagnato da un adesivo che, una volta grattato, profumava di lampone, e la band è stata proposta a un target di preadolescenti su riviste come Tiger Beat. Il primo tour è stato sponsorizzato dalla Carefree Sugarless Gum e si sono esibiti perlopiù nelle scuole superiori. «L’etichetta non ci ha mai capiti», dice Bonfanti. «E il nostro grande errore è stato quello di non avere cercato il manager giusto. Abbiamo gestito tutto da soli e siamo rimasti fregati».
Il secondo album Fresh è uscito appena sette mesi dopo il primo. In copertina, i musicisti sembrano uno dei primi gruppi disco music, con abiti bianchi abbinati a enormi colletti neri. Ancora una volta, le canzoni migliori erano tutte di Carmen, in particolare I Wanna Be With You e Let’s Pretend, due classici power pop che trasmettono un senso di dolore e struggimento alla Brian Wilson. Non per i critici, però. «Dopo averlo ascoltato per un mese», ha commentato Robert Christgau, il decano dei critici rock americani, «ricordo solo tre canzoni». Per Van Zandt è una annotazione ingiusta. «I Raspberries erano come gli Who che incontravano i Beatles. E oggi, guardando indietro, ci si rende conto che stavano inventando il power pop».
Ma nel 1973, appena un anno dopo Go All the Way, i Raspberries si stavano sfasciando per via di conflitti di personalità, cattiva gestione e visioni musicali divergenti. Alla fine, Bonfanti e Smalley sono usciti dal gruppo, mentre Carmen e Bryson hanno proseguito con due nuovi compagni di band (il bassista Scott McCarl e il batterista Michael McBride) per incidere l’album dal titolo ottimista Starting Over (1974). Ma neanche così viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda. «A lui piacevano molto i Beach Boys», dice Bryson. «Per me non aveva senso cercare di competere coi Beach Boys».
Sapendo che il contratto con la Capitol era in pericolo, Carmen ha dato tutto in una canzone nuova, Overnight Sensation (Hit Record). Erano passati due anni lunghissimi e frustranti dall’ultima volta che aveva avuto un vero e proprio disco di successo, e quella mini opera da cinque minuti e mezzo parlava di una disperata richiesta di attenzione da parte di un outsider, che era proprio ciò che si sentiva Carmen. A 25 anni, rischiava di diventare una meteora con un brano di successo.
I Raspberries convivono il loro destino con altre band nella storia del rock la cui influenza è stata riconosciuta molto tempo dopo lo scioglimento. Hanno ispirato gruppi di successo ben più importanti come i Cheap Trick e i Kiss, oltre a spingere Bruce Springsteen ad avvicinarsi al pop ai tempi di The River nel 1979.
«Il greatest hits dei Raspberries era uno dei miei dischi preferiti di quell’estate», ha detto Springsteen nel 1998. «Erano piccoli grandi pezzi pop. Mi piaceva la produzione e, quando sono entrato in studio, molte cose che abbiamo fatto erano così. Canzoni pop di due, tre, quattro minuti, una dietro l’altra».
Springsteen ha preso in prestito i titoli dei brani dei Raspberries I’m a Rocker e I Wanna Be With You (entrambi scritti da Carmen) e li ha usati per le sue canzoni. «Bruce non si nasconde dietro a un dito», dice Van Zandt. «Crede nella mia filosofia: sei figo tanto quanto chi derubi».
Nascita di una hit
Susan Carmen, all’epoca moglie di Eric, si trovava per caso nello studio di Los Angeles dove Céline Dion era impegnata a fare in modo che la famiglia Carmen non dovesse più preoccuparsi dei soldi per molto, molto tempo. Era la metà degli anni ’90 e Dion stava lavorando col produttore David Foster alle canzoni per il suo fortunatissimo album Falling Into You. Susan era stata portata lì dalla cantautrice Diane Warren a salutare Dion e non sapeva che la cantante franco-canadese stava registrando le parti vocali di una cover di All By Myself, il successo di Eric Carmen del 1975.
«Celine non riusciva a raggiungere alcune note», ricorda Susan, che è stata sposata con Eric per più di 20 anni. «David Foster è entrato e scherzando ha detto: “Se non ci arrivi, c’è Whitney due porte più in là”».
Era esattamente la spinta di cui Dion aveva bisogno: ce l’ha fatta e All By Myself è diventata una presenza fissa nella Top 40 delle radio di fine anni ’90. Quella registrazione ha fatto guadagnare a Carmen milioni di dollari. «Céline Dion ci ha fatto un gran favore», dice Kathryn Carmen. «Sono cresciuta in un ambiente decisamente privilegiato».
