Quindi è relentless, la parola chiave. Il segreto che poi tanto segreto non è. La risposta a chi si domanda come si costruisca una carriera imponente che comprende, tra le altre cose, milioni di album venduti, film di successo, l’invenzione di Google Immagini, fidanzati e mariti famosi (diventati ancora più famosi grazie a lei), una rubrica telefonica che possono vantare in pochissimi, svariati record, momenti chiave della storia del pop che – per davvero – conosciamo tutti. Relentless, cioè: inflessibile. Instancabile, ostinata. Jennifer Lopez ce lo rivela quando le chiedono, in mezzo ad altre 72 domande, come descriverebbe la sua “etica del lavoro”, altrimenti detta “tigna”. (Di recente ho visto un’intervista post-sfilata a Miuccia Prada che ribadiva più o meno lo stesso concetto. E se a dirlo sono due tra le donne più ricche e potenti al mondo, sospetto che qualcosa di vero ci sia.)
È quindi “solo” il duro lavoro che ha reso J.Lo prima superstar, poi marchio, dopo impero? Sono la tigna di cui sopra, e l’ambizione, e il rigore, che la fanno fatturare e la mantengono sulla cresta dell’onda da un quarto di secolo? Forse l’abbiamo sempre saputo. Lo abbiamo visto con i nostri occhi. Su YouTube ci sono video di lei che si allena per farci credere che sì, possiamo farcela anche noi. Sì, possiamo avere gli stessi addominali, lo stesso trapezio, lo stesso big big booty. Possiamo, se ci impegniamo, fare la pole dance con naturalezza come Ramona Vega, il personaggio interpretato da Jennifer nel film Le ragazze di Wall Street, che le ha quasi fatto vincere un Oscar. Basta solo allenarsi 7 giorni su 7, bere tanta acqua da un travel cup Versace e dormire (sì, dormire è il suo beauty secret).
Jennifer Lopez, quindi, non si nasce ma si diventa? «La persona che sono diventata in tutti questi anni sotto gli occhi del mondo, la ballerina diventa attrice, che poi è diventata una cantante… che è diventata una star. Questa è la Jennifer Lopez che tutti si aspettano, e questa è la persona che voglio offrire al mondo», dice a un certo punto in True Love, l’autobiografia uscita nel 2014. Tu chiedi, lei ti dà il meglio che può.
Jennifer Lopez è un’intelligenza artificiale? Forse è un automa. Ne abbiamo avuto conferma durante l’half-time show nel 2021: l’esibizione è perfetta come sempre, i look sono on point, si direbbe su TikTok, la chioma sembra fluttuare a ritmo di musica, lo spettacolo lo fa lei, nonostante ci sia Shakira al suo fianco. Quando abbiamo saputo che si sarebbe esibita al Super Bowl, non abbiamo avuto dubbi. Non ne abbiamo, in realtà, dal 1999, anno del suo esordio nella musica con If You Had My Love. Nel videoclip, che è già un manifesto di tutto quello che ella sarà negli anni a venire, si concede alle telecamere, le seduce e poi seduce noi. È profetico: Jennifer ci sta dicendo di abituarci alla sua presenza, alla sua fotogenia. Balla, canta, è un’immagine che si distribuisce su più schermi.
È transmediale, lo è da sempre. La carriera di Jennifer Lopez si muove su così tanti binari che ne veniamo travolti. Al cinema ci arriva prima in quanto ispanica, interpretando parti di donne latino-americane in film che, però, non lasciano il segno. La svolta arriva con Selena, biografia della cantante Selena Quintanilla Pérez. Inizia l’ascesa a Hollywood. Diventa in pochi anni una stella del box-office e una delle attrici più pagate. Con titoli come Prima o poi mi sposo, Un amore a 5 stelle e Shall We Dance? conquista il mondo delle rom-com. Come lei, solo Julia Roberts, Meg Ryan e pochissime altre. Che però fanno “solo” le attrici. Le candidature arrivano, i premi pochini. Non è abbastanza brava? Hollywood la snobba? Quasi sempre la stronca. Ma non importa. Lei continua a fare film, a produrre: la mujer factura. Relentless, si diceva.
La tv le serve come trampolino di ri-lancio. Nel 2011 diventa giudice di American Idol dopo una serie di flop al cinema, nella musica, in amore (un periodo che la stessa definirà il punto più basso della sua carriera). Per sua ammissione, con questa esperienza vuole mostrarci la J.Lo con cui immedesimarsi. Non la diva, quindi, ma una di noi (certo). Con le stesse fragilità, le stesse debolezze (seh, vabbè). Sempre “from the block”, ma con tanti milioni sul conto e zero zuccheri nella dieta. È il grande shift a cui tutte le celebrità devono andare incontro. È l’inizio di una nuova epoca, di una nuova industria culturale, di un nuovo modo di pensare. Ci si deve adattare.
J.Lo l’imprenditrice. Elenco di cose fatte prima di (quasi) tutte le altre: due linee di abbigliamento, quattro matrimoni (non il programma tv), una linea vendutissima di 18 profumi, l’apertura di un ristorante cubano a Pasadena, una linea di scarpe con Giuseppe Zanotti, una compagnia di produzione televisiva e cinematografica, la Nuyorican Productions. Da poco anche una linea di skincare e una collezione di intimo. Il suo patrimonio oggi ammonterebbe a 400 milioni di dollari.
E poi c’è la musica. Nonostante Mariah Carey giuri di non conoscerla, dal 1999 ad oggi non c’è stato un anno senza che Jennifer Lopez non abbia sfornato un singolo, un feat., una traccia benefica (tra cui una cover in coppia con l’ex-marito Marc Anthony di Non amarmi, il duetto che Aleandro Baldi e Francesca Alotta portarono a Sanremo del ‘95). Ci sono tre versioni di J.Lo-cantante che sono anche i tre archetipi della sua narrazione (scusate): la J.Lo R&B, con grandi orecchini a cerchio in oro, che resta umile – ma cazzuta – nonostante i brillocchi e il compagno rapper; la J.Lo pop-dance che, in barba alle delusioni, si prende la pista da ballo e ci invita a ballare e amare ancora, meglio se con un paio di Louboutin ai piedi; la J.Lo latina che è tutto questo ma più “extra” e confezionato ad hoc per il mercato ispano-americano. Di J.lo non si butta via niente, come il maiale. L’ha capito anche lei e quindi eccola in un altro film, a produrre un’altra serie tv, in un duetto con Maluma, con un altro marito (riscaldato: Ben Affleck).
Il 16 febbraio esce su Prime Video, in concomitanza con l’album omonimo, il film – o qualunque cosa sia – This Is Me… Now, che, ci fa sapere il comunicato stampa, è “una rivisitazione musicale e visiva guidata dalla narrazione, intima, riflessiva, sexy, divertente, fantastica e altamente divertente della sua vita amorosa pubblicamente esaminata”. Nei due minuti e fischia di trailer si vede Jennifer fare praticamente di tutto. È un mix di generi, di scenari, di personaggi (anche famosi), everything everywhere all at once. E non è forse questa la rappresentazione più fedele della carriera, e della vita, di J.Lo?