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M(h)aol, la nuova voce (a tutto volume) del punk-rock femminista

Ecco la colonna sonora ideale dell'attivismo digitale su gender e queerness, un quintetto irlandese che canta di modo rabbioso, diretto e liberatorio di sesso e identità nella "masculine age"

Foto: Naomi Williams

Il punk ha reso le M(h)aol libere. Libere di ispirarsi per il proprio nome alla pirata rivoluzionaria Gráinne Mhaol e allo stesso tempo di appassionarsi a studi di genere e psicologia. Libere di gridare la propria rabbia per l’incombenza del patriarcato, ma anche di approcciarsi con ironia a temi complessi del nostro contemporaneo. Ma soprattutto mosse dalla speranza che il suono sporco e diretto del punk-rock possa ancora creare attenzione verso le dinamiche di violenza e sopraffazione tristemente legate all’identità identitaria e sessuale.

Di questi cinque giovani irlandesi, quattro hanno scelto di definirsi al femminile (Róisín Nic Ghearailt, Constance Keane, Jamie Hyland, Zoë Greenway) e uno al maschile (Sean Nolan), rimarcando già l’importanza di auto-determinare la propria identità di genere. La loro prima volontà è quella di superare i luoghi comuni del trito dibattere da talk show, puntando dritta l’attenzione sulla ruvidità dei suoni e sulla componente provocatoria dei testi.

Formatosi nel 2014, il gruppo è apparso sui radar solo nel 2020, con un brano e un video che hanno la carica di una fibrillazione: Laundries. Tutta montata con immagini d’epoca ed effetti visivi psych, la clip racconta delle Magdalene Laundries, istituzioni dello Stato libero irlandese dove venivano segregate le donne non conformate alla morale dell’epoca. Un terribile esempio di violenza legata ai ruoli di genere, protrattasi fino al 1996 e qui scandita da un ritmo marziale che esplode in un noise forsennato e oscuro.

Nel 2021 arriva un altro pezzo dai temi impegnati, Asking for It, questa volta gridato con tutta la rabbia che la cantante Róisín Nic Ghearailt ha in corpo. Un punk nervoso ma dal riff accattivante, che urla contro i pregiudizi verso le donne che subiscono violenza, portando nel videoclip i numeri delle brutalità dalla connotazione sessuale. Le parole sono potenti perché cantate con l’orgoglio incazzato di chi difende le proprie ragioni: “Ho sentito cosa dicono delle ragazze come me, sono solo la stupida troia che ha lasciato la festa con te, l’ho chiesto io? Non l’ho mai fatto!”.

Dopo la fiammata iniziale, il 2022 porta alla pubblicazione del primo EP in 300 copie, Gender Studies, ironicamente focalizzato sull’invasività di questo tipo di analisi, ma è l’inizio del 2023 a sancire la pubblicazione del vero manifesto delle M(h)aol con il debutto su lunga distanza, Attachment Styles. Pubblicate dalla piccola Tulle – un’etichetta indipendente guidata da donne e che intende lavorare per le voci sottorappresentate nella musica – queste 10 tracce di rock tanto spigoloso quanto conturbante parlano di queerness e femminismo, attraverso testi efficaci proprio perché decisamente diretti. In Bored of Men una batteria incalzante spinge la voce della Ghearailt a raccontare la noia di una narrazione mediatica costantemente concentrata sugli uomini, in quella che viene definita come “masculine age”. Ancor più dissacrante risulta No One Ever Talks to Us, dove un cantato quasi svogliato recita: “Nessuno ci parla mai, a meno che non ci vogliano scopare. In questa epoca moderna, perché è cambiato così poco?”.

La formula sonora sembra unire l’irruenza dei primi Blonde Redhead con il provocante sarcasmo delle Wet Leg, per un fragore che tende a crescere di traccia in traccia, consegnandoci un album che suona a volte aggressivo e a tratti più intimo. Del punk, le M(h)aol ereditano non solo l’impeto elettrico ma anche la consapevolezza politica e l’approccio do it yourself. Jamie Hyland suona il basso ma registra e mixa i brani della band, Zoë Greenway unisce la passione per il basso alla realizzazione di video e artwork, mentre Constance Keane si occupa della batteria ed è anche la label manager dell’etichetta Tulle.

La musica delle M(h)aol è dunque un viaggio alla scoperta di se stessi, in primis per i membri della band ma ovviamente anche per gli ascoltatori che abbiano intenzione di avvicinarsi a questi temi in maniera diretta, spesso sfrontata. Nella traccia Bisexual Anxiety, ad esempio, il tema dell’identità è nuovamente trattato con grande franchezza: “Contrariamente all’opinione popolare, non tutti sono ‘lui’ o ‘lei’”, spiegano nel testo. La musica, dunque, come strumento di rivoluzione del pensiero, che cerca anche di cambiare il mondo circostante con azioni reali. È il caso della raccolta fondi che le M(h)aol hanno realizzato con il singolo Asking for It, i cui profitti sono stati devoluti alla Women’s Aid Ireland, ente di beneficenza che intende porre fine alla violenza domestica contro donne e bambini.

La musica delle M(h)aol si affolla di domande, ma cerca soprattutto risposte e a coloro che nutrono dubbi sul loro orientamento rispondono: “Guess what, I like the new me more!”.

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