La storia di All By Myself inizia nel 1975, subito dopo l’implosione dei Raspberries e con l’idea di Clive Davis di ingaggiare Carmen come solista per la sua nuova etichetta, la Arista. Il suo interesse è cresciuto notevolmente dopo avere ascoltato una ballad per pianoforte di Carmen sul tema della solitudine che provava dopo lo scioglimento dei Raspberries, ispirata al Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Rachmaninoff (così tanto ispirata, in effetti, che gli eredi di Rachmaninoff gli hanno scucito il 12% dei diritti di edizione). «All By Myself catturava una sensazione che tutti hanno provato, prima o poi, e ho volutamente cercato di mantenere il testo molto semplice e colloquiale», ha detto Carmen ai biografi Sharp e Hogya. «Come se parlassi con un amico o, semplicemente, pensassi ad alta voce. Credo che abbia funzionato».
La canzone è giunta al numero due in classifica e quando la ballad successiva, Never Gonna Fall in Love Again, è arrivata all’undicesimo posto, sembrava che Carmen stesse per diventare una vera e propria popstar.
Ma, esattamente com’era accaduto con Go All the Way tre anni prima, a quel successo fugace è seguito un lungo periodo di confusione, frustrazione, amarezza. Il problema ha iniziato a manifestarsi quando Carmen ha capito che la Arista si aspettava un secondo album di canzoni simili ad All By Myself. «Clive mi ha detto che una volta che sei diventato pop, non si torna indietro», ha raccontato Carmen a Sharp e Hogya. «Immagino volesse dire che non potrai mai più essere considerato un artista rock serio. Vorrei che me l’avesse detto prima di firmare il contratto: se lo avesse fatto, non avrei firmato».
Carmen immaginava il secondo album solista come una grande dichiarazione artistica, al pari di Abbey Road (ha provato persino, senza successo, a ingaggiare il produttore dei Beatles, George Martin) e le canzoni che ha scritto raccontavano di una vita piena di solitudine e dolore. Ha intitolato il disco Boats Against the Current, prendendo spunto dall’ultima frase del Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.
A Londra, dove ha lavorato con il produttore Gus Dudgeon, che aveva curato i migliori album di Elton John degli anni ’70, Carmen non è riuscito a portare a termine nemmeno un brano. È tornato in America con i conti salatissimi dello studio in tasca e, stando al fratello, con una dipendenza dalla cocaina. «È rimasto a casa mia per sei settimane», racconta Fred, «finché non siamo riusciti a rimetterlo in sesto».
Carmen poi è andato a Los Angeles per produrre l’album da sé, con l’aiuto di musicisti come il batterista dei Toto Jeff Porcaro, i chitarristi Richie Zito e Andrew Gold e il sassofonista dei Rolling Stones, Bobby Keys. Bruce Johnston dei Beach Boys ha contribuito all’arrangiamento dei cori e ha convinto Brian Wilson ad andare in studio per cantare in She Did It, canzone ispirata ai Beach Boys. Alla fine, Carmen aveva speso 400 milano dollari (circa due milioni di euro del 2025) per Boats Against the Current.
Nella speranza di rientrare delle spese, Davis ha insistito perché venissero aggiunti dei cori alla scarna title track per renderla più radiofonica, una mossa che ha fatto inorridire Carmen. Davis ha anche cambiato la sequenza dei brani che Carmen aveva studiato attentamente. «È tutta diversa da quella che Eric voleva», spiega Hogya. «Mi ha detto: “Se ascolti il disco al contrario, è la mia biografia. È la storia della mia vita. Ma se lo senti nell’ordine deciso da Clive, non ha alcun senso”».
Nonostante l’intervento di Davis (o forse proprio a causa di esso), l’album è stato un disastro, arrivando al numero 45 della Billboard 200. Metà delle 33 date del tour, che comprendeva anche tappe in apertura per Elvin Bishop e Hall and Oates, è stata cancellata. Solo anni dopo Boats Against the Current verrà riconosciuto come un classico. «Ha una specie di malinconia che sembra vera e sincera», dice Darian Sahanaja, bandleader di Brian Wilson, che è diventato amico di Carmen negli anni ’90. «Come Brian in Pet Sounds, anche lui ha cercato di catturare la perdita dell’innocenza e il desiderio di accettazione».
