Se non puoi batterli, mangiali. È nel che devono aver pensato nel 1970 un cantautore pronto a tutto e una giovane rock band della Pennsylvania quando hanno uno scritto e gli altri registrato Timothy, una canzone che parla di lavoratori intrappolati in una miniera che uccidono e mangiano un loro compagno. I Buoys, band di ragazzacci cresciuti delle zone carbonifere della Pennsylvania nordorientale, si sono giocati così, con una macabra storia di cannibalismo, l’ultima chance di centrare una hit offerta dalla loro casa discografica.
Ha funzionato. Timothy ha lanciato la carriera di Rupert Holmes, che ha poi scritto e inciso la hit numero uno del 1979 sul tema dell’infedeltà, Escape (The Piña Colada Song), e ha consentito ai Buoys l’agognato contratto per incidere un album, passando alla storia come l’unico brano pop sul cannibalismo a entrare nella Top 20 americana. Affinché accadesse, Holmes doveva scrivere un motivo irresistibile, anche se improponibile, capace di conquistare i teenager e disgustare i genitori, con versi come: “Con una fame d’inferno, senza nulla da mangiare / Joe disse che avrebbe venduto l’anima / Per un po’ di carne”.
«Secondo certa gente la canzone dovrebbe imbarazzarmi e invece ne vado fiero», dice oggi Holmes. «Avendo i Buoys un’ultima opportunità, ho detto al produttore Michael Wright che per loro ci voleva una canzone di quelle che vengono censurate. “E tu gliene scriveresti una?”, mi chiesto. Ho detto di sì».
Solo tre anni fa, Rolling Stone dichiarava il 2022 l’anno dei cannibali per via delle serie televisive e film con trame incentrate sugli orrori del consumo di carne umana. Poi c’erano le accuse di cannibalismo rivolte all’attore Armie Hammer a fare notizia (e continuano a farlo). Ma nel 1971 le storie di cannibalismo erano tabù. Di sicuro non c’erano canzoni che ne parlavano in alta rotazione. Un anno dopo, i sopravvissuti a un incidente aereo sulle Ande avrebbero stupito il mondo raccontando la decisione straziante di mangiare i compagni di viaggio per sopravvivere.
Così quando alla fine è uscita Timothy, un pezzo in stile Creedence Clearwater Revival con una chitarra acustica strimpellata vigorosamente, armonie sulle ottave acute e un ritornello memorabile, ha fatto scandalo. «Le radio la trasmettevano perché suonava bene», ricorda Holmes, «però poi quando un dj o programmatore radio l’ascoltava meglio, cominciavano a chiedersi di cosa parlasse. Del resto ci sono milioni di persone che ancora pensano che la mia Escape parli di quanto sia bello bere della piña colada».
Non che i Buoys pensassero di cantare un giorno di mangiare un uomo. Quando si sono formati nel 1965 a Wilkes-Barre, Pennsylvania, i musicisti, alcuni dei quali frequentavano ancora il liceo, si ispiravano a Beatles e Hollies. «Amavamo le armonie», racconta il tastierista Fran Brozena. Armonie che hanno attirato l’attenzione di Michael Wright, un ingegnere del suono della Scepter Records che ha portato i Buoys, capitanati dal cantante-chitarrista Bill Kelly, a New York per registrare un pezzo di bubblegum pop. Brozena era all’ultimo anno di liceo e, come i compagni di band, avrebbe fatto qualunque cosa pur di firmare un contratto. «Il nostro batterista guidava un carro funebre e con quello siamo andati fino a New York. Forse era un presagio di quel che sarebbe successo».
Quando Holmes ha sentito Kelly cantare quel pezzo bubblegum è rimasto a bocca aperta e l’ha ingaggiato perché interpretasse una canzone che aveva scritto per un altro gruppo che Wright stava producendo, These Days. «Bill era un tenore irlandese dai capelli lunghi e la voce straordinaria», racconta Holmes. «Abbiamo messo Bill come cantante principale e io ho fatto le seconde voci. La Scepter ha ritenuto che il pezzo fosse abbastanza buono da pubblicarlo attribuendolo ai Buoys».
These Days però è stata un flop e ai Buoys non restava che un’ultima possibilità. Holmes ha spiegato a Wright il suo piano di farsi bandire dalle radio: ha avuto il via libera e si è messo al lavoro per scrivere Timothy. «La sfida era creare un pezzo che potesse essere sì trasmesso, ma che qualcuno avrebbe censurato», racconta Holmes. «Se avessi scritto una canzone con un testo osceno, o a sfondo sessuale, cosa che a quei tempi non era permessa, o se ci fosse stato un riferimento evidente alla droga, non avrebbe funzionato perché la canzone non sarebbe mai passata in radio».
