Numero Uno sarà una vera etichetta o un bel marchio piazzato sui trend di cinque anni fa? | Rolling Stone Italia
Storie

Numero Uno sarà una vera etichetta o un bel marchio piazzato sui trend di cinque anni fa?

La Sony ha rifondato la casa discografica di Lucio Battisti. Per ora sono stati messi sotto contratto artisti che hanno già un nome a livello indie. Inventeranno un mondo sonoro come negli anni '70?

Numero Uno sarà una vera etichetta o un bel marchio piazzato sui trend di cinque anni fa?

Lucio Battisti

Foto: Numero Uno

Il logo della casa discografica Numero Uno, un numero uno bianco in un cerchio arancione su fondo verde, fa parte di quell’immaginario collettivo nazionale che appartiene a chiunque abbia o abbia avuto anche solo da piccolo qualche disco in casa. Non serve, insomma, essere musicofili o collezionisti del vinile per riconoscere il potere di questa madeleine, un logo disegnato da Guido Crepax ed entrato in ogni casa italiana principalmente grazie agli LP di Lucio Battisti e che, tuttavia, possiamo trovare anche sui lavori stampati di Ivan Graziani, Edoardo Bennato, della PFM, di Tony Esposito, Bruno Lauzi e sulle migliori uscite di Adriano Pappalardo.

La Numero Uno nacque in contrapposizione al modus operandi della Dischi Ricordi e finì, grazie alla lungimiranza di uno dei più importanti e illuminati discografici italiani, Ennio Melis, per diventare marchio distribuito dalla RCA. La sede della discografica era a Milano, in Galleria del Corso, e i suoi fondatori furono tre pesi massimi della storia della canzone italiana: Giulio Rapetti (Mogol), il produttore Alessandro Colombini e lo stesso Lucio Battisti. A loro si unì, tra gli altri, il prezioso lavoro di una giovane Mara Maionchi come responsabile alla promozione e quello di Carlo Donida, compositore diplomato al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano che abbandonò lo studio della direzione d’orchestra per lavorare con la musica leggera e specialmente con Mogol fino all’arrivo di Battisti.

Dopo aver concluso la propria avventura imprenditoriale nel 1974, fino agli anni ’90 il marchio Numero Uno continua a pubblicare i dischi di Battisti: non a caso l’ultimo titolo del catalogo risale proprio al 1994, anno della pubblicazione del suo ultimo album: Hegel. Questo almeno fino a oggi. La Numero Uno è rinata tra le braccia di mamma Sony Legacy, di cui abbiamo spesso parlato da queste parti per le speciali edizioni, ristampe e rimasterizzazioni dai nastri originali di album storici del catalogo RCA/Sony. A tutti gli effetti, il posto di Ennio Melis oggi ce l’hanno Sara Potente e Stefano Patara che si occuperanno di selezionare ogni nuovo Numero Uno della musica italiana. Ma cosa fa, dunque, la nuova etichetta? Di che musica si occuperà?

L’idea è quella di dare spazio a una musica italiana nuova, alle nuove leve, agli esordi o alle voci che già da qualche anno popolano la canzone italiana con prodotti slegati dalla pura e semplice vocazione commerciale: musica di qualità, raffinata, ricercata in un modo che trascende il semplice ricercare la hit che spacchi. Le classifiche non sono da rifuggire, specifica naturalmente Potente in conferenza stampa, ma la nuova Numero Uno sembra interessata a includere finalmente sotto un unico nome quella produzione discografica che da tempo non possiamo più chiamare indie, ma che ricopre comunque una posizione alternativa alla produzione smaccatamente pop, quella musica cioè che si riserva una personalità altra, un altro livello, magari, di complessità e quella dimensione cult che deve comunque trovare il proprio spazio sul mercato, la propria visibilità, il proprio racconto promozionale.

L’idea è quella di un’etichetta come Black Out è stata per PolyGram, una sorta di braccio dedicato, appunto, ai nuovi numeri uno. Da un lato abbiamo allora chi ha appena pubblicato, ancor prima dell’annuncio di questa rinascita discografica, come Colapesce/Dimartino o Gianluca De Rubertis, dall’altro abbiamo chi arriverà come La Rappresentante di Lista e Iosonouncane (uscito proprio ieri con il suo nuovo, attesissimo, 45 giri digitale).

La speranza è quella di trovarci di fronte a una discografica vera che non intenda semplicemente utilizzare un marchio di prestigio, trovarci cioè di fronte a un lavoro vero e non all’apposizione di un logo storico e rinomato sui prodotti che già rispondono a un trend. La vecchia Numero Uno, insomma, inventò un mondo sonoro più che dargli semplicemente un nome, corse dei rischi, e questo speriamo anche vivamente per questa nuova avventura.

Accanto ai nomi nuovi e meno nuovi che verranno stampati, Numero Uno avrà le sue ristampe dei classici, esattamente come sta accadendo con Sony Legacy e questa è un’altra piccola grande notizia. L’abisso sonoro di Sony – che include anche RCA e ora abbraccia l’etichetta di Battisti – è vastissimo e continua a celare sorprese che non vediamo l’ora di veder raggiungere la superficie.

Altre notizie su:  opinione