Carmen non è mai più stato così libero, in studio. Per Change of Heart del 1978 ha ceduto alle richieste della Arista dando a molti brani un sound disco di cattivo gusto, ma ha messo in apertura e chiusura le ballate orchestrali Desperate Fools e Desperate Fools Overture. «L’album inizia e finisce con una canzone molto dolente che parla di trovarsi a Los Angeles, a pezzi», dice Hogya. «Era lui che si lamentava di quello che era costretto a fare e che avremmo trovato tra quelle due canzoni». Sono poi venuti altri due album fallimentari e Carmen si è fermato. «Non aveva molta familiarità col mondo della musica, non gli piaceva», spiega il fratello.
Ci sono voluti due dei film adolescenziali di maggior successo degli anni Ottanta per riportarlo in auge. La rinascita è iniziata nel 1983, quando è stato coautore del fortunato duetto di Ann Wilson e Mike Reno, Almost Paradise, per la colonna sonora di Footloose; è poi proseguita nel 1987, quando ha accettato di rifare Hungry Eyes, scritta da John DeNicola e Franke Previte, per Dirty Dancing. Il film con Patrick Swayze è diventato un fenomeno culturale e la colonna sonora è stata per ben 18 settimane al numero uno in America. Per capitalizzare il successo, nell’estate del 1988 è stato organizzato un tour di Dirty Dancing che ha toccato 90 città in tre mesi.
Carmen viaggiava con la modella Susan McClurg, con cui aveva iniziato a uscire dopo averla vista su un cartellone pubblicitario a Cleveland, ma il tour rock’n’roll tutto glamour che lei immaginava si è trasformato rapidamente in una faticaccia. «È stato molto duro anche per la sua voce. Prima della metà del tour, gli hanno fatto delle iniezioni alle corde vocali perché gli sanguinava la gola», racconta Susan. «È diventato anche approssimativo. Beveva troppo e si dimenticava le parole delle canzoni. Non era il massimo».
Carmen è stato costretto a ritirarsi, conservando così con un ricordo amaro della sua vita da artista in tour. Però aveva un brano nuovo, Make Me Lose Control, che Arista ha pubblicato in un greatest hits progettato per sfruttare il successo di Hungry Eyes. La canzone è diventata una hit ancora più grande. Tutto ha iniziato a mettersi di nuovo in movimento, ma Carmen ha pestato sui freni quando è venuto a sapere che Davis si aspettava che lui lavorasse con autori esterni per l’album successivo.
Sono passati altri due anni, si vedeva all’orizzonte la rivoluzione dell’alt rock e gli hitmaker pop sofisticati stavano passando di moda. Carmen era praticamente scomparso. Dopo alcuni anni di convivenza con Susan, a Los Angeles, e di tentativi di scrivere hit per altri, era tornato a Cleveland per mettere su famiglia.
«Non sapeva più quale fosse il suo posto nel pantheon delle star della musica», dice Fred Carmen. «Questo lo frustrava molto e così si è ritirato».
La reunion a sorpresa
Non volendo rinunciare alla sua visione né piegarsi alle richieste dell’industria discografica, Carmen si è dedicato alla famiglia. Nel 1997 è nato Clayton e tre anni dopo è arrivata Kathryn. «Con i bambini piccoli era fantastico», dice Susan. «Li adorava».
Nel 2000 si è preso una breve pausa dagli impegni da papà di periferia ed è tornato timidamente in pista dopo aver ricevuto l’offerta di unirsi alla All-Starr Band di Ringo Starr, insieme a Jack Bruce dei Cream, Simon Kirke dei Bad Company e Dave Edmunds. Carmen ha lavorato con grande puntiglio per imparare ogni sfumatura della scaletta a base di classic rock. Ma il suo problema con l’alcol, che Susan aveva notato per la prima volta una dozzina d’anni prima durante il tour di Dirty Dancing, era un grosso guaio in un tour che, secondo la volontà di Starr, doveva essere al 100% sobrio. «Ringo teneva tutto rigidamente sotto controllo», racconta Susan, che ricorda che il manager di Carmen, David Spero, l’ha chiamata in diverse occasioni per avvertirla che stavano per cacciarlo dal tour.
«Credo che per Ringo fosse molto importante che tutti fossero sulla stessa lunghezza d’onda», dice Spero. «Avevamo con noi gente come Jack Bruce, un gran bevitore. Ma andava in un bar diverso da quello dell’albergo e lo faceva per conto suo. È roba che non ti porti sul palco ed Eric l’ha fatto».
