La vita in America può essere un film ‘Horror’, parola di Bartees Strange | Rolling Stone Italia
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La vita in America può essere un film ‘Horror’, parola di Bartees Strange

La passione per le pellicole “di paura” s’è saldata con la volontà di raccontare quel che deve affrontare un afroamericano. «Mi rivedo in quei film, io quelle situazioni le ho vissute»

La vita in America può essere un film ‘Horror’, parola di Bartees Strange

Bartees Strange

Foto: Elizabeth De La Piedra

È venerdì 13 e Bartees Strange ha un paio di cose da dire sull’omonimo film slasher del 1980. «Mi piace che sia la madre ad ammazzare tutti quanti», spiega spoilerando il film a chi ha passato gli ultimi 45 anni in una caverna. «Il tipo è disabile, tutti lo prendono in giro e la madre è talmente infuriata che giura di far fuori tutti quei ragazzetti».

Star alternative acclamata dalla critica con alle spalle tour insieme a gente come Lucy Dacus e Phoebe Bridgers (come racconta nel pezzo del 2022 Cosigns), Strange adora vedere film horror. Lo si capisce anche dalla sua pagina su Letterboxd. A parte le emozioni forti, è interessato al lato umano sotteso a quel genere cinematografico, come dimostra il suo punto di vista su Jason Voorhees, il protagonista di Venerdì 13. E difatti il terzo album in studio Horror, che uscirà il 14 febbraio ed è co-prodotto da Jack Antonoff, è allo stesso tempo un’ode ai film di paura e uno spaccato della sua vita e del suo background filtrati attraverso quella lente.

«Sono sempre stato un bambino piuttosto nervoso», dice spiegando che era una delle poche persone di colore nella cittadina dell’Oklahoma dove stava con la famiglia. «Sono cresciuto sentendo i racconti d’infanzia dei miei genitori, ambientati nel Sud. Hanno preparato me, mio fratello e mia sorella a fare una vita simile. Ho cominciato a guardare i film dell’orrore per abituarmi ad avere paura. Poi me ne sono innamorato».

Era forse troppo giovane quando ha visto The Ring al cinema, fatto sta che da quel momento si è immerso nel mondo degli horror, godendosi il terrore lento e inesorabile dell’Halloween del 1978, l’entità sovrannaturale omicida che perseguita chi fa sesso prematrimoniale in It Follows, l’implosione della famiglia di Hereditary – Le radici del male, trovando parallelismi tra le sue esperienze di vita e la storia di violenza razzista di Jordan Peele Scappa – Get Out. «Gli horror migliori sono quelli che parlano di ciò che fa paura nella società», spiega. «Vale anche per i dischi. A volte i grandi album sono talmente legati a un periodo che quasi lo definiscono, o per lo meno hanno un ruolo in quel momento storico».

L’anno scorso Strange ha contribuito con l’elegante Big Glow alla colonna sonora di Ho visto la tv brillare, il film di Jane Schoenbrun che parla di identità e del fascino dei programmi che ci piacevano da bambini. «Mi è venuto subito da riguardarlo, l’atmosfera è la cosa migliore», dice a proposito del film che segue una coppia di adolescenti ossessionati da uno show televisivo intitolato The Pink Opaque, che sembra poter penetrare nelle loro vite reali.

Bartees Strange - Too Much (Official Video)

Se Big Glow è una canzone per un film che ci porta nella testa dei protagonisti, Horror è più personale, in linea con quanto Strange ha fatto in passato. «Il mio ultimo disco era tipo: ecco il posto da dove provengo, ecco la mia famiglia, ecco quel che m’ha reso ciò che sono», spiega parlando di Farm to Table del 2022 che ha avuto recensioni entusiastiche e che affrontava argomenti spinosi come le proteste per George Floyd, oltre ad evidenziare una ampia gamma espressiva. «Ora che avete visto da dove vengo, lasciate che vi mostri il lato oscuro di quei luoghi, di quelle persone, di quei sentimenti. Sono cose di cui avrei potuto parlare con un analista. Scrivendole, ho capito la direzione che stava prendendo il disco. Parlo dei momenti della vita che mi hanno fatto diventare ciò che sono. Non li racconto con dolcezza, non sono ricordi cari. Parlo delle cose tremende che ti formano, quelle che ti trovi ad affrontare più volte, finché non le superi».

È il caso della cupa Sober, in cui Strange racconta di una relazione turbolenta e del non sapere cosa si desidera, oppure di Too Much, brano d’apertura del disco, un soul grintoso che è anche la prima cosa scritta per l’album. «Sono cresciuto trasferendomi spesso e ho sempre avuto la sensazione di dovermi arrangiare da solo. Mi sentivo come all’interno di una capsula: attraversavo tutte queste esperienze di vita e cercavo di dare un senso al tutto. In quella canzone è un po’ come se dicessi: sono sopraffatto dalle emozioni di cui parlerò nel resto del disco».

Baltimore è invece intrisa di nostalgia. Strange canta della ricerca di un luogo sicuro, in America, un posto che un uomo di colore può chiamare casa (l’artista è finito a vivere nella città del Maryland che dà il titolo alla canzone dopo essere stato a Washington e New York). Strange collega l’idea di trovare un rifugio in un mondo spaventoso a pellicole come quella di Peele. «Mi rivedo molto in quei film. Quelle situazioni di merda le ho vissute. E sono stato indubbiamente il fidanzato di colore… Il disco l’ho chiamato Horror perché racconta le paure che mi hanno plasmato e quelle contro cui continuo a combattere per diventare una versione migliore di me stesso».

Bartees Strange - Sober (Official Video)

Da Rolling Stone US.

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