Lola Young non ha mai desiderato diventare un fenomeno di TikTok, ma provate ad aprire l’app cinese e ci sono buone probabilità che vi imbattiate in qualcuno che sta usando come colonna sonora di un video la megahit del 2024 Messy. Ma che cosa fa sì che una canzone soul-pop di una ventiquattrenne londinese sia apprezzata da chiunque, dall’hair stylist di Las Vegas alla pasticcera di Houston fino alla nepo baby di Los Angeles?
Forse è perché, molto semplicemente, il singolo attacca l’industria dell’autoaiuto cui sono ispirate tante altre clip presenti nell’applicazione. “Ok, fumo come una ciminiera / Non sono magra e faccio scenate tipo Britney una settimana sì e una no / Ma dammi tregua, chi vuoi che io sia?”, canta Lola Young prima di arrivare all’hook che ne ha fatto una piccola star: “Per te potrei essere mille persone e tu, cazzo, le odi tutte quante”.
L’anno scorso Young ha avuto una seconda nomination ai Brit Awards, un pezzo al numero uno delle classifiche inglesi e un feat in Chromakopia di Tyler, the Creator. Meno di 10 anni prima era un’adolescente che partecipava agli open mic armata di chitarra acustica. Nel 2016, si è distinta senza sforzo fra oltre 9000 partecipanti all’Open Mic UK, un concorso nazionale per musica dal vivo, con un pezzo originale intitolato Never Enough. Dopo tre anni passati a esibirsi in concorsi simili e concerti locali, ha firmato per la Island, non prima di essersi diplomata alla Brit School, che tra gli ex allievi ha avuto Amy Winehouse e Adele, due artiste a cui è stata spesso paragonata per la voce profonda, il carattere diretto dei testi e il modo di cantare. Non c’è quindi da stupirsi se l’ex manager di Winehouse, Nick Shymansky, ha lasciato la tranquillità della pensione per rappresentarla e se Nick Huggett, che aveva scritturato Adele, si è accodato.
Da allora Young non ha mai smesso di fare musica, fino ad arrivare a maggio 2024 al secondo album This Wasn’t Meant for You Anyway. In 10 brani racconta con intelligenza le sue insicurezze, si scaglia contro i suoi ex narcisisti e si mostra vulnerabile, il tutto con gran gusto. Ci sono tocchi di reggae, un pizzico di folk e tanto cuore. Young gestisce il tutto con grande maturità, considerata la sua età. Il disco è piaciuto alla critica, ai colleghi e ad alcuni idoli della cantante come SZA, che continua a tessere le lodi di Young su Instagram. E poi, naturalmente, c’è TikTok, dove al momento ha 1,6 milioni di follower, anche se lei non se ne cura.
«Il rischio è quello di impantanarsi nei social», dice. «Ci sono un sacco di artisti che hanno milioni di follower su TikTok e poi non riescono a vendere biglietti dei concerti. Ci deve essere di più di TikTok. Ed è ciò che spero di fare, in una certa misura: andare oltre un successo che potrebbe rivelarsi fugace e trasformarlo in qualcosa di solido».
Per un’artista in ascesa come Young c’è qualcosa di ironico nell’arrivare a farsi conoscere anche in America tramite TikTok. Se una Kardashian canta in playback un tuo ritornello, è inevitabile che molti arrivino a ridurre i tuoi anni di sacrifici a un successo lampo, considerandoti una meteora. Sia ben chiaro: Young apprezza gli elogi. È solo che la sua ascesa non è iniziata ieri ed è troppo intelligente per confondere un momento di popolarità virale con un successo consolidato. Ultimamente si è data da fare per sfidare l’algoritmo, l’industria e la soglia di attenzione dell’ascoltatore medio. E ha molto altro da dire su tutto questo.
Mi spiega che sta lavorando a un nuovo album con canzoni più ritmate, un amalgama di vari generi con quei testi a volte caustici che sono diventati un po’ la sua cifra. La si direbbe entusiasta, a giudicare dal tono di voce e dalla velocità con cui parla. «Il disco nuovo sarà incentrato di più sui miei problemi personali e di meno sull’amore. Ci sono pezzi molto forti. Non posso dire molto, se non che è un bel passo in avanti».
Tra i problemi di cui parla c’è il disturbo schizoaffettivo che le hanno diagnosticato quando aveva 17 anni. Da tempo Young parla apertamente degli effetti di questo disturbo sulla sua salute mentale e nel 2022 ha scritto su Instagram che «ho dei cazzo di alti (mania) e bassi terribili, anche contemporaneamente… è come rompersi una gamba, è una sensazione fisica, fa male. La società non è ancora pronta per capirlo».
«È stato importante parlarne apertamente, ha dato ad altre la possibilità di fare altrettanto e di contattarmi per dirmi quanto le avevo aiutate», riflette oggi, per poi citare alcune crisi che ha avuto in presenza dei suoi collaboratori e spiegare che scriverne le ha permesso di creare alcune delle sue canzoni migliori.
Viene da chiedere come fa, nel bel mezzo di tutte queste attenzioni, a decidere ciò che è giusto dare in pasto al pubblico e ciò che invece deve rimanere privato. La sua risposta rende chiarissimo il motivo di tanti paragoni con Amy Winehouse: «Qualunque cosa dovrebbe essere destinata al pubblico, a meno che non sia offensiva, ma l’arte non dovrebbe mai esserlo, mai. Tutto ciò che dico dev’essere onesto, vero, dev’essere qualcosa che ho vissuto io o qualcuno che conosco».
Aggiunge che quando scrive canzoni è «l’unico momento» in cui riesce a essere se stessa. E ha tutte le intenzioni di coltivare questa cosa anche in vista del prossimo disco: in fondo ha funzionato bene sia a livello professionale che personale. Man mano che si faceva conoscere, ha infatti creato una community online in cui i commentatori si sentono in un ambiente protetto e possono quindi ammettere che i suoi testi li hanno salvati. È una cosa che ha traslato nella vita reale. «È il motivo per il quale faccio musica: far sentire accettate le persone. Voglio che la gente senta di essere capita da me e da milioni di altre persone».