Il tour di Ringo è durato soltanto otto settimane, compreso un concerto trionfale nella sua città, sul lungolago di Cleveland. Alla ripresa, l’estate successiva, il ruolo di Carmen di tastierista della band è stato affidato a Roger Hodgson dei Supertramp.
In quel periodo si vociferava di una reunion dei Raspberries, ma per concretizzare l’idea ci sono voluti anni di false partenze e tutto ha rischiato di andare a monte quando Carmen ha precisato di volere una fetta più grande degli introiti. Dopo mesi di prove, durante le quali lui è stato ossessionato da ogni singola nota, Carmen e i Raspberries hanno finalmente fissato delle date per il mese di novembre 2004, in occasione dell’apertura della House of Blues di Cleveland.
«Mi viene la pelle d’oca a pensarci», dice Paul Sidoti, che Carmen aveva ripescato dall’oblio per quegli show tre anni prima che Taylor Swift lo ingaggiasse come chitarrista e bandleader, ruolo che ricopre tuttora. «Eravamo esaltatissimi. Dal momento in cui abbiamo aperto con I Want to Be With You, abbiamo preso il volo. Si sentiva l’amore in quella stanza».
L’accoglienza dei fan e della stampa è stata entusiastica e molti l’hanno definito uno dei più grandi show di reunion della storia del rock. Per i figli di Carmen è stata la prima vera occasione di vedere il padre esibirsi dal vivo. «Non avevamo idea di quanto la gente lo amasse», dice Kathryn. «È stato incredibile. È stato divertentissimo vedere il mio papà orsacchiotto come una rockstar».
Quel concerto si è trasformato in una piccola serie di live nel 2005 e 2007. «Ricordo di essere andato alla House of Blues di Hollywood», racconta Sahanaja. «Nessuno di noi riusciva a credere che stavamo ascoltando quelle canzoni dal vivo». La reunion si è però arenata nell’aprile del 2009, quando i Raspberries hanno accettato di suonare un’unica data alla Rock and Roll Hall of Fame nel weekend della cerimonia di ingresso. Sidoti stava aiutando Swift a prepararsi per un tour, così i Raspberries hanno chiamato il polistrumentista Paul Christensen per sostituirlo. Durante le prove, aveva preparato un assolo di sax da suonare durante Overnight Sensation. «Indovinate cosa è successo, quando siamo arrivati a quella parte della canzone?», racconta Bonfanti. «Wally ha suonato un solo di chitarra sopra a quello di sax. Io ho guardato Eric. Lui ha guardato me. Sapevo che era finita».
Bryson non ricorda l’incidente, ma rammenta che è stata una serata molto tesa. «L’ego di Eric potrebbe riempire uno stadio», dice. «E continuava dare suggerimenti durante il soundcheck. Gli ho detto di chiudere quella cazzo di bocca».
I Raspberries non hanno mai più suonato assieme. Ma già due anni prima dell’esibizione alla Hall of Fame c’erano segnali che la situazione di Carmen non era ottimale. «Sono andato a trovarlo dopo lo spettacolo alla House of Blues di Los Angeles, nel 2007», racconta Sahanaja. «Era completamente sbronzo. Continuava a parlare e parlare di quanto gli piacesse una mia canzone. E io ero imbarazzatissimo. Me ne sono dovuto andare, non mi piaceva vederlo così».
Nel baratro
Il titolo su TMZ recitava: “Occhi iniettati di sangue”. Sotto c’era un video, di due minuti e mezzo, di Carmen che nel 2008 veniva sottoposto a un test alcolemico a Orange, Ohio, dopo essersi schiantato contro un idrante. Quando i poliziotti sono arrivati, sul sedile anteriore c’era una bottiglia di vodka mezza vuota. Il suo livello di alcol nel sangue era di 0,23: quasi tre volte il limite stabilito dalla legge. Era la sua seconda infrazione per guida in stato di ebbrezza in soli due anni e il giudice l’ha condannato a 30 giorni di carcere.
Intanto, il matrimonio con Susan era in crisi. «All’inizio faceva uso di cocaina», racconta la donna. «Dopo la nascita dei bambini ha iniziato a bere solamente. Quando vivevamo a Los Angeles (all’inizio degli anni ’90, prima che si sposassero, nda) è andato alla Betty Ford. Era una condizione essenziale per sposarci. Ci è stato sei settimane, ma non è riuscito a non ricaderci. Appena è morto suo padre, nel 2007, ha perso la testa».
