Taylor, ma quanto mi costi? | Rolling Stone Italia
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Taylor, ma quanto mi costi?

La più grande popstar del mondo sta arrivando a San Siro e tutti hanno qualcosa da dire: dagli economisti che parlano di inflazione a quelli che la negano, passando per i brand che mandano comunicati stampa per farci sapere che le ricerche sulle app si sono impennate. Una cosa è certa: tra info verosimili e altre meno, tutti vogliono salire sul carrozzone

Taylor, ma quanto mi costi?

Taylor Swift

Foto: rielaborazione di una immagine di Kevin Winter/Getty Images

Vi ricordate di Fernanda Number Six, la fan messicana di Harry Styles diventata simbolo dei concerti italiani dell’ex One Direction? La sua storia aveva fatto divertire mezza nazione. Giramondo per seguire la sua popstar preferita, la nostra era diventata popolare dopo che un servizio del TG1 era diventato virale sui social. Nella clip urlavano il suo nome: «Fernanda number six!». La chiamavano perché stavano facendo l’appello. Proprio così: per questi concertoni non basta mettersi in fila, c’è anche un momento scuola dell’obbligo in cui, in diversi momenti della giornata, vi chiamano. Se ci siete bene, altrimenti perdete il posto.

Tra pochi giorni forse conosceremo una nuova Fernanda grazie a Taylor Swift, le dita sono incrociate. Meno di una settimana e l’Eras Tour arriverà nel nostro Paese con due date super sold out allo Stadio San Siro di Milano.

Nelle scorse settimane erano già apparsi alcuni cartelli su come mettersi in fila. Pare fossero fake, sembra comunque che i fan si stiano organizzando su Telegram (non chiedeteci quale sia il sistema, sappiamo solo che se ce l’ha fatta Poste Italiane possono farcela tutti). Meccanismi non ufficiali che, dico da fuori, mi sembra che abbiano l’unico scopo di aggiungere ansia a un momento di svago, ma tant’è. In attesa di vedere le fila in carne ed ossa è giusto fare il punto su tutto quello che i concerti della più grande popstar del mondo causerà nelle nostre città. Abbiamo letto di tutto: Taylor Swift fa aumentare il PIL, l’inflazione, le difese immunitarie. Ogni giorno siamo sommersi di comunicati stampa e comunicazioni di brand che provano a salire sul carrozzone. Ma cosa c’è di vero? Partiamo con le case.

Secondo gli ultimi dati inviati da Airbnb, a livello globale, le prenotazioni effettuate nel 2023 e nei primi mesi del 2024 per venire a Milano durante il tour 2024 di Taylor Swift sono cresciute di oltre il 250% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Lo si legge in una mail mandata dal loro ufficio stampa (questo dato riguarda le notti prenotate per viaggiare a Milano a luglio 2024 rispetto alle notti prenotate l’anno precedente). La nota prosegue spiegando che più di una prenotazione su quattro arriva dagli Stati Uniti, con un aumento di quasi il 600% dei turisti statunitensi a Milano rispetto allo stesso periodo a luglio 2023 (l’organizzatore dei concerti D’Alessandro & Galli stima che il 30% dei biglietti per San Siro sia stato venduto all’estero, il 14% negli Stati Uniti). E qui si apre un’altra grande domanda: perché mai i fan statunitensi dovrebbero venire alle date italiane? Perché, incredibilmente, costa meno.

E sì, stiamo contando il volo, l’hotel e qualche calamita a forma di Duomo. Lo spiega bene una ricerca della CNN secondo la quale, viaggiare da New York alla Svezia per vedere Swift costerebbe circa 1300 dollari. Ciò include 300 dollari per il biglietto del concerto, 700 dollari per il volo di andata e ritorno e altri 300 per una notte in un hotel a quattro stelle (a questo punto ci sarebbe anche la quota per il Museo degli Abba, ma capiamo che non tutti siano dotati di abbastanza gusto). Non una cifra bassa, chiaro, ma comunque meno del costo dei biglietti negli States che, tra secondary ticketing e prezzi dinamici non paghi meno di 2000 dollari (a salire).

L’ANSA ci va più cauta. Secondo l’Agenzia, che riporta i dati di Confcommercio Milano, dal 12 al 14 luglio l’occupazione alberghiera segna un +4% mentre gli affitti brevi +11%. E poi ci sono i mezzi: secondo uno studio condotto da Trainline, app per l’acquisto di biglietti di treni e pullman, le tratte che collegano Milano con Napoli e Roma, hanno praticamente raddoppiato, con un aumento rispettivamente del 117% e del 92%, il numero di passeggeri durante la settimana del concerto, rispetto alla settimana precedente. Dati che raccontano che quando Taylor arriva in città questo significa solo una cosa: oltre a lei stanno arrivando nella city anche un sacco di soldi. Non bisogna essere economisti per capirlo, anche se bisogna essere economisti per saper leggere tutte le notizie che parlano dell’impatto della star sull’economia, tra dati reali e gonfiati. E poi ci sono almeno due nuovi termini che si sono aggiunti al vocabolario di chi se ne sta occupando: Swiftinflation e Swiftonomics.