Holmes ha trovato l’ispirazione nel connubio bizzarro tra la ballata sui minatori di carbone Sixteen Tons di Tennessee Ernie Ford e la serie televisiva di cucina The Galloping Gourmet. Mentre guardava lo chef Graham Kerr preparare un pasto in tv, ha iniziato a strimpellare la chitarra e a riflettere sul testo di Ford: “Alcuni dicono che un uomo è fatto di fango / Un povero uomo è fatto di muscoli e sangue”. «Mi sono detto: sembra quasi una ricetta. E all’improvviso ho pensato: miniere e cibo! Cannibalismo dopo un disastro in miniera. Non lo dirò esplicitamente, ma farò in modo che si capisca».
Holmes non ha pensato al fatto che i Buoys provenivano dalla regione carbonifera della Pennsylvania, luogo di tragedie minerarie come il Knox Mine Disaster del 1959, quando ha scritto i versi iniziali: “Intrappolati in una miniera crollata / Tutti sanno che gli unici rimasti eravamo Joe, io e Tim”. Ha scelto il nome Timothy perché gli ricordava Tiny Tim nel Canto di Natale di Dickens. «Aveva un che della vittima e il ritornello doveva essere composto da un nome».
Gli piace soprattutto la seconda strofa, che definisce sinistra, in cui uno dei minatori intrappolati calcola che c’è abbastanza acqua da bere solo per due persone. «Joe ha già deciso cosa succederà: non condividerà l’acqua», dice Holmes ridacchiando. «Ha altri piani per Timothy» (più avanti, nel ritornello, Kelly semina un altro indizio inquietante, cantando “Timothy, Timothy / Joe ti guardava!”).
Composto il pezzo, Holmes è entrato in studio con Wright e i Buoys: Kelly, Brozena, il batterista Chris Hanlon, il chitarrista Steve Furmanski e il bassista Bob Gryziec. Brozena racconta che la prima volta che hanno sentito Holmes suonare Timothy al pianoforte hanno pensato che sembrava una nenia funebre. «Non funzionava, perciò l’abbiamo velocizzata e le abbiamo dato un taglio alla Creedence», spiega, anche se il gruppo non era ancora del tutto consapevole della storia che stava raccontando, finché qualcuno in studio non si è avvicinato a Brozena. «Eravamo seduti proprio di fronte alla sala di regia e questo tipo è venuto da me dicendo: “C’è la guerra in Vietnam, la gente parla di pace e di mettere fiori nei fucili. Avete idea di cosa state cantando? Di cannibalismo”».
Nell’inverno del 1970 Timothy è stata inviata alle radio e con lentezza estrema si è insinuata nei palinsesti. Poi, secondo Holmes, alcune emittenti come la WABC di New York hanno cominciato a capire il testo e l’hanno eliminato dalla programmazione. «Se i ragazzi chiedevano perché non trasmettevano Timothy, quelli rispondevano che non dovevano ascoltarla, che era terribile. Ma basta dire a un adolescente che non deve ascoltare qualcosa per fargliela desiderare», racconta Holmes.
E così l’interesse per Timothy ha iniziato a crescere. Altre emittenti hanno deciso di inserire in rotazione il singolo e la canzone è entrata in classifica nel gennaio 1971, regalando ai Buoys, a Holmes e alla Scepter una hit. «È successo proprio quello che aveva predetto Rupert», dice Brozena. Anche una recensione decisamente poco entusiasta di Timothy pubblicata nel 1971 su Rolling Stone ha confermato che lo stratagemma di Holmes aveva funzionato: «Gli addetti stampa hanno iniziato a spingere la canzone nei primi due mesi del 1970», si leggeva, ma la «parte strumentale banale metteva in ombra il testo. Dopo alcuni mesi i programmatori e gli ascoltatori hanno scoperto che parlava di cannibalismo… chiunque capisca le parole e apprezzi il lato scabroso si diverte, quindi il pezzo è diventato una hit».
Lo stratagemma di Holmes si è rivelato un’arma a doppio taglio e la canzone si è fermata nella top 20, rimanendo vittima delle polemiche che aveva creato ad arte. «Non siamo riusciti a portarla più in alto della 17esima posizione», racconta Holmes, «c’erano alcune radio importanti in America che proprio non la passavano per via del testo».