«Posso quasi dividere in due fasi il tempo passato con lui», dice Clayton. «Prima e dopo la morte di mio nonno. È quasi come se tutto quello che c’è stato prima di quel momento appartenesse all’infanzia. E, con tutto ciò che è successo dopo, sono diventato molto più consapevole dei suoi problemi, tra cui il bere ovviamente è uno dei più grossi».
I tentativi di Carmen di frequentare agli Alcolisti Anonimi non sono andati a buon fine. «Era un ateo convinto», dice Kathryn. «Gli alcolisti anonimi chiedono di ammettere che esiste una forza più grande, di mettersi in disparte e di accettarla. Mio padre non riusciva proprio a seguire il programma. Non ci credeva».
La situazione è precipitata nel 2007, quando Carmen, ubriaco, ha fatto perdere alla band un volo per uno show nella West Coast. «Continuava a perdere la carta d’imbarco», racconta Bryson. «Era davvero sfatto. Mi è sembrata una cosa un po’ immatura ubriacarsi fino a quel punto». Secondo Susan Carmen, questo incidente è stato seguito da uno dei tanti tentativi di disintossicazione che non sono andati a buon fine. Non è un argomento facile da affrontare, per Bonfanti. «Ho fatto tutto il possibile per aiutarlo», dice. «L’ho sostenuto il più possibile. Ma era difficilissimo» (Amy Carmen non nega che Eric avesse problemi di alcolismo prima del loro incontro: «Eric diceva che la tristezza e la tossicità che vorticavano intorno a lui in quegli anni avrebbero spinto chiunque a bere»).
L’alcolismo di Carmen era la preoccupazione più grande della sua famiglia, che era allarmata anche per la salute mentale. Le teorie del complotto l’avevano affascinato al punto che, secondo Susan, ha presentato una richiesta in base al Freedom of Information Act per ottenere dalla Commissione Warren del materiale sull’assassinio di Kennedy. Col passare del tempo, si è dedicato sempre di più a tutte queste teorie. Si era fissato, in modo particolare, sulle scie chimiche, sull’idea infondata che il governo usi gli aerei per spargere sostanze chimiche tossiche nell’atmosfera. «Se un jet passava sopra casa nostra e lasciava una piccola scia bianca, lui guardava in alto e diceva che stavano tentando di sterilizzare le persone», ricorda Susan. Anche per Fred «era difficilissimo distoglierlo dall’argomento delle scie chimiche. Gli facevo leggere degli articoli che smentivano tutte quelle cose, ma chi è davvero convinto ci crede. Non c’era modo di dissuaderlo».
Il tema delle scie chimiche è emerso anche nel 2013, quando Carmen ha lavorato con Sahanaja e il suo gruppo, i Wondermint, per un pezzo da mettere nella raccolta Essential Eric Carmen: Brand New Year, la sua ultima canzone di sempre. «Sono uscito dalla stanza per sistemare alcuni microfoni», racconta Sahanaja, «quando sono rientrato, ho sentito parlare di scie chimiche. Anche il nostro chitarrista Nicky [Walusko] era un po’ complottista e loro due si stavano infervorando. Così ho dovuto dire: “Ragazzi, dobbiamo lavorare…”».
Amy contesta l’affermazione che Carmen fosse un teorico del complotto e dice di non averlo mai sentito parlare di scie chimiche. «Eric era un lettore vorace ed era informato su tutti gli eventi, gli argomenti e le tematiche di attualità. Gli piaceva partecipare a discussioni su quei temi, ma questo non faceva di lui un “teorico della cospirazione”. Le persone che vogliono denigrare Eric sostenendolo hanno sicuramente dei secondi fini».
Eric Carmen rifiutava anche qualunque offerta di esibirsi dal vivo. «Avrebbe potuto essere un grande artista da casinò», dice Spero, «ma aveva paura di fallire. Aveva paura di suonare davanti a sale vuote».
Intorno al 2005, Spero gli ha proposto una somma «a sei cifre» per suonare All By Myself in televisione, in Francia. «Gli ho detto: “Ci sono, quattro biglietti di prima classe per Cannes, una settimana in un hotel di categoria A+++ e un sacco di soldi”», racconta Spero. «Devi solo suonare All By Myself con un’orchestra e sarai il padrone della scena. Cosa vuoi di più?”. Non l’ha voluto fare».
