Ci deve pur essere una parola che descrive il piacere che si prova nell’abbandonarsi a una monocultura, nel mollare la ricerca di oggetti culturali unici, sofisticati e cool per partecipare anche solo via social a una celebrazione collettiva e strapopolare. Se quella parola ci fosse, descriverebbe alla perfezione quel che stanno facendo milioni di americani che corrono a vedere e a commentare l’Eras Tour di Taylor Swift, che arriverà allo Stadio San Siro di Milano il 13 luglio 2024.
Nell’epoca, pardon, nell’era (vedi sotto) della frammentazione della cultura pop, la star americana ha dimostrato che esistono ancora fenomeni che uniscono masse di persone come avveniva trent’anni fa. Durante gli show non succede alcunché di notiziabile, niente scandali, né dichiarazioni forti, nessun fatto rilevante o pruriginoso. È tutto buono e giusto. Eppure il giorno dopo si registrano milioni di interazioni social su una canzone mai sentita prima dal vivo, su una posa della cantante, su un sottinteso, sulla pioggia che veniva giù.
Mentre nelle università americane si studia l’opera di Swift (Taylor, non Jonathan), gli sportivi vengono intervistati sulla loro canzone preferita di Miss Americana e i politici fanno giochi di parole coi titoli dei suoi pezzi, sembra a volte di vivere in un Taylorverso, un posto folle in cui tutti vogliono partecipare alla celebrazione della popstar americana e persino i governanti lanciano appelli affinché il tour dell’anno faccia tappa nel loro Paese.
Non c’è artista al mondo che più di Swift ha raccolto quanto investito durante la pandemia. Ha ampliato il numero e rafforzato la fidelizzazione dei fan con album che le hanno aperto nuovi orizzonti e nuovi segmenti socio-demografici come Folklore ed Evermore. Con l’operazione Taylor’s Version è diventata un modello di ruolo nell’industria musicale come e più di musicisti più quotati di lei. I cinque anni passati dall’ultima tournée hanno fatto il resto. Risultato: il suo non è solo un tour di successo, ma un fenomeno economico e culturale di grandi proporzioni. È diventato persino un caso politico e non solo negli Stati Uniti. Ecco alcune parole chiave per capire la follia chiamata Eras Tour.
Swiftonomics
Le cose hanno preso una strana piega prima ancora che il tour partisse. Suppergiù sette mesi fa, testate come Bloomberg e Los Angeles Times hanno cominciato a scrivere di Swiftonomics, versione aggiornata e, come dire, ad personam del concetto di rockonomics coniato di Alan Krueger (che per inciso considerava Swift un genio dell’economia, e pensare che s’è ammazzato prima di vedere tutto ciò). Il punto è che l’esperienza dei fan che hanno comprato in massa i biglietti rifletterebbe lo stato dell’economia dopo il Covid. «Anche se la recessione incombe», scrive il Times, «molti consumatori sono disposti a spendere per le esperienze che non hanno potuto fare a causa della pandemia, come viaggi o intrattenimento dal vivo». Ricordate le polemichette sul prezzo elevato dei biglietti, in Italia ad esempio per Madonna? Secondo Lisa Yang, analista di Goldman Sachs, «i concerti sono un lusso che ci si può permettere in tempi di crisi».
A questo punto, che Biden chiami Taylor alla Casa Bianca e si faccia spiegare come far volare l’economia americana. È stato stimato che, una volta finito, l’Eras Tour potrebbe muovere consumi per oltre quattro miliardi di dollari solo negli Stati Uniti. Di sicuro, le città che hanno ospitato i Tayshow hanno goduto di un’impennata di presenze e consumi, arrivando in alcuni a casi ai livelli pre-Covid. Bloomberg stima che la cantante porrebbe guadagnare oltre 10 milioni di dollari a data. Si vedrà alla fine dell’Eras e del Renaissance Tour chi fra Swift e Beyoncé avrà superato il miliardo di dollari di incassi lordi.