Nel tentativo di raddrizzare la situazione e scalare la classifica, la Scepter ha cominciato a sostenere che Timothy era il nome del mulo da soma dei minatori. Brozena ricorda di aver visto un annuncio a tutta pagina su Billboard col titolo della canzone sopra una foto dell’animale. «Diceva: “Vi abbiamo fregati. Timothy era un mulo”. Solo che il pezzo non ha mai parlato di un mulo».
Vedendo che tutto ciò non riusciva a convincere le radio, l’etichetta ha pubblicato una versione editata del brano, con il verso “il mio stomaco era pieno come non mai” cambiato in “entrambi stavamo bene come non mai”. In un’altra versione modificata la parte sullo stomaco è rimasta intatta, ma è stata eliminata una parola dalla canzone. «Una cosa esilarante», racconta Holmes. «Nel tentativo di far ascoltare il disco, hanno fatto uscire una versione censurata di Timothy. E sai cos’hanno censurato? La parola “inferno” nel verso “con una fame d’inferno”».
Indipendentemente dai risultati in classifica, Timothy ha fatto il suo dovere: i Buoys hanno avuto una hit e si sono assicurati un contratto per incidere un album. Holmes si è dedicato alla scrittura di altre canzoni con una trama per la band che ora vedeva Jerry Hludzik al basso e Carl Siracuse alla chitarra. Give Up Your Guns, ispirata dall’esperienza di Holmes su set di un film western, era una storia di rapine in banca, mentre Blood Knot parlava di un centro di detenzione minorile ed era il tentativo dell’autore di ripetere l’exploit. «Ho provato a scrivere un’altra Timothy», ammette.
Né le nuove canzoni, né l’album hanno avuto lo stesso successo di Timothy e i Buoys si sono sciolti a metà degli anni ’70. Nel 1980, Kelly e Hludzik hanno formato un nuovo gruppo, i Dakota, e hanno aperto per i Queen nel tour promozionale per The Game centrando un modesto successo con If It Takes All Night. Alla fine Kelly si è trasferito a Nashville, dove si è messo a scrivere, registrare e produrre musica cristiana. È morto a dicembre del 2024, mentre questo articolo era in fase di scrittura, all’età di 74 anni. Come dice Holmes, «Bill resterà per sempre un talento formidabile e un cantante stupefacente» (Hludzik è mancato nel 2020, Furmanski nel 2014).
Cinquantacinque anni dopo, Timothy continua a far discutere. Passa spesso su SiriusXM e nei palinsesti dedicati agli oldies e ogni Halloween viene riproposta insieme ad altri brani horror rock come The Ballad of Dwight Fry di Alice Cooper, D.O.A. dei Bloodrock e il pezzo su una morte per mano della polizia di R. Dean Taylor Indiana Wants Me. Alcuni YouTuber hanno girato dei video di reaction all’ascolto della canzone. Il pezzo è ancora molto amato nella regione di origine dei Buoys, la Pennsylvania nordorientale, dove la band, fino al 2022, si è spesso esibita in concerti di reunion a Wilkes-Barre. L’anno successivo sono stati inseriti nella Luzerne County Arts & Entertainment Hall of Fame e Holmes ha inviato un discorso da leggere durante la cerimonia.
«Timothy è certamente una canzone singolare per via del testo, ma è estremamente orecchiabile, con una gran melodia, un ottimo riff e una voce superba», dice Alan K. Stout, storico della musica, giornalista e dj della Pennsylvania nordorientale. «E anche se non l’hanno scritta i Buoys, hanno comunque scritto la maggior parte del loro materiale. Siamo orgogliosi di loro».
Holmes nel frattempo ha vinto un paio di Tony Awards per il suo musical tratto da Il mistero di Edwin Dood di Charles Dickens e ha scritto il bestseller Murder Your Employer del 2023. Tuttavia, alcuni ascoltatori, anche cresciuti negli anni ’70, non hanno mai sentito il suo contributo più bizzarro al panorama pop. Holmes dice che è tutta una questione geografica e la dimostrazione che il piano di farsi mettere al bando ha funzionato.
«Quando incontro qualcuno e mi dice “Tu hai scritto Timothy, vero?”, io chiedo: “Dove sei cresciuto?”. Di solito è nel Sud o nel Midwest. Non è mai qualcuno di Los Angeles o New York».
Brozena, che ora vive in North Carolina, dice che gli amici con cui gioca a pickleball gli chiedono spesso di Timothy, ma invariabilmente la conversazione si sposta su Escape. E quindi alla fine Holmes pensa che senza Timothy non ci sarebbe stata Escape? Prima di rispondere fa una pausa. «Di sicuro a Timothy non si sfugge».
Da Rolling Stone US.