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Robert Smith è diventato un simbolo della lotta contro il caro biglietti

C’è chi si affida al dynamic pricing perché tanto lo fanno tutti e non vuole lasciare soldi ai bagarini. E c’è il cantante dei Cure che dice che «è una truffa»

Foto: Giuseppe Craca

Uno degli ultimi a cedere alla pratica del dynamic pricing usata negli Stati Uniti è stato Bruce Springsteen. Quattro mesi fa, dopo le proteste per i prezzi pazzi dei biglietti dei suoi concerti americani, ha spiegato a Rolling Stone che «negli ultimi 49 anni o quasi abbiamo girato sottocosto e mi è piaciuto farlo. È stato bellissimo per i fan. Ma questa volta ho detto ai miei: “Ehi, ho 73 anni. Stavolta voglio fare come gli altri, i miei pari”».

In buona sostanza: la domanda per i biglietti di certi tour ambitissimi è tale da alimentare il bagarinaggio digitale attraverso il mercato secondario della rivendita a prezzi maggiorati. Oltre a cercare di combattere la compravendita, alcuni artisti, manager e promoter scelgono di intascare quei soldi che andrebbero altrimenti a terzi. Lo fanno attraverso il meccanismo del dynamic pricing messo a punto da Ticketmaster. Il prezzo di una parte dei biglietti messi in vendita non è fissato una volta per tutte, ma varia in base alla domanda. Se la domanda di biglietti per uno show eccede di gran lunga l’offerta, il prezzo di alcuni specifici tagliandi s’impennerà fino a raggiungere le cifre richieste nel mercato secondario (anche 4000 dollari per Springsteen, ad esempio).

«Quei soldi finiscono nelle mani di rivenditori e intermediari», ha detto Bruce Springsteen. «E allora mi domando: perché quel denaro non va ai chi sarà sul palco a sudare per tre ore a sera? Si è creata una situazione che permette che succedano cose del genere e a questo punto ci siamo adattati».

Uno che non si vuole adattare è Robert Smith. Con l’avvicinarsi del tour dei Cure negli Stati Uniti, dove i fenomeni del secondary ticketing e del dynamic pricing sono più evidenti, ha cominciato a scrivere su Twitter (abusando del caps lock) cose sull’argomento, diventando un punto di riferimento nella lotta contro il caro biglietti.

Smith ha cominciato a twittare lunedì 13 marzo quando ancora i biglietti per il tour americano non erano stati messi in vendita ufficialmente, spiegando che «tutti i siti del “mercato secondario” che mostrano biglietti dei Cure a prezzi folli sono una truffa. Nessuno di questi truffatori ha in mano biglietti validi, non cascateci, aspettate di vedere come funziona attraverso il canale di registrazione ufficiale».

Per combattere il fenomeno della rivendita a prezzo maggiorato e non nominale dei tagliandi, i Cure si sono affidati al meccanismo della pre-vendita di Ticketmaster chiamata Verified Fan e hanno scelto di non usare il sistema del dynamic pricing. «Abbiamo avuto l’ultimo parola sul prezzo dei biglietti per il prossimo tour e non abbiamo voluto che i prezzi venissero distorti», scriveva ieri. «Ci hanno spiegato che nel Nord America il business della rivendita vale miliardi di dollari».

Smith ha continuato a raccontare l’esperienza su Twitter. «I bagarini sono in realtà aziende sofisticate, esperte nell’acquisizione di biglietti, e i principali marketplace come Vivid, Stubhub e Seatgeek investono decine di milioni di dollari in marketing. I bagarini ottengono una quota iniqua di biglietti e li rivendono su questi marketplace».

E ancora: «Ci hanno spiegato che la piattaforma Verified Fan di Ticketmaster è stata usata più di 400 volte per verificare gli acquirenti e ridurre la percentuale di biglietti sul mercato secondario. L’uso di Verified Fan riduce normalmente il bagarinaggio dell’80%. Meno del 5% dei biglietti finisce sul mercato secondario». E quindi «ci siamo convinti che i programmi di Ticketmaster Verified Fan Page e Face Value Ticket Exchange possono aiutarci a combattere i bagarini… Sappiamo che si tratta di sistemi tutt’altro che perfetti, ma la verità è che se non vengono messi in vendita biglietti a sufficienza, un certo numero i fan non riuscirà a comprare un tagliando e questo indipendentemente dal sistema utilizzato. Se non altro, questo tenta di far arrivare i biglietti nelle mani dei fan a un prezzo equo». Aggiungendo, visto che alla radice del problema c’è la sproporzione tra domanda e offerta: «O forse dovremmo fare più concerti o concerti più grandi?».

Smith si è anche espresso direttamente sui cosiddetti Platinum Seats, biglietti come gli altri, ma soggetti al dynamic pricing. «È una truffa», dice Smith, «e tutti gli artisti hanno la possibilità di non aderirvi. Se nessun artista partecipasse, il sistema cesserebbe di esistere».

Stanotte, reagendo a quella che chiama «feed débâcle», Smith ha spiegato che gli artisti non hanno modo di limitare le commissioni. «Ho chiesto come le giustificano. Qualora riceva una risposta convincente, ve lo riporterò». Messaggio (per ora) finale: «Tornerò con eventuali notizie sulle fees di Ticketmaster. Nel frattempo, annoto qui il mio ovvio e ricorrente pensiero, tipo elefante nella stanza: se nessuno comprasse dai bagarini…».

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