P Napoli | Rolling Stone Italia
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P Napoli

L’editoriale del nuovo numero cartaceo che Rolling Stone Italia dedica a Napoli. Cominciando da Geolier

Napoli Geolier

Raccontare Napoli per chi non vi ci sia nato e cresciuto è un esercizio inutile e forse irrealizzabile. Napoli è materia e assenza, città e Stato, il più brillante individualismo dentro la più coesa comunità di liberi e uguali. È eccezione ed è troppa partecipazione, troppo sentire, troppo amore. Contiene tutto: la canzone, il teatro, il miracolo, la maschera, oʼ pan sott eʼ ncopp. Il bene e il male sono in fondo personaggi secondari. Assimilati. Analogo destino spetta alle stelle: il sole è mio. Descrivere Napoli è però guilty pleasure secolare: ci hanno provato tutti i forti. Vedi Napoli e poi muori per quanto trita resta la migliore approssimazione foresta. La bellezza inebria e se resisti quella se ne va. Impossibile fermare lʼattimo, impossibile sintetizzare. Pure i napoletani da indiscusso pedigree a domanda diretta entrano in crisi.

Che cosʼè Napoli? Gemiti e sospiri, definizioni poche. E noi uguale, ad alimentare la corsia degli allineati e arresi, fino a quando si presenta un asterisco che va sotto il nome di Emanuele Palumbo in arte Geolier, un tipo che contiene ogni cosa, intanto la napolitudine intera (sì, esiste), e poi tutti gli opposti e i contrari, un uomo che ha stretto un patto di sangue con la sua città, un vincolo di rappresentazione serietà e impegno e in cambio ne ha ricevuto un mandato in bianco. Onore estremo, ogni cosa è illuminata, persino la smorfia si adegua e considera il 91. Musicalmente è ineccepibile: talento, tecnica, gusto. Con questi ingredienti individui la stella. Se aggiungi abnegazione riconoscenza equilibrio hai il campione. Con il buono il giusto e il serio scacco matto e punto y pelota. Sul personale non si incontra un bipede portatore di recensione negativa. Presente, riconoscente, lavoratore. Un bene rifugio su due gambe: gli dai il capitale e te lo ritorna a tassi più alti delle Fiji.

Lascia Secondigliano perché ce lʼha fatta e dove va? Posillipo? Macché. Pozzuoli. Bradisismo come corner stone, lʼansia per amico, Francesco Rosi dove sei: le mani sulla caldera. Gli scippano – letterale: sottrazione rapida in luogo pubblico di quanto è a portata di mano – la vittoria a Sanremo ed emerge lʼequilibratore, lo statista, il defensor pacis. Emanuele da Napoli. Tiene fermo un popolo che si sente derubato perché prevede il rischio, perché può sfuggire di mano, perché farebbe male alla città. Tutto questo prima dei 25 anni, senza vittimismi, con la sola forza della ragione. Che Geolier abbia agito da condirettore di questo numero speciale di Rolling Stone dedicato a Napoli è stata la condizione necessaria perché potessimo approcciare il tema.

Ed è stato anche un vero piacere, uno stato di fortuna, una sottolineatura ulteriore. Geolier è molto più di un bravo artista. È un fenomeno culturale che sta accadendo qui e ora, sotto ai nostri occhi, e presenta solo segni più. La sua musica va ascoltata, il suo impegno rispettato. È un artista che prende posizioni esplicite su argomenti che di norma i cantanti italiani non solo schivano, ignorano. È la voce della Napoli di oggi. E Napoli infatti si scuote di brividi regolari, dalle viscere, per manifestare il suo assenso. Chi pensa che sia un caso che nel momento di massimo splendore quella terra tremi, ringhi e minacci non può capire la città. Sono una cosa sola, lei e loro, e si tengono vivi e vispi a vicenda.

P Napoli.

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