Il primo è l’effetto che tutti i consumi legati al concerto (quelli che abbiamo visto prima, trasporti, hotel, cibo) hanno sull’inflazione. La domanda di servizi generata dal tour europeo potrebbe far aumentare i prezzi, influenzando appunto il tasso di inflazione di ogni Paese. Soprattutto in un’estate di grandi eventi tra Olimpiadi, Europei e via discorrendo. Secondo una serie di analisti consultati dalla testata economica CNBC, l’impatto economico dei concerti di Taylor nel Regno Unito potrebbe far risalire temporaneamente l’inflazione dei servizi del 30%. Contattata da CNBC, la Bank Of England non ha voluto commentare le previsioni degli analisti. Prendetelo come un cattivo segno.

Il secondo termine è Swfitonomics, termine coniato dopo che l’Eras Tour avrebbe influenzato proprio l’economia degli Stati in cui si è svolto. Partendo dagli USA, dove è diventato il tour con l’incasso più alto mai registrato (oltre un miliardo) e dove i fan si sono riversati nelle città che ospitano i concerti per spendere soldi in alloggio, cibo, trasporti, braccialetti dell’amicizia e torte di sorrisi. Quindi sì aumento dell’inflazione, ma sì pure all’aumento del giro d’affari e qualcuno sostiene addirittura del PIL (il prodotto interno lordo, che per farla semplice è la somma dei beni e dei servizi prodotti da un Paese in un dato periodo di tempo).

Un articolo del Corriere parla della crescita del PIL statunitense nel secondo trimestre. A trainare il valore «le spese dei consumatori che sono salite dell’1,6% spinte dalle vacanze, dai ristoranti e dai biglietti per i concerti». Quali concerti, secondo voi? «In particolare pesa il fattore Taylor Swift. Il tour da 137 concerti in cinque continenti è infatti un volano per il PIL Usa. L’intero tour statunitense di Taylor Swift potrebbe generare una spesa totale di 4,6 miliardi di dollari, superiore al Pil di 35 Paesi», ha dichiarato il centro di ricerca Common Sense Institute.

Grandi entusiasmi che però qualcuno vuole frenare. L’agenzia di stampa britannica Reuters ha pubblicato una ricerca in controtendenza secondo cui la Swiftonomics non sarebbe qualcosa di reale. Il sito prende come esempio la città di Stoccolma, come prima, dove circa 180 mila fan hanno assistito a tre spettacoli di Swift a maggio, generando qualcosa come 850 milioni di corone (81 milioni di dollari) di fatturato per la città. «Un fatturato extra che rappresenta un’ottima spinta per Stoccolma e in particolare per il suo settore turistico nel fine settimana», afferma Carl Bergkvist, economista capo della Camera di commercio di Stoccolma. «Ma è solo questo: un fine settimana, senza alcun impatto visibile o significativo sulla crescita economica complessiva. C’è un effetto Taylor Swift? È estremamente piccolo e temporaneo, nella migliore delle ipotesi». Andatelo a dire ai paninari fuori da San Siro.

Ma poi qualcuno faccia i conti anche quando suona Vasco. Se Taylor con due San Siro (130 mila persone) fa tutto questo, allora lui con sette? Cioè, il numero di persone che muove è tre volte tanto. Spenderanno meno, dormiranno meno in città, ok, ma se la matematica non è un’opinione dovremmo avere il PIL di Dubai. Forse, semplicemente, nessuno fa i conti perché è un artista italiano?

Ma l’effetto Swift, o comunque quello che ogni brand prova a raccontare, non si esaurisce qui. Perché la popstar si intrufolerebbe anche nei lati più intimi delle nostre vite. Secondo l’ennesima nota stampa, la dating app Bumble avrebbe registrato un aumento del 492% nel numero di persone che in Italia hanno Taylor Swift tra gli artisti preferiti, funzione che aiuta gli utenti ad individuare gli altri fan della popstar e perché no, uscirci insieme. Ma esiste una reale equazione tra l’essere Swiftie e avere più appuntamenti? No, e la colpa la diamo all’ennesimo termine inventato, questa volta lo Swiftfishing, che si riferisce a quando le persone fingono interesse per la musica della cantautrice solo per intercettare i suoi fan e “fare colpo”. Ci fermiamo qui, sta diventando un tema per specialisti della psiche.

Ultima la app Wallapop, specializzata in vendita di oggetti e capi di seconda mano. Secondo quanto comunica, le ricerche delle parole chiave “Taylor Swift” durante la penultima settimana di giugno sono aumentate del 35% rispetto alla settimana precedente, «segno che anche i fan italiani stanno iniziando a prepararsi con anticipo all’evento dell’anno». Un raduno di cosplayer? Non proprio, ma una bella bombetta non te la metti quando canta 22?

Veri o no, questi dati e questi comunicati comunque raccontano una solo una cosa: che questa settimana non si parlerà d’altro. La popstar più grande del pianeta sta arrivando e tutti ne voglio un pezzettino, persone fisiche o brand. Salirà l’inflazione? Guardando il prezzo della vita a Milano è come se ci fosse già un concerto di Taylor a settimana. Andateci piano, grazie.

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