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Questlove ha due o tre cose da dire sul rap e le droghe

Il batterista dei Roots (e molto altro, ça va sans dire) ha scritto un libro sull’evoluzione dell’hip hop e delle droghe che ne hanno segnato la storia, dal crack agli oppioidi. «Il suono della black music si basa sulle sostanze che usiamo per lenire il dolore»

Foto: Matt Licari/Invision/AP/Shutterstock

L’idea di scrivere un libro sulla storia dell’hip hop non faceva impazzire Questlove. Non perché dovesse scriverlo, anzi, il batterista dei Roots è un autore affermato il cui catalogo comprende l’acclamato libro di memorie del 2013 Mo’ Meta Blues e il recente Musica è storia. Il problema che non sapeva dove collocarsi, lui oramai ultracinquantenne, nel panorama rap odierno.

«Un tempo era la mia fidanzata», dice Questlove dell’hip hop. «In un certo senso siamo ancora sposati, ma non so più tanto bene cosa provo per lei. E quindi mi preoccupava scoprire di non avere granché da dire sull’hip hop post 2015».

Hip-Hop Is History, che sta per uscire in lingua inglese per la sua casa editrice AUWA Books, è il libro che ha scritto dopo aver risolto questo dubbio. È diviso in capitoli che rappresentano i cambiamenti chiave avvenuti ogni cinque anni nello sviluppo dell’hip hop (nel 1982, 1987, 1992 e così via). Oltre a citare i testi che definiscono le varie epoche, da quelli di Jay-Z a Nicki Minaj e Lil Yachty, Questlove ha abbinato ogni quinquennio alla droga che lo ha definito: il crack per il periodo dal 1987 al 1992, la lean dal 2002 al 2007, gli oppioidi dal 2017 al 2022. Secondo il musicista, il fentanyl sarà la droga più importante fino al 2027.

«Sono convinto che il suono della black music si basi sulle sostanze che usiamo per lenire il dolore», dice. «Questa cosa l’ho capita quando Chuck D m’ha detto: “Volevamo che il mondo conoscesse l’effetto che il crack aveva su di noi”. Dopo che l’ha messa in questi termini, ho messo giù a casa un grande grafico tipo puntata di CSI».

Questlove ha dato il via al lavoro di investigazione nello Stato di New York a inizio lockdown, un periodo che per lui è iniziato con un paio di settimane di «panico in posizione fetale». Ha poi preso l’abitudine di ascoltare ogni domenica nuova musica per tre, quattro, cinque ore e questo per cercare di capire l’hip hop contemporaneo. E alla fine ha scritto il libro col collaboratore di lunga data Ben Greenman, ex redattore del New Yorker che Questlove chiama scherzosamente «l’adulto nella stanza».

«Se l’avessi fatto da solo, sarebbe con ogni probabilità diventato un libro di memorie», spiega e specifica che «mi sono sempre premurato di far sapere al lettore quando una certa cosa era un’opinione soggettiva e se e quando c’era un mio coinvolgimento personale».

Un altro autore avrebbe potuto scrivere della determinazione di Kanye West pre College Dropout attraverso citazioni o stralci di testi. Questlove ha scelto di condividere la storia esilarante del giovane West che recita le sue barre a Black Thought nel backstage di un concerto mentre quest’ultimo si sta infilando i pantaloni prima di salire sul palco. C’è anche una storia toccante sul modo in cui i Roots hanno saputo che Notorious B.I.G. era stato ucciso nel 1997 (prima che avessero la possibilità di dirgli che non lo stavano dissando nel video di What They Do).

Nel prologo del libro, Questlove racconta la tensione vissuta nel ruolo di coordinatore delle performance per i 50 anni dell’hip hop ai Grammy nel 2023, oltre a rivelare le ripercussioni che ha avuto sulla sua vita sentimentale la sua inflessibile etica lavorativa. Hip-Hop Is History non è insomma un’enciclopedia scritta in modo arido, ma lo sguardo d’un grande esponente del genere che ha vissuto una vita a contatto col rap.

Quando parlo con Questlove via Zoom, è passata solo un’ora della pubblicazione di Euphoria, il diss di Kendrick Lamar a Drake. «Non sono sicuro di giocare nello stesso campionato di Drake e Kendrick», dice. «Ascoltando i loro botta e risposta, mi sento coinvolto solo perché faccio parte di questa storia, ma non ci sono, come dire, dentro fino in fondo»

Qualche settimana dopo, ha attirato le ire d’un sacco di gente scrivendo che nel beef tra tra Lamar e Drake «non ha vinto nessuno» e che «l’hip hop è morto» anche per mano di chi ha incitato i due allo scontro. Dopo un’altra settimana, Questlove ha risposto ai detrattori dicendo che il libro conterrà opinioni ancora più audaci: «Se il buongiorno si vede dal mattino, vi divertirete un sacco con questa roba». Solo tempo ci dirà quali parti di Hip-Hop Is History finiranno per irritare i fan del rap.

Da Rolling Stone US.

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