Swiftie-apolis
Sì, lo screenshot che vedete qua sopra raffigura l’erede, ehm, di Salvador Allende che parla di Taylor Swift. Ci arriverò. Intanto va detto che negli Stati Uniti Swift muove una tale massa di persone che il dibattito sul monopolio di Ticketmaster e sulle storture del ticketing innescato dalla vendita rocambolesca dei biglietti dell’Eras Tour è diventato un caso politico, finendo al Congresso, al Senato, al Dipartimento di Giustizia e infine alla Casa Bianca. La Federal Trade Commission ha proposto di regolamentare le commissioni sui biglietti con una legge che l’ex direttore dell’ente ha soprannominato “Taylor Swift rule”. Le cose sono diventate meno serie e decisamente più bizzarre quando hanno cominciato a circolare video dei sindaci e dei governatori delle città americane e degli Stati in cui si sarebbe fermata Swift. Politici progressisti in cerca di consensi le hanno dato il benvenuto dedicandole cose, tipo la strada fuori dallo stadio di Arlington, Texas che per un giorno è diventata Taylor Swift Way o il municipio di Houston color lavanda per via di Lavender Haze. L’Ohio ha dichiarato il 1° luglio Taylor Swift Day e, tenetevi forte, il governatore del New Jersey ha dichiarato il “Taylor Swift prosciutto, uova e formaggio” sandwich dello Stato il 25 maggio. Non sono casi isolati: i fan votano e sono almeno una quindicina le istituzioni che hanno accolto il tour con iniziative simili. Per dire: Minneapolis diventerà per un giorno Swiftie-apolis. Sindaco Sala, mi dia retta, non si faccia venire strane idee.
Dopo l’annuncio delle date in giro per il mondo, con richieste «mia viste prima» in Francia, dove è stata aggiunta una terza data, e un milione di spagnoli in fila virtuale per accaparrarsi un biglietto, le cose si stanno muovendo anche altrove. Gabriel Boric, presidente del Cile, ha lanciato un videoappello affinché la popstar porti il suo spettacolone nel Paese finora escluso dal tour. Anche il Canada è fuori dall’itinerario e perciò un parlamentare ha diffuso sui social «una lettera di reclamo ufficiale». In Brasile una deputata ha proposto la “Lei Taylor Swift” contro i bagarini che potrebbero alterare le vendite dei biglietti dell’Eras Tour e che prevede fino a quattro anni di reclusione. In Australia sono previste date solo a Melbourne e Sydney. Esponenti del governo dello Stato dell’Australia Meridionale hanno espresso la loro delusione e hanno incoraggiato Taylor a esibirsi anche ad Adelaide. Come cantava quello, “Is this the real life? Is this just fantasy?”.
Eras
Nel caso non ve ne siate accorti, la parola “era” è diventata pop, superpop, ultrapop. Solo gli over qualcosa parlano ancora di cicli album-tour o di fasi nella carriera di un artista. Costruendo il tour sul concetto di era, Swift ha istituzionalizzato la parola, che è finita anche a Stanford (c’è un nuovo corso che si chiama The Last Great American Songwriter: Storytelling with Taylor Swift Through the Eras, ministro Valditara, cosa aspettiamo a inserire Swift almeno nei temi di maturità italiani?). In un periodo di revival diffuso, la popstar porta sul palco una decina di versioni di sé stessa, una per ogni album che ha pubblicato. Lo show – lungo più di Babylon, qualcosa come 44 canzoni, oltre tre ore di durata – è diviso in sezioni, una per disco, con le canzoni eseguite con costumi e scenografie che evocano o ricalcano i vari periodi. E questo senza far sembrare l’Eras Tour un’operazione passatista, anche perché Swift non aveva ancora portato in concerto Lover, Folklore, Evermore e Midnights. L’effetto è quello di un tour nuovo e celebrativo al tempo stesso. Buona parte si ripete uguale sera dopo sera, una sezione è dedicata alle canzoni proposte a sorpresa che immancabilmente finiscono nei trend dei social (vedi sotto).
Streaming
Oltre a battere vari record di presenza negli stadi americani, l’Eras Tour ha causato un’impennata degli stream delle canzoni di Swift sulle piattaforme. Nei primi due mesi e mezzo del tour, riporta Billboard, è stato registrato un incremento del 79% negli stream, e questo partendo da un numero di ascolti già impressionante. Solo su Spotify, oggi Swift ha oltre 91 milioni di ascoltatori mensili. Anche grazie al traino della tournée, la-multinazionale-su-due-gambe ha piazzato nove album nella top 50 americana. E poi, grazie alla presenza nella scaletta del concerto, il pezzo del 2019 scritto con Jack Antonoff e St. Vincent Cruel Summer è stato rilanciato in radio come quinto singolo tratto da Lover, e questo a quattro anni di distanza dalla pubblicazione dell’album. Nel frattempo sono usciti altri tre dischi, ma Taylor è così potente da alterare le regole della discografia, vedi anche il successo di un suo pezzo che dura 10 minuti. Cruel Summer è ovviamente rientrata nella classifica americana e di un’altra mezza dozzina di Paesi. È un’estate non così cruel, per Taylor.
