Bill Gates e Paul Allen erano due nerd informatici che frequentavano il liceo di Seattle e condividevano l’interesse per i primi sistemi informatici. Diversi anni dopo la laurea, Allen si spostò a Boston a lavorare per Honeywell, mentre Gates scelse di studiare presso la vicina Harvard.
Un giorno Allen incontrò Gates per mostrargli l’ultima edizione della rivista Popular Electronics. La storia di copertina riguardava qualcosa che nessuno dei due aveva mai visto prima: un “personal computer” (in precedenza, i computer erano solo per le grandi aziende o il governo). L’articolo presentava un punto di svolta: l’Altair 8800, un personal computer inventato da un’azienda del New Mexico chiamata Micro Instrumentation and Telemetry Systems (MITS).
Oggi, l’Altair non sarebbe nemmeno considerato un computer. Non aveva uno schermo o una tastiera e “comunicava” per mezzo di piccole luci rosse che si illuminavano sulla parte anteriore del suo telaio a forma di scatola. Ad Allen e Gates, però, sembrava un oggetto proveniente dal futuro.
Il suo lancio divenne per loro un’enorme opportunità. L’Altair, infatti, funzionava su un sistema operativo molto lento e inaffidabile: Allen e Gates avevano invece lavorato a un programma, chiamato BASIC, che a loro parere avrebbe reso l’Altair molto più intuitivo.
Decisero di contattare l’azienda MITS e presentare il loro programma. Chiamarono il CEO e gli spiegarono che avevano lavorato sull’Altair e sviluppato un nuovo programma appositamente per questo. Il CEO dell’azienda, Ed Roberts, ne fu incuriosito e li invitò nel New Mexico per dargli una dimostrazione. Allen e Gates erano entusiasti, se non fosse per un problema: non avevano mai comprato un Altair né finito di scrivere BASIC. Non appena riattaccarono il telefono, uscirono e comprarono un Altair; poi passarono i mesi successivi a scrivere freneticamente la sceneggiatura vera e propria di BASIC.
Naturalmente, Roberts finì per adorare il programma e assunse persino Allen per lavorare al MITS. Quell’esperienza portò Allen e Gates a lanciare la propria azienda, Microsoft, che avrebbe permesso a entrambi gli uomini di diventare ricchissimi.
Bill Gates e Paul Allen non avrebbero mai intrapreso il viaggio, tuttavia, se non fossero stati disposti a fingere con Ed Roberts in quella prima telefonata. Non stavano mentendo sul loro talento come programmatori di computer né sulla loro capacità di migliorare l’Altair; sicuramente, però, esagerarono quello che avevano effettivamente fatto prima di quella chiamata per produrre la migliore impressione possibile. Uno dei motivi principali per cui entrambi hanno continuato ad avere carriere così leggendarie, a parte le loro abilità e la loro etica del lavoro, è che entrambi hanno capito l’importanza di creare una narrazione, di far sembrare di aver già raggiunto un livello di successo più alto di quanto non avessero fatto in realtà. Col tempo, non avrebbero dovuto fingere nulla; ma se non fossero stati un po’ audaci con la verità all’inizio, non avrebbero mai potuto far decollare la loro azienda.
Una delle espressioni preferite dell’hip-hop è “Fingi finché non ce la fai”, che è esattamente ciò che hanno fatto Bill Gates e Paul Allen. L’idea è che, anche se le circostanze sono svantaggiose o se ti manca esperienza, finché proietti la fiducia e l’energia di una persona di successo, è solo una questione di tempo prima che il vero successo arrivi e ti trovi.
È un’espressione che è stata usata così spesso che è quasi diventata un cliché. Non lasciarti ingannare da questo abuso, però: posso prometterti che questo principio ha un potere reale, anche dopo che “ce l’avrai fatta”.
Un ottimo esempio è la pubblicazione del mio mixtape 50 Cent Is the Future. Fu il primo progetto che rilasciai dopo essere stato abbandonato dalla Columbia. Ero in uno dei momenti più vulnerabili in cui mi fossi mai trovato e sapevo che dovevo fare qualcosa per attirare l’attenzione del settore.
All’epoca, il contrabbando era un problema importante nell’hip-hop. Gli addetti ai lavori del settore riuscivano a mettere le mani sugli album prima delle date di uscita ufficiali e poi li giravano ai contrabbandieri, che vendevano il disco per strada, usando una copertina falsa, per cinque o dieci dollari, invece dei venti richiesti da Best Buy o Virgin Megastore. L’artista restava così completamente tagliato fuori dal processo, almeno dal punto di vista finanziario.
