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Morgan, «l’alieno» del pop italiano che torna con una major per fare «musica di merd@»

«A differenza di tanti coetanei nostalgici, voglio confrontarmi col nuovo mondo e portare il mio “museo” alle nuove generazioni». E quindi firma con la Warner che ha accusato di essere parte della «combriccola» che controlla X Factor, dice di avere 18 album pronti (quello con Panella è in stand-by), annuncia un feat con Achille Lauro e Chiello, torna in tv e protesta «contro l’egemonia del mercato»

Foto: Matteo Baglyo Baglioni

Morgan rientra nel mondo delle major discografiche dopo 12 anni e lo fa naturalmente alla sua maniera. Così convoca una conferenza stampa nella sede milanese della Warner, l’etichetta con la quale ha stretto un accordo «per un progetto di ampio respiro», solo che l’appuntamento fissato con i giornalisti non ha alcuna caratteristica della conferenza stampa. Affiancato da Luca De Gennaro, prima si fa intervistare ripercorrendo tutta la sua carriera – musicale, televisiva, letteraria e sperimentale in ogni campo artistico – e poi accompagna i presenti attraverso divagazioni tra le più disparate, che però alla fine trovano un unico comun denominatore in una caratteristica: la «protesta culturale» che mira al «ripristino dei valori umanistici che questa società ha perso a favore della tecnocrazia».

Forse solo così si spiegano questa ennesima virata che lo ha portato a firmare per la stessa discografica che solo pochi mesi fa accusava di essere a capo di una «combriccola» che controllava X Factor. E anche durante l’incontro, quando glielo fanno notare, non divaga: «Non sono d’accordo come vengono gestite certe cose». Allora come mai ha accettato di lavorare con chi contestava? È una questione di persone. Quando ha scritto Rutti (il pezzo portato all’ultimo concertone del Primo Maggio) «nelle note dell’iPad, ho strimpellato una musica simile a Un giudice di De André e l’ho mandata al mio amico Pico Cibelli (presidente di Warner Music Group, ndr) che ha risposto: “È una hit”». Da lì si sono riannodati i fili del rapporto: «È bello che Cibelli non si sia posto in contrapposizione, ma con atteggiamento inclusivo. Io amo la discografia, è bello tornare in un ambiente che si occupa di canzoni. Torno a fare “musica di merda”, cioè a dialogare con canzoni come quelle di oggi che in realtà non lo sono perché trascurano l’armonia, non hanno accordi interessanti, come la trap che si basa tutta su No Woman, No Cry di Bob Marley».

Ma cos’ha fatto in tutto questo tempo? Tantissime cose, ma soprattutto «ho studiato, composto, ascoltato poco perché in questi anni ho preferito la divulgazione e la ricerca. Ma ho scritto una canzone al giorno, ho 18 album di inediti già pronti». Un repertorio enorme, frutto di «un mio viaggio slegato dalla realtà, dove non ho ascoltato la radio, mi sono conservato come una mummia, sono diventato un museo, e oggi sono una sorta di alieno, sia per me che per chi mi visita. Bisogna organizzare delle visite guidate», scherza, ma non troppo.

Nella lunga chiacchierata, interrotta da una analisi delle coreografie durante la sua partecipazione a Ballando con le stelle e da una poesia musicata sui testi del poeta Pasquale Panella, ricorda di essersi «dedicato alla parola in grafica e in video, infatti oggi sono un grafo-linguista. Credo sia una materia che abbraccia tantissime cose, come i dialoghi nelle chat degli smartphone dove torna una specie di ermetismo. Se si potesse istituire una cattedra universitaria mi candiderei, com’era per i corsi di semiologia di Umberto Eco». Non manca la tv, dal programma di Milly Carlucci a X Factor, sempre con la musica protagonista. Ma da ottobre tornerà sul piccolo schermo con il suo di programma, StraMorgan, che si alternerà durante la settimana nella seconda serata di Rai 3.

Tornando al lavoro con la Warner, invece, Morgan assicura che «Rutti è il primo brano, ma sono sotto contratto e questo prevede un progetto di ampio respiro pensato in termini prima di tutto di singoli e non di album». Anche perché, aggiunge, «per me è tutto nuovo, ritorno in una discografia diversa e farlo con un pezzo come Rutti, che è assurdamente assurdo, che dura due minuti quando di solito i miei pezzi durano dai 5 ai 40 minuti, mi fa piacere perché a differenza di tanti miei coetanei che sono nostalgici io voglio confrontarmi con questo nuovo mondo per portare il mio “museo” alle nuove generazioni». Ma non è detto che, a un certo punto, un album possa essere pubblicato: «Se uscirà, sarà di protesta, rivoluzionario. Anzi, vi avviso che la seconda canzone in uscita si chiamerà Lamentatevi».

Il suo rientro con una major, però, non sembra ridursi soltanto alla produzione di pezzi propri. Non a caso è già stato avvistato nelle storie Instagram del trapper Tony Boy (è presente nella edizione deluxe di No Regular Music di Sadturs & Kiid al fianco di Bello Figo, Artie 5ive e altri, ndr) e spiega di aver lavorato a brani in collaborazione con altri artisti: «Sono stato coinvolto, mi hanno invitato in studio per delle session di pianoforte dove ero libero di improvvisare, poi hanno preso tutto e lo hanno fatto diventare un pezzo trap, ma io ero partito da un preludio di Chopin. Come dicevo, sono un alieno che per esperimento si inserisce in questa discografia attuale ed è bello mischiare le generazioni».

Rivela che «farò un featuring con Achille Lauro e Chiello, una canzone mia di protesta». Eccola ancora la parola chiave che torna: «Io protesto sempre. Una protesta che non è politica. Farlo come in Francia contro la destra è qualcosa di già sentito, che il sistema stesso prevede. Invece una potestà culturale è diversa, ha al centro l’interesse di ripristinare dei valori umanistici che questa società ha perso a favore della tecnocrazia. Contro l’egemonia del mercato che usa i numeri contro la qualità, le leggi del profitto contro la gratificazione e il merito».

Del cambiamento delle parole di Sincero dice che «i discografici non hanno capito che la gente voleva quei versi, tutti la cantavano e in America l’avrebbero trasformata in un progetto discografico. Era spettacolo, cos’altro?». Così non ha problemi a tendere nuovamente la mano a Bugo che lo ha denunciato per diffamazione per le dichiarazioni post Sanremo 2020, accusa da cui è stato assolto ieri: «Io vorrei trovare pace con lui, anche perché se facessimo un feat potremmo riempire San Siro». Non esclude il ritorno a Sanremo, dopo il cambio di direzione artistica da Amadeus a Carlo Conti: «Dialogo con tutti, anche con loro, e credo che potrei tornare a partecipare. Chi non vorrebbe?». E chiude la “conferenza stampa” suonando un pezzo tratto dal disco scritto insieme a Pasquale Panella, che a questo punto è in stand by («ma io vorrei che uscisse») che si intitola Menzogna e giardino. Forse la miglior metafora di tutta la sua iperbolica carriera artistica.

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