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Sanremo 2024, Negramaro: «Contro il cinismo di questo nuovo Medioevo»

Giuliano Sangiorgi parla di ‘Ricominciamo tutto’, del festival del 2005 («non ci cagava nessuno»), del nuovo album, dello «squadrismo» di questa epoca. E ringrazia Caterina Caselli per non avergli fatto sentire all’epoca la versione di Mina di ‘Mentre tutto scorre’. «Sennò non l’avrei cantata»

Foto press

«Caterinaaaaa!», urla Giuliano Sangiorgi. Siamo in Sugar, manca un microfono e il cantante lo chiede (scherzando) direttamente a Caterina Caselli, che chissà dov’è. I Negramaro sono a Milano per parlare con la stampa di Sanremo 2024, della canzone che porteranno e che s’intitola Ricominciamo tutto, dell’album a cui stanno lavorando, delle differenze tra il loro primo, disastroso eppure fondamentale festival e quello di quest’anno. «Ci sentivamo piccoli e neri, come Calimero. Ed è ancora così».

Ricominciamo tutto può sembrare un pezzo che parla di crisi o di un malessere e invece, ci tiene a sottolineare Sangiorgi, quel ricominciamo è un imperativo positivo. «È un segnale di speranza, significa smettere di pensare che tutto sia precostituito e dare una chance a sé e agli altri, senza pregiudizi. Conoscere te stesso non è facile, ma ancora più difficile è conoscere te stesso più volte. Se parlo così è perché odio il cinismo di questo nuovo Medioevo rappresentato dal gesto del pollice alto e del pollice basso. Non mi ritrovo in questo squadrismo».

L’idea di ricominciare ha anche fare anche con la band e con Sanremo, dove i sei tornano da Big dopo essere stati eliminati da Giovani del 2005. È stato comunque uno snodo fondamentale: dal giorno dopo i Negramaro sono esplosi. «Ricominciare significa affrontare il festival senza pregiudizi, sapendo che nel frattempo c’è stato un grande lavoro sulla contemporaneità e che oggi Sanremo conta, eccome. Noi nel 2005 abbiamo suonato alle 2 di notte e nessuno ci cagava. Scesi dal palco, ci ha accolti Caterina Caselli con Califano, che per me è il De Andrè romano. Non sapevamo se era una delusione o un sogno. Di sicuro i giovani non erano trattati come oggi, e meno male che le cose sono cambiate. Ecco, spero che vincano dei ragazzi che faranno vent’anni di carriera come noi».

Nemmeno all’epoca i Negramaro volevano sentirsi in gara. Ci erano arrivati con un pezzo, Mentre tutto scorre, che era già stato dato a Mina, che aveva inciso una sua versione che non era ancora stata pubblicata. «Caterina Caselli è stata in grado di toglierla a Mina con una gran manovra di convincimento. E ringrazio che non mi abbia fatta sentire quella versione. Non avrei mai avuto il coraggio di cantarla dopo averla sentita da Mina».

La band sta lavorando al nuovo album agli Hansa di Berlino, gli studi di Bowie e degli U2 della svolta di inizio anni ’90. «Ero a Berlino con Ilaria e Stella, appena arrivato ho scritto una canzone, Berlino Est, che sarà nel disco. Quella canzone mi ha spinto ad andare agli Hansa, dove torneremo a marzo per chiudere il disco. Siamo abituati a fare il lavoro alla vecchia, resettando e ricominciando tutto ogni volta. Andare a incidere all’estero fa bene. Scappi dal successo in Italia, vai in America e lì sei considerato uno stronzo che vale meno di zero, e va bene perché ti dicono le cose come stanno. Abbiamo sempre fatto musica per viaggiare e viaggiato per fare musica».

I Negramaro non dicono granché della cover che porteranno a Sanremo e dell’ospite che Amadeus non ha ancora annunciato, se non che la canzone «viene da dentro Ricominciamo tutto» e che musicalmente «contiene tutte le cose ci sono piaciute negli anni e che ci hanno formato, dai Coldplay agli U2». Sangiorgi dice che dopo il tour nei teatri ora la band si accosta alla musica «come se fossimo esecutori» e si chiede: «Perché quando canto Lucio Dalla mi diverto e quando canto i miei pezzi mi odio? Grazie al tour teatrale abbiamo recuperato la leggerezza che non abbiamo mai avuto, ci siamo sentiti liberi come quando facciamo le cover e ci crediamo incapaci di farle».

«Ho una voce ingombrante, sempre. Mi piacerebbe essere più leggero. Ma riconoscere i propri limiti è una liberazione. So bene che non sarò mai un gigante, ma quello che proviamo noi sei quando suoniamo assieme forse ce lo invidiano anche i più grandi».

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