I contrabbandieri avevano tutte le pubblicazioni delle principali etichette, da Country Grammar di Nelly a Stillmatic di Nas. Quegli artisti, in particolare Nas, facevano quindi tutto il possibile per impedire che la loro musica finisse nelle mani dei contrabbandieri (e se si imbattevano in qualche sfortunato immigrato che vendeva illegalmente il loro album, di solito ne seguiva un pestaggio).
Io vedevo la situazione in modo completamente diverso da quei grandi artisti delle etichette. Poiché avevo bisogno di fare scalpore, volevo che la mia musica venisse contrabbandata. E per farlo accadere, escogitai un piano.
Nessuno mi avrebbe dato un contratto discografico, ma decisi comunque di pubblicare The Future da solo. La chiave era fare tutto il possibile per dargli l’aspetto di un disco di una major. Assunsi un fotografo per la copertina e un designer per creare un pacchetto che ricordasse una normale pubblicazione; misi persino un codice a barre falso sulla copertina posteriore per farlo sembrare il più ufficiale possibile. Poi lasciai “trapelare” l’album a tutti i contrabbandieri interessati.
Il mio piano funzionò alla perfezione: i contrabbandieri iniziarono rapidamente a spingere il mio “album”, senza rendersi conto di avere “rubato” qualcosa che in realtà io stavo cercando di diffondere. In tutta la città, in diversi quartieri e diversi angoli di strada, iniziò a diffondersi la voce di un nuovo album di 50 Cent che non era disponibile nei negozi. Dovevi conoscere il contrabbandiere giusto per metterci le mani sopra! Ed essendo così difficile da trovare, divenne immediatamente ricercatissimo: l’esclusività percepita aumentava l’interesse.
In un caso, quella percezione fu fin troppo forte. Uno dei miei amici stava camminando lungo Jamaica Avenue e vide un ragazzo africano che vendeva The Future su un tavolo. Ignaro del mio piano, il mio amico pensò che il ragazzo mi stesse fregando. Corse verso il contrabbandiere, capovolse il tavolo e diede un pugno in faccia al tizio, facendogli cadere i denti dalla bocca.
In seguito, il mio amico mi riferì ciò che aveva fatto, pensando che ne sarei stato contento. “Perché l’hai fatto?”, lo rimproverai. “Stupido, abbiamo bisogno di vendere il CD perché non abbiamo ancora un contratto. Stiamo cercando di creare il buzz necessario. Non dare pugni in bocca a nessun altro! Stai incasinando tutto, amico!”.
Il mio amico rimase a bocca aperta. “Oh, colpa mia, Fifty. Pensavo che stesse cercando di fregarti”.
“No, fa parte del piano”, gli dissi. “Anzi, torna indietro e compra qualche altra copia solo perché lui e la sua gente sappiano che le strade lo vogliono davvero”.
Adottai un approccio molto più morbido con i contrabbandieri. Una volta stavo camminando verso l’ufficio di Chris Lighty a Manhattan quando vidi un ragazzo con un mucchio di CD stesi su un foglio sul marciapiede. “Che cos’hai?”, gli chiesi. “Oh, ho il nuovo di 50 Cent, amico. È una bomba!”, mi disse, ovviamente senza rendersi conto che stava parlando proprio con me. “Ah, davvero? Fammi vedere”, gli dissi. Ero abbastanza sicuro che avesse 50 Cent Is the Future. Adoravo sapere che il mio CD era quello che stava spingendo più forte. Gli feci un grande sorriso e gli comprai due copie. Dovevo far andare avanti quella richiesta!
Uno dei principali valori che le etichette offrivano agli artisti era la loro rete di distribuzione. Le etichette controllavano quali album entravano nei negozi giusti, nonché il modo in cui venivano esposti e promossi. Facendo trapelare la mia musica, avevo trovato un modo per evitarlo. Quei contrabbandieri divennero la mia rete di distribuzione personale: finché ci fosse stata richiesta, avrebbero continuato a produrre copie e a far uscire la mia musica (e a pubblicizzare il mio nome).
Sono certo che il successo del mio “album bootleg” sia quello che mi ha aiutato a entrare nel radar di Eminem e Interscope. Non ero contento di stare seduto ad aspettare che qualcuno si fidasse di me: preferii accendere quel fuoco da solo. Creando la percezione di essere “hot” come le principali etichette discografiche dell’epoca, ho praticamente spianato la strada per diventarlo anch’io.
Tratto da Lavora con più forza, lavora con più astuzia (Apogeo Editore) di Curtis “50 Cent” Jackson.