Nessun componente della famiglia di Carmen aveva mai sentito questa storia, ma non li sorprende. «Non siamo mai andati da nessuna parte, in realtà, perché Eric non voleva viaggiare», dice Susan. «Si era fatto molto schivo quando vivevamo a Los Angeles, a metà degli anni ’90, e poi è diventato più rigido. Non era mai possibile pianificare una vacanza in cui dovesse alzarsi prima di mezzogiorno. Niente attività. Non andava alle iniziative della scuola dei bambini se erano di mattina».
Secondo Clayton, Susan e Fred, Carmen passava la maggior parte delle ore diurne nel suo studio a fare trading online o a leggere il forum dei fan, sul suo sito ufficiale, spesso postando lui stesso. «Era la situazione perfetta per lui, perché poteva comunicare con le persone, ma non doveva lasciare la sua sedia e, comunque, l’attenzione era sempre su di lui», dice Clayton.
Per usare un eufemismo, Clayton non pensa che Carmen sia stato un buon padre. «Da lui non ho avuto alcune cose da tipico padre americano e invece le avrei volute», dice. «Lo pregavo di uscire a fare qualche lancio con me, ma la maggior parte delle volte mi diceva: “No, è troppo umido fuori, mi rovinerei i capelli”. Aveva sempre una scusa. Era molto, molto diverso dall’archetipo della figura paterna standard».
«Non c’è dubbio che amasse Clayton e Kathryn», dice Fred Carmen del fratello. «Ma non credo che avesse un’idea precisa di cosa significasse essere un genitore».
Estranei
A detta di tutti, il divorzio di Carmen e Susan, iniziato nel 2009, è stato terribile e si è trascinato per circa un decennio, mentre le due parti litigavano per il denaro e la custodia dei figli. Alla fine hanno raggiunto un accordo di affidamento congiunto che ha scontentato tutti. «Loro due non comunicavano molto», racconta Kathryn. «E io stavo arrivando all’età in cui non vuoi portare il borsone del cambio a scuola».
Alla fine Carmen si è trasferito in un appartamento vicino al centro commerciale di Beachwood Place, nella zona orientale di Cleveland. Ha provato a frequentare donne conosciute online, ma non gli è andata molto bene. Secondo Clayton e Fred, ha incontrato su Internet una tale Nancy che sosteneva di essere di vari decenni più giovane di lui. Hanno parlato al telefono quasi quotidianamente per un paio d’anni, spesso per ore e ore. Non si sono mai incontrati, anche se qualche volta ci sono andati vicini, ma poi lei ha disdetto all’ultimo minuto. «Aveva inventato una storia complicata su come era stata un’infermiera in Afghanistan ed era tornata con una specie di malattia rara che i medici non riuscivano a diagnosticare», racconta Clayton. «Mio padre si è preso la briga di fare delle ricerche e ha identificato una malattia rara che pensava lei avesse. Io e mia sorella praticamente gli abbiamo detto per otto mesi di fila che lo stavano fregando, ma lui non voleva sentirci».
«Ricordo che gli ho stampato un articolo che elencava i 10 modi migliori per capire che sei vittima di catfishing», aggiunge Fred. «Lei rispondeva a tutti i criteri, ma lui rifiutava di crederci».
Poco tempo dopo, Carmen ha conosciuto Amy e, mentre si frequentavano, lui si è lentamente allontanato dal fratello, dall’ex moglie e dai figli. Secondo Fred Carmen, era un piano di Amy. «L’idea era di allontanare prima me e poi i bambini da Eric, in modo da diventare la sua unica figura di riferimento e controllarlo. Bisogna riconoscere che è stata molto efficiente. Eric era un cospirazionista. Lei gli ha fatto credere che tutta la sua famiglia fosse in combutta contro di lui».
«Sono loro che ci hanno tagliati fuori dalle loro vite», replica Amy. «Non appena tutti hanno pensato che non ci fossero più soldi, Clayton, Susan e Kathryn si sono messi a cercare di mettere le mani su tutto ciò che potevano».
Amy dice di essere stata una matrigna premurosa nei primi tempi del matrimonio. «Ho cercato di includere Clayton e Kathryn nella nostra vita, ero molto felice di aiutarli a fare i compiti e di cucinare. Sistemavo i capelli a Kathryn prima della scuola, mentre mangiava la colazione che le preparavo e ho sempre accolto volentieri in casa e poi riaccompagnato in auto i loro amici. Ho aiutato Eric a coprire il soffitto della camera di Kathryn di palloncini rossi e bianchi, per farle una sorpresa, il giorno di San Valentino».
