Ammettiamolo, sono finiti i tempi in cui Madonna faceva rima con novità. Sempre che, questi tempi, ci siano effettivamente stati. La bravura della Ciccone – che ha fatto la sua fortuna! – è stata quella di rendere più accessibili (alle masse) mode, stili e generi. Tanto per capirci, negli anni ‘80, appena esordì, molti pensavano volesse imitare Cyndi Lauper, con il suo look. Un altro esempio? Vogue – uno dei capisaldi madonnari – è uscita nel 1990, un anno più tardi della Deep in Vogue di Malcolm McLaren (sì, quello che “creò” i Sex Pistols).
Insomma, Madonna non si è mai inventata niente. Il suo grande talento è stato arrivare un attimo prima che esplodesse una moda. Un talento mica da poco eh! Tra Vogue e Deep in Vogue (quasi) tutti si ricordano la prima. O no? A questo si aggiunge un carisma capace di trasformare una cantante come tante in una popstar mondiale. Un mix che ha accompagnato Maddy fino a Music e (voglio essere buono) anche per qualcosina di Confessions on the dancefloor.
E poi? E poi sono arrivate Lady Gaga, Katy Perry, Beyoncé e Rihanna. Uno squadrone di agguerritissime dive – che utilizzano (spesso) sonorità trite e ritrite dalla presa immediata, come la Gaga, la cui produzione affonda a piene mani anche nei favolosi 80s – pronte ad affilare gli artigli.
Vuoi che Madonna, una che ha fatto la storia del pop degli ultimi 40 anni, si metta a fare guerra a questa nuova generazione di stelline? Una come lei non si metterebbe mai in competizione. E invece… Madonna potrebbe aver commesso l’errore più grande della sua carriera. L’impressione è, infatti, che cerchi di dimostrare la sua superiorità. Ma non ha proprio nulla da dimostrare: la migliore è sempre stata lei. E proprio lei che, per una vita, ha traghettato un genere verso l’iperuranio della popolarità, sembra si sia messa a inseguire mode come il reggaeton che, ormai, ci esce dalle orecchie. Medellín è una delle operazioni più tristi che si potessero fare. Da Madonna ci si aspetta altro. Punto. L’unica cosa buona del singolo è il bonazzo colombiano Maluma.
Miss Ciccone ha perso lo smalto, è un dato di fatto. Ci sia aspettava qualcosa di buono – almeno – sul singolo I rise (secondo dei cinque estratti che lanciano il disco di inediti). Anche se è meglio del latin pop, la ballad (con tanto di sample dell’attivista Emma Gonzales, sopravvissuta alla sparatoria della Stoneman Douglas High School) ha il retrogusto del già sentito.
Stesso ragionamento per Crave, pezzo uscito oggi (con il featuring di Swae Lee) che pare sia uno degli scarti di Music o Ray of Light. Fra una settimana arriva la dancehall giamaicana Future (feat. Quavo) e il 7 giugno è la volta del Dark Ballet con lo zampino di Mirwais. Dai primi tre estratti sembra Madonna ricalchi sé stessa che cerca di fare una hit senza riuscirci. Il risultato è passabile, ma dov’è finita l’artista icona del trasformismo, capace di essere santa e provocatrice, castigata e disinibita? Dov’è la Madonna che fa sognare e stupisce? Dov’è la diva? Dov’è la regina del pop? Ha abdicato senza rendersene conto? Vogliamo parlare, poi, dell’immagine (anni ’90) di Madame X, il nuovo album, che ricalca smaccatamente Frida Kahlo? Pure qui una figura – quella della Kahlo – inflazionatissima.
L’augurio è che la “X” del titolo sia un modo per metterci un “X” sopra, appunto. Un nuovo punto di partenza per ricominciare a fare ricerca seria, magari dopo l’esibizione – tanto attesa – alla finale dell’Eurovision Song Contest il 18 maggio. 1, 2, Cha Cha Cha? No, cara Madonna. Da te ci aspettiamo di più.