Swifties
Il lungo, intelligente e generoso lavoro fatto sul fandom da Swift ha dato i suoi frutti. L’idea, che è poi quella sfruttata da piccole e grandi popstar negli ultimi anni, persino in Italia, è che attorno al concerto si raccolga una comunità e la cosa è naturalmente paradossale viste le proporzioni dell’evento – forse sta anche qui l’idea che sia bello abbandonarsi a una monocultura accogliente e senza selezione all’ingresso. Scrive Amanda Petrusich sul New Yorker che essere fan di Swift ha a che fare «con l’impulso primordiale di avere qualcosa da proteggere e da cui essere protetti». Prendete uno dei tanti video finiti online: Swift sul palco redarguisce un membro della security chiedendogli di trattare bene un fan. Ogni traccia d’aggressività è lasciata fuori dagli stadi. È tutto estremamente carino nel tour di questa popstar che viene percepita come mamma, sorella e amica di chi la va a vedere. C’è ad esempio il fenomeno dei braccialetti dell’amicizia che il gioioso esercito dei Swifties si scambia ai concerti. “Make the friendship bracelets”, recita You’re on Your Own, Kid e loro non si sono fatti pregare due volte. Comprati o fatti in casa, sono formati da perline con lettere che compongono i titoli delle canzoni o altre parole legate al mondo della cantante. L’altro rito tenerissimo amato dai fan avviene ogni sera sotto il palco, durante 22: una persona del pubblico, spesso una bambina riceve dalla cantante il cappello di scena e in cambio le dà un braccialetto. Alla fine, non è una battuta, durante i concerti sono stati visti membri della security scambiarsi friendship bracelets coi fan.
Social
Tutto ciò e molto altro finisce sui social, ogni santo giorno. Basta seguire due o tre account legati al tour e l’algoritmo farà il resto inondandovi di Taylor-contents: foto in 4k dei concerti, immagini delle fan che vanno allo stadio con indosso vestiti che replicano in modo più o meno fedele quelli di scena, aggiornamenti in tempo reale delle scalette, video delle canzoni eseguite a sorpresa, notizie sulla beneficenza fatta dalla cantante nelle città che visita, immagini dei vip presenti e delle loro reazioni, clip dei genitori della cantante, accolti per osmosi come popstar dai fan. Succede per tanti concerti, qui è tutto moltiplicato per 100. Lamentarsi del fatto che i social hanno eliminato l’elemento sorpresa è novecentesco. L’Eras Tour è anche un’esperienza online. If content is king, Taylor is queen. Forse gli scampoli degli show che finiscono online servono, ah ah ah, a chi assiste all’Eras Tour e viene colpito da (tenetevi forte) amnesia post-concerto. Sul serio, ne hanno scritto in tanti, tra cui la BBC, chiedendo il parere di accademici e professionisti. Detto in breve: l’esposizione del corpo vivente di Her Swiftness sul palco d’uno stadio è un’esperienza talmente intensa che rielaborarla tutta in una volta è impossibile.
Taylorgating
Una delle scene più impressionanti dell’Eras Tour che può capitare di vedere sui social si svolge fuori dallo stadio e non il giorno del concerto. Centinaia, se non migliaia di persone si mettono in fila per comprare il merchandise ufficiale qualcosa come 36 ore prima dell’inizio dello show. Il giorno dell’evento va allo stadio anche chi non ha il biglietto. A meno che la struttura non comunichi in anticipo che non è possibile accedere all’area, si fa Taylorgating, ovvero si segue il concerto fuori dallo stadio, organizzando feste e picnic sull’asfalto, su un prato, su un fiume, ovunque pur di esserci in un modo o nell’altro. Certe foto sono impressionanti: è un concerto fuori dal concerto, si tratta a volte di migliaia di persone, a Philadelphia qualcuno ne ha contate alla buona 20 mila. Vedi che potenza Taylor Swift: fa sold out dentro e fuori gli stadi.