Entrambe le fazioni della famiglia Carmen citano una festa scatenata organizzata da Clayton a casa di Eric e Amy, mentre i due erano fuori città, come un punto di svolta nel loro rapporto. «Avrei dovuto denunciarti per effrazione e vandalismo», ha scritto Eric al figlio in un’e-mail del 2018. «Da quel momento in poi», racconta Susan, «né Clay né Kath hanno avuto il permesso di entrare in quella casa se non invitati. Erano come degli estranei in casa loro».
Nello stesso periodo, Eric Carmen ha fatto causa a Fred, accusandolo di cattiva gestione delle sue finanze, di aver usato indebitamente dei soldi per l’assistenza alla loro madre e di avergli addebitato spese legali gonfiate per il divorzio. Fred dice di avere capito per la prima volta quello che stava per succedere quando Carmen e Amy erano a casa sua per una festa. «Mio nipote è venuto da me», racconta Fred. «Mi ha detto: “Devi stare attento ad Amy. L’ho appena sentita dire a mio padre che non avresti mai potuto pagare la tua veranda nuova solo coi tuoi mezzi”. Era il tipo di cose che Amy gli diceva per convincerlo che lo stavo derubando».
Amy smentisce: «Ho visto la veranda di Fred solo una volta e, francamente, non era niente di speciale. Non ho mai detto a Eric o pensato che Fred lo stesse derubando». Fred nega qualsiasi illecito. Alla fine si sono accordati in via extragiudiziale.
Quando Clayton si è diplomato e aveva intenzione di iscriversi all’Università di New York, ha scoperto che il padre non avrebbe pagato la retta. In base a quello che Amy definisce «un accordo prematrimoniale molto discutibile» con l’ex moglie Susan, Eric doveva pagare le tasse scolastiche di una scuola dello Stato. Ma Eric non ha voluto pagare nemmeno per la Ohio State, dando vita a una battaglia legale tra padre e figlio. «Non avrei mai e poi mai voluto che si arrivasse a tanto», dice Clayton, «ma avevo solo queste opzioni, e mi sono detto: non si tratta di sciocchezze, ma della mia istruzione universitaria e di qualcosa che mi darà le basi per costruire il resto della vita».
Secondo Amy, Clayton non ha mai preso sul serio gli studi universitari; una volta è stato punito dalla Commissione per la Cattiva Condotta Accademica della scuola (Clayton non lo nega: «Ho fatto una cazzata»). Lei ha prodotto un’e-mail inviata da Eric al figlio per parlare del suo alloggio al college. Eric scriveva: «In questo momento l’unico risultato che mi interessa è che tu prenda buoni voti e ti laurei in otto semestri. È la tua istruzione universitaria. L’istruzione per la quale sto pagando».
Le spese universitarie di Clayton sono ancora un punto dolente. Lui sostiene che Eric e Amy gli hanno imposto dei voti minimi da prendere, l’hanno costretto a vivere nel dormitorio più economico e a utilizzare la mensa più economica. «Quei due mi hanno terrorizzato nei primi due anni di università e mi hanno costretto a fare i salti mortali», dice. Amy si meraviglia. «Se implorare Clayton di iscriversi a dei corsi e a fare richiesta per un alloggio nel campus, in modo che il padre potesse pagare in tempo, significa costringere qualcuno a “fare i salti mortali”», dice, «allora ha una visione del mondo decisamente distorta».
Guardie armate al funerale
I dettagli sulla morte di Eric Carmen restano un mistero, ma alcuni dei suoi amici non sono rimasti sorpresi quando hanno ricevuto la notizia, a marzo. Per il suo ex manager Spero «non si prendeva cura di sé. Verso la fine era ingrassato tantissimo».
Fred e Clayton raccontano di aver sentito storie simili da Amy, che ha detto che lui prendeva troppe vitamine nelle ultime settimane di vita e, in pratica, se n’è fatto un’overdose. «Amy ha detto che Eric prendeva 200 integratori al mattino e 200 integratori vitaminici alla sera», racconta Fred. «E che aveva perso 11 chili perché prendeva l’Ozempic». Amy non nega che il marito assumesse degli integratori, ma dichiara: «Non ho mai detto a nessuno che Eric prendeva “400 integratori al giorno”».
Quando Clayton e Kathryn hanno chiesto della cerimonia funebre, Amy si è mantenuta sul vago. Hanno saputo i dettagli da altri: lei aveva organizzato un funerale privato al Musical Instrument Museum di Phoenix per il 20 aprile 2024. «Per favore», si leggeva in una nota allegata all’invito, «non inoltrate o condividete i dettagli della cerimonia con nessuno». Per assicurarsi che Clayton, Kathryn e Fred non si presentassero aveva piazzato delle guardie armate fuori dalle porte.
«Quanto ci vuole perché una persona faccia un passo indietro e riconosca: “Ok, ma davvero ho assunto delle guardie armate per impedire ai figli del mio defunto marito di partecipare al funerale del padre?”», dice Clayton. Amy replica: «Ho voluto una celebrazione bellissima, ma privata, della vita di Eric. Non ho invitato nessuno che fosse stato ostile oppure offensivo nei confronti di mio marito».
I dissapori sono andati avanti l’8 agosto, quando la Rock and Roll Hall of Fame ha organizzato un Eric Carmen Day e gli ha consegnato, con cerimonia postuma, la chiave della città di Cleveland. Per la prima volta dopo anni Amy si è trovata nella stessa stanza con Susan, Clayton e Kathryn. «A Kathryn era stato detto che avrebbe avuto il tempo di condividere alcuni pensieri che aveva scritto», racconta Clayton, che di recente ha accettato un lavoro presso l’agenzia di talenti CAA, nella divisione di partnership con i marchi musicali. «Ma Amy ha fatto le bizze nel backstage e ha fatto ritardare la cerimonia di 45 minuti, così io e mia sorella abbiamo assistito anonimamente in mezzo al pubblico e abbiamo dovuto guardare Amy che parlava e accettava il riconoscimento per conto di mio padre». Amy afferma che qualunque ritardo nella cerimonia non è stato dovuto a lei e sostiene che è stata la Rock and Roll Hall of Fame, non lei, a decidere di depennare Kathryn dalla scaletta all’ultimo minuto.
Nessuno dei presenti aveva idea dei rancori che covavano dietro le quinte. Alcuni dei più grandi nomi del rock’n’roll hanno inviato messaggi video molto sentiti: Paul Stanley e Gene Simmons dei Kiss, Sammy Hagar e Michael Anthony dei Van Halen, Robin Zander dei Cheap Trick, John Oates, Al Jardine dei Beach Boys, Lou Gramm dei Foreigner, Peter Frampton, Clive Davis e altri. «Vorrei solo che fosse qui per accettare questo premio e per vedere questo pubblico incredibile, fatto di tante persone che lo amavano e apprezzavano la sua musica», ha detto Amy ai presenti, trattenendo a stento le lacrime. «Per tutto il giorno l’ho sentito con noi, nello spirito».
La parola che salta fuori più spesso, quando si parla di Eric Carmen, è perfezionista. Era un perfezionista quando si trattava di creare canzoni in studio, rifiutandosi di accontentarsi di qualcosa che non fosse perfettamente uguale alla musica che aveva in testa. Era un perfezionista quando suonava dal vivo, insistendo a fare mesi di prove prima di ogni tour, durante le quali istruiva ogni musicista su come suonare esattamente il proprio strumento e le proprie parti. Quando le cose non andavano esattamente come voleva lui, preferiva andarsene piuttosto che accettare qualcosa che non corrispondeva al 100% alla sua visione.
Questo atteggiamento ha dato vita a una musica pop straordinariamente brillante, destinata a durare per generazioni. Ma l’ha anche portato ad abbandonare la sua carriera e a ripiegarsi su se stesso negli ultimi anni di vita. Nonostante il dolore che ha causato a entrambe le parti della famiglia Carmen, i suoi cari stanno lavorando, alcuni con l’aiuto di specialisti, per concentrarsi sui bei momenti e sui suoi grandi pregi.
«Eric, in fondo, era una brava persona», dice Fred. «Faceva cose che ti lasciavano basito o ti portavano a dire: “Non è così che dovresti gestire queste cose”. Ma era cattivo? No, affatto. Aveva un cuore d’oro».
«La musica era il suo Dio», dice la figlia Kathryn, che sta finendo gli studi e lavora come buyer in un negozio di abbigliamento. «Mi diceva che la musica era l’unica connessione con qualcosa di divino che avesse mai sperimentato in vita sua. Lo guardavo mentre si sedeva al pianoforte e si perdeva. Ho avuto modo di vederlo spesso in quel modo e mi sento molto, molto fortunata. Nonostante quel che è successo negli ultimi sette anni, non cambierei nulla di tutto questo con un’infanzia normale».
Da